Giorno per giorno – 07 Luglio 2020

Carissimi,
“Presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: Non si è mai vista una cosa simile in Israele! Ma i farisei dicevano: Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni” (Mt 9, 32-34). Questo è solo uno dei molti segni posti in essere da Gesù, e posssiamo leggerlo come il restituire [il diritto al]la parola a chi ne è privato. Come, poco prima, aveva aperto gli occhi sulla realtà a due ciechi (cf Mt 9, 27-30), oggi diremmo, con la vista ottenebrata dalla propaganda del regime o del mercato. Il sentimento che muove Gesù è, come si dice subito dopo, la compassione (v. 36) ed è ciò che manca ai più, persino, e forse soprattutto, alle persone che si ritengono religiose, imprigionate negli schemi ossificati delle loro dottrine, di una fede ormai ridotta a ideologia identitaria, priva di vita, incapace di empatia. Per le quali, anzi, liberare la persona dallo stato di oppressione in cui si trova, restituirle la dignità della condizione umana, nel riconoscimento del suo valore insopprimibile, derivante dal suo statuto di figlia di Dio, esula dalla sfera del religioso e perciò può essere solo opera di un progetto demoniaco, che minaccia la stabilità degli ordinamenti e delle gerarchie che da sempre reggono ogni società. Gesù (e la Chiesa che ne sia il corpo visibile) non cade nel tranello di nuovi e antichi farisei, e instancabilmente continua a “percorrere tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità” (v.35). Noi si può solo ringraziare Dio per tutto questo e chiedergli di farci costantemente strumento della sua misericordia e com-passione.

Oggi facciamo memoria del patriarca Atenagora, profeta di ecumenismo.

Aristokles Pyrou (questo il suo nome all’anagrafe) nacque il 25 marzo 1886, a Tsaraplana (Grecia). Metropolita di Corfú e successivamente arcivescovo della comunità greco-ortodossa di New York, fu eletto nel 1949 patriarca ecumenico di Costantinopoli, diventando presto una figura di primo piano nello sviluppo della Chiesa ortodossa e del movimento ecumenico. Sognava una Chiesa evangelica, in cui le diverse confessioni potessero incontrarsi come Chiese sorelle, sulla base della comune fede apostolica, nella fedeltà alla tradizione dei Padri e all’ispirazione dello Spirito. Nella sua visione, il primato romano doveva essere una presidenza nell’amore, non sulla Chiesa, ma nel cuore della sua comunione e al suo servizio. Del cristianesimo sottolineò non l’aspetto normativo, ma l’ispirazione creatrice, la fraternità tra gli individui, il miracolo delle creature vive, l’umile illuminazione del quotidiano, attraverso la “presenza nell’assenza” dello Sconosciuto che divenne il nostro Amico segreto. Cercò anche di aprire il dialogo con l’Islam. Morì incompreso e isolato dagli ambienti moderati e fondamentalisti della sua stessa Chiesa, il 7 luglio del 1972. Aveva detto un giorno: “La Chiesa deve partorire uomini liberi, capaci d’inventare liberamente la loro vita alla luce dello Spirito Santo”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Osea, cap.8, 4-7.11-13; Salmo 114b; Vangelo di Matteo, cap.9, 32-38.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

E anche, per stasera, è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi una citazione del Patriarca Atenagora, tratta dal libro “Atenagora, Chiesa ortodossa e futuro ecumenico. Dialoghi con Olivier Clément” (Morcelliana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I poveri in spirito sono coloro che hanno cessato di vedere nel loro ‘io’ – individuale o collettivo – il centro del mondo per vederlo in Dio e nel prossimo. Si spogliano di ogni cosa, di se stessi al limite. E ricevono di momento in momento la loro esistenza da Dio come una grazia. O ancora – lasciatemi adoperare il linguaggio della guerra. Mi piace quel gergo: faccio la guerra, vado all’assalto; è così che mi provo a vivere. Ma la guerra, la faccio a me stesso, per disarmarmi. Per lottare effi cacemente contro la guerra, contro il male, bisogna volgere la guerra all’interno, vincere il male in noi stessi. Si tratta della guerra più aspra, quella contro se stesso. E quanto nazionalismo in questa guerra! Bisogna riuscire a disarmarsi. (Atenagora, Chiesa ortodossa e futuro ecumenico. Dialoghi con Olivier Clément).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Luglio 2020ultima modifica: 2020-07-07T22:27:44+02:00da fraternidade
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