Giorno per giorno – 01 Settembre 2020

Carissimi,
“Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio immondo; cominciò a gridare forte: Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio! Gesù gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui! E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male” (Lc 4, 33-35). Dopo aver presentato il suo manifesto programmatico, prendendo a prestito le parole di Isaia, Gesù inugura la sua attività. E lo fa, con un esorcismo. Compiuto in sinagoga. Oggi potremmo dire, in chiesa, o in comunità. Su un suo frequentatore abituale, o addirittura un suo ministro. Quasi a suggerire che lo spazio sacro, religioso, anziché sottrarre alle suggestioni del male, può addirittura propiziarle, con maggiore o minore consapevolezza del soggetto, fino a quando esso venga smascherato dall’entrata in scena della Parola. In questi giorni, si fa un gran parlare nei notiziari, qui da noi, di tre diverse denunce che hanno coinvolto, rispettivamente, il rettore di un noto santurio, accusato di sottrazione indebita di offerte dei fedeli per un valore di milioni di reais, un pastore, nonché imprenditore e politico (noto anche per aver battezzato nel fiume Giordano l’attuale presidente della Repubblica), accusato di corruzione e riciclaggio di denaro, e la pastora di una chiesa, cantante gospel, e deputata federale, accesa militante del movimento pro-vita e a difesa della famiglia, accusata – dai figli che ne sono stati gli esecutori confessi – di essere la mandante dell’omicidio dell’ugualmente pastore, già figlio adottivo, poi genero, infine marito della stessa. Se costoro si fossero aperti per tempo all’intervento nella loro vita del Gesù Nazareno a cui si richiamano, riconosciuto come “il santo di Dio”, avrebbero evitato di doversi confrontare oggi con la giustizia umana. Ma il vangelo in questione non riguarda solo i casi clamorosi della cronaca giudiziaria, interessa invece da vicino il nostro vissuto e il significato che il nostro comportamento, giorno per giorno, attribuisce alla nostra fede. Il Dio che confessiamo a parole è davvero, nelle nostre azioni, il Padre che Gesù ci ha manifestato: dedizione incondizionata, principio di liberazione da ogni male, servizio gratuito, perdono generoso, o si riduce a oggetto di devozioni a scadenze più o meno ravvicinate che ci serva come alibi a una vita perfettamente funzionale al Sistema degli egoismi organizzati? Varrebbe la pena di rifletterci su un po’.

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Jesus Jiménez, martire del popolo crocifisso di El Salvador.

Jesus Jiménez, che gli amici chiamavano Chus, era un contadino, catechista e animatore di comunitá ad Aguilares. Era stato “scoperto” da padre Rutilio Grande, che aveva risvegliato in lui un amore profondo per il Signore e per i suoi fratelli e l’aveva designato, nel 1973, quando aveva ventisei anni, delegato della Parola. Lui aveva preso sul serio il suo ministero e, da subito, non si era dato pace. Era sempre in movimento, per visitare le sue comunitá, camminando a volte per ore, per raggiungere le località più isolate, aiutare a riflettere sul Vangelo, visitare gli infermi, portare l’Eucaristia. Dopo l’ondata di repressione violenta scatenata nel 1977, che costò la vita anche al padre Rutilio, prese l’abitudine di dormire fuori casa, anche per non mettere a repentaglio la vita della moglie e dei quattro figli. Una pattuglia della Guardia Nazionale lo fermò il pomeriggio del 1° settembre 1979, lo trascinò, mani e piedi legati, fino ai locali della parrocchia di El Paisnal, dove lo finì a colpi di arma da fuoco. Solo a notte, fu possibile alla moglie e ad altre donne recuperarne il corpo, per vegliarlo assieme alla comunità riunita in preghiera. Jesus aveva trentadue anni.

I testi che la liturgia di oggi propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Corinzi, cap.2, 10b-16; Salmo 145; Vangelo di Luca, cap.4, 31-37.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Il Gianismo è una religione e una dottrina filosofica che si è sviluppata in India a partire dal VI sec. a.C., sull’onda della predicazione di Vaddhamana, detto anche il Mahâvira (il “grande eroe”), l’ultimo dei ventiquattro Tīrthankaras, i grandi “illuminati” della Comunità, detti anche Jina (vincitori). Riconosce il suo principio supremo nell’ahimsa, il rifiuto di ogni forma di violenza. I fedeli Digambara (“vestiti di cielo”), che costituiscono una delle due maggiori correnti in cui è il Gianismo è diviso, celebrano, dal 4 al 13 del mese di Bhadrapad (quest’anno, nel nostro calendario, dal 23 agosto al 1º settembre), la festa di Paryushana Parva, detta anche, dai Digambara, Dashlakshan Parva (“I giorni delle Dieci Virtù”): un tempo “forte” dell’anno, in cui ci si prefigge di riprendere più incisivamente il cammino della propria personale purificazione. Sono, infatti, i “giorni propizi” (parva) per bruciare (ushan) tutti i tipi (pari) [sottinteso di karma, le conseguenze delle nostre azioni]; o anche: per sopprimere tutti i tipi [di kashäyas, passioni, le cause delle nostre azioni]. I fedeli sono a tal fine sollecitati a riflettere (per così meglio praticarle) sulle dieci supreme virtù dell’anima: Kshama (pazienza), Märdav (umiltà), Ärjav (schiettezza), Shauch (appagamento), Satya (verità), Samyam (autocontrollo), Tapa (austerità), Tyäga (carità), Äkinchan (non possessività) e Brahmacharya (castità conforme al proprio stato). Fondamentale in questi giorni è l’osservanza del digiuno, considerato come un viaggio spirituale che permette di entrare nell’intimità dell’anima e di purificare il corpo di tutte le sue tossine e veleni. L’altra corrente del Giainismo, rappresentata dagli Svetambara (“vestiti di bianco”), hanno invece celebrato questa festa negli otto giorni che culminano nel 4 del mese di Bhadrapad (coincidente quest’anno con il 22 agosto).

I cristiani di tutto il mondo celebrano dal 1° settembre al 4 ottobre il Tempo del Creato e il 1° settembre come Giorno del Creato. Il tema scelto dalla famiglia ecumenica per la celebrazione del Tempo del Creato 2020 è “Giubileo per la Terra”, proprio nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario del Giorno della Terra, ideato nel 1970. Nel congedarci, scegliamo allora di offrirvi in lettura una parola di Papa Francesco, tratta dal suo “Messaggio in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato”. Che, è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nella sua sapienza, Dio ha riservato il giorno di sabato perché la terra e i suoi abitanti
potessero riposare e rinfrancarsi. Oggi, tuttavia, i nostri stili di vita spingono il pianeta oltre i suoi limiti. La continua domanda di crescita e l’incessante ciclo della produzione e dei consumi stanno estenuando l’ambiente. Le foreste si dissolvono, il suolo è eroso, i campi spariscono, i deserti avanzano, i mari diventano acidi e le tempeste si intensificano: la creazione geme! Durante il Giubileo, il Popolo di Dio era invitato a riposare dai lavori consueti, a lasciare, grazie al calo dei consumi abituali, che la terra si rigenerasse e il mondo si risistemasse. Ci occorre oggi trovare stili equi e sostenibili di vita, che restituiscano alla Terra il riposo che le spetta, vie di sostentamento sufficienti per tutti, senza distruggere gli ecosistemi che ci mantengono. L’attuale pandemia ci ha portati in qualche modo a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili. La crisi, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di sviluppare nuovi modi di vivere. È stato possibile constatare come la Terra riesca a recuperare se le permettiamo di riposare: l’aria è diventata più pulita, le acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in molti luoghi dai quali erano scomparse. La pandemia ci ha condotti a un bivio. Dobbiamo sfruttare questo momento decisivo per porre termine ad attività e finalità superflue e distruttive, e coltivare valori, legami e progetti generativi. Dobbiamo esaminare le nostre abitudini nell’uso dell’energia, nei consumi, nei trasporti e nell’alimentazione. Dobbiamo togliere dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni. (Papa Francesco, Messaggio in occasione dell’odierna Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Settembre 2020ultima modifica: 2020-09-01T22:15:49+02:00da fraternidade
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