Giorno per giorno – 28 Giugno 2020

Carissimi,
“Disse loro: Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 15-18). Qui in Brasile, la celebrazione della solennità degli apostoli Pietro e Paolo è spostata ad oggi, domenica, e questo spiega le letture diverse della nostra liturgia. Vediamo dunque il Vangelo. Dopo aver chiesto ai discepoli cosa mai pensasse la gente di lui, Gesù interroga direttamente loro, per saper che idea se ne erano fatti, dato il tempo di più lunga convivenza e di maggiore intimità speso con lui. Abbiamo udito la risposta di Pietro, a cui da sempre si accoda la comunità cristiana. Gesù spera tuttavia che per ciascuno di noi, questo sia qualcosa di più che una semplice formula di fede. Lo stesso Pietro non aveva capito bene ciò che, per suggerimento dall’alto, si era sbilanciato ad affermare, e le cui implicazioni avrebbe scoperto solo col tempo. Confessare Gesù come Messia e Figlio di Dio non può ridursi a qualcosa che non ci sconvolga la vita. Su questa affermazione, presa sul serio, si regge la vita della chiesa, di ogni chiesa, di ogni anche piccola comunità di fedeli, e quella di ognuno/a di noi. Messia, Cristo, non come potevano pensare ancora molti – compresi i discepoli – sulla base di antiche profezie, figura del potere, ma come si veniva rivelando, nella sua propria pratica, Gesù, sotto il segno del dono incondizionato di sé per la salvezza di tutti, parola originaria di Dio, che accetta per dirne tutta la verità, di essere rifiutato, sconfitto, crocifisso. Essere roccia, contro cui nulla possono le potenze del male, è assumere la verità con cui si è detto Gesù, come verità della nostra testimonianza. Se no siamo solo teatranti. E se lo siamo stati finora, ci aiuti Lui a divenire, poco a poco, segno e sacramento del suo agire nella storia del mondo. A cominciare da casa e subito fuori.

Come si è detto, qui da noi, la festa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli è celebrata oggi. Le letture proposte dalla liturgia sono, perciò, tratte da:
Atti degli Apostoli, cap.12,1-11; Salmo 34; 2ª Lettera a Timoteo, cap.4,6-8.17-18; Vangelo di Matteo, cap.16,13-19.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane.

Oggi è memoria di Ireneo di Lione, pastore e martire, padre della Chiesa.

Ireneo nacque a Smirne (nell’attuale Turchia), nell’anno 130 circa, e fu discepolo di san Policarpo, che aveva conosciuto personalmente l’apostolo Giovanni e altri testimoni oculari di Gesù. Missionario in Gallia, fu fatto vescovo della comunità cristiana di Lione e divenne il più importante tra gli scrittori cristiani del II secolo. Fu il primo che cercò di fare una sintesi del pensiero cristiano. Si schierò risolutamente a favore della preservazione della pace e dell’unita della Chiesa, mettendo in guardia contro i pericoli della gnosi. Uomo equilibrato e capace di discernimento seppe consigliare il papa Vittore ad evitare ogni atteggiamento men che rispettoso nei confronti delle chiese orientali in un momento di crisi e tensione. Sua è la celebre affermazione che “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è la manifestazione di Dio”. Ireneo morì probabilmente martire durante la persecuzione di Settimio Severo nell’anno 202.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui con un brano di Ireneo di Lione, tratto dal suo “Adversus Haereses”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioè Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosé afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo aver la vita (cf Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel vangelo: “Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18). Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c’è ordine c’è anche armonia, e dove c’è armonia c’è anche tempo giusto, e dove c’è tempo giusto c’è anche beneficio. Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l’utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l’ “economia” della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l’uomo a Dio. Ha salvaguardato però l’invisibilità del Padre, perché l’uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l’uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l’uomo vivente è gloria di Dio e vita dell’uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio. (Ireneo di Lione, Adversus haereses, IV, 20, 5-7).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Giugno 2020ultima modifica: 2020-06-28T22:38:01+02:00da fraternidade
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