Giorno per giorno – 16 Maggio 2020

Carissimi,
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15, 18-19). Il mondo, in questo caso – ce lo ripetiamo sempre – è il Sistema del dominio, che da sempre cerca, riuscendovi quasi sempre, di strutturare le relazioni umane nella forma della competizione e della lotta per la conquista del potere, portando a identificare nell’altro il nemico che ci contende il nostro spazio vitale, invce di vedere in lui il fratello con cui condividere il dono della vita in tutta la sua ricchezza che Dio ci ha dato in dono. Inevitabile che i discepoli riproponendo, con la loro testimonianza, l’insegnamento del Mestro che addita la vocazione originaria dell’uomo, cadano vittime dell’odio del Sistema, che o sceglie di perseguitarli, tacitarli, eliminarli, o tenta di ammansirli e conquistarli ai propri valori, facendo di essi i suoi fedeli devoti, i tenaci difensori e i compiacenti cappellani. Il che si è visto spesso nell’arco della storia della cristianità, ed è dato vederlo tuttora.

Il calendario ci porta anche le memorie di Teodoro di Tabennesi, monaco, e di Teodosio delle Grotte di Kiev, fondatore della vita cenobitica in Russia.

Teodoro era nato verso il 314 da una ricca famiglia a Shne, in Egitto. Si racconta che, quattordicenne, tornando a casa da scuola, vedendo la famiglia riunita a banchettare, fu colpito da un pensiero improvviso: “Se ti perdi dietro a questi cibi e a questi vini, non conoscerai mai l’allegria vera della vita di Dio”. Il giovane si ritirò allora in un angolo tranquillo della casa, si prostrò a terra e, piangendo, disse: “Signor mio Gesù Cristo, tu sai che non desidero nulla, ma solo te e la tua grande misericordia che amo”. Il giorno seguente lasciò la sua casa e la sua città e si recò in monastero a Tabennesi, dove Pacomio (lo abbiamo ricordato ieri) aveva dato vita alla prima comunità monastica in terra d’Egitto. Pacomio fece di lui, ben presto, il suo discepolo prediletto, ma questo non gli evitò di dover combattere per molti anni la tentazione dell’orgoglio e del potere, che accompagnò da subito il suo radicalismo ascetico. Pacomio percepì la sua fragilità e non lo volle perciò a succedergli nell’ufficio di abate. Solo dopo la morte di quello, il monaco Orsiesi, che gli era subentrato, non riuscendo a mantenere l’unità nella comunità lacerata da antagonismi e divisioni, chiese a Teodoro di prendere il suo posto. Cosa che egli fece, mettendo a frutto la lezione dell’umiltà e della mitezza appresa dal suo maestro. Mantenne questo incarico dal 350 al 368, anno della sua morte. Teodoro è definito dalla liturgia “il santificato”, per mettere in rilievo le difficoltà incontrate e il lungo cammino che gli fu necessario per arrivare a vivere in conformità con l’Evangelo. Il che ci consola non poco.

Teodosio era nato nel 1029 in una famiglia benestante di Vasilev, nelle regione di Kiev, in una famiglia benestante. Ancor giovane, desideroso di abbracciare la vita religiosa, si era unito ad Antonio (cf il 23 luglio), un santo monaco che, sull’esempio degli antichi padri del deserto, era andato a vivere in una grotta sulle colline nei pressi della città di Kiev, ed era così divenuto uno dei suoi primi discepoli. Quando Antonio decise di stabilirsi in una grotta ancora più lontana, in completa solitudine, separato anche dai suoi discepoli, Teodosio trascorse alcuni anni sotto il governo spirituale del suo successore l’egumeno Barlaam. Nel 1062, tuttavia, egli stesso divenne egumeno della comunità monastica. Questa poi, con l’incremento del numero dei monaci, aveva visto aumentare anche donazioni, possedimenti e costruzioni. Per organizzare più adeguatamente la vita del monastero, Teodosio fece tradurre e adottò la regola di S. Teodosio Studita, che da allora reggerà tutta la vita cenobitica del monachesimo russo. Guidato per tutta la vita dai princípi di un ascetismo austero, e animato da uno spirito di semplicità e di amore per la povertà, il lavoro e la preghiera, Teodosio morì il 3 maggio 1074 (data del calendario giuliano, corrispondente al 16 maggio del nostro calendario). Fu canonizzato nel 1108.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.16, 1-10; Salmo 100, Vangelo di Giovanni, cap.15, 18-21.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Tra oggi e domani festeggiamo tutta una serie di compleanni di amici e amiche di qui e di lì, che vi chidiamo di mettere nelle vostre preghiere beneauguranti. Oggi: Dorvando, Dona Antolinda, Roberto. Domani: Maria Rosa, Cleuza, Sabrina, Ana Domingas, Selma, Ivana. Collochiamo nella vostra preghiera anche gli amici che hanno concluso il loro trattamento nella Chácara Paraíso: Yuri, Marco Antonio, Marinoni e Wellington.

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui e, prendendo spunto dalla memoria di Teodoro di Tabennesi, vi offriamo in lettura un brano della “Vita copta di Pacomio e Teodoro”, scritta da un anonimo monaco che ebbe la sorte di conoscere entrambi. È, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dopo che il nostro padre Teodoro ebbe così parlato, un fratello anziano replicò dicendo: “Santo padre, perché, quando mi si rivolgono parole dure, mi offendo subito?”. Egli rispose: “Non c’è da stupirsi. Anche quando si vibra un colpo di ascia contro un albero di acacia, subito questo emette della gomma”. I fratelli allora replicarono: “Che significa questa parola?”. Egli disse: “Immaginiamo che l’uomo di Dio sia una vigna; se si prende il frutto e lo si comprime, non esce altro che vino dolce; cioè, se un fedele è oppresso da un pensiero non produce altro che la soavità delle parole di Dio nella Scrittura. L’uomo carnale ed irascibile, invece, non produce che amarezza e parole inutili a quei fedeli che dovrebbero sopportare qualunque cosa possa venire loro da parte di Dio. Ve lo assicuro, fratelli, anche io che vi parlo in questo modo, ho un forte timore di venir meno davanti a Dio mostrandomi impotente di fronte alle lotte terribili che mi fa il nemico. Sta scritto infatti: Per tutto il giorno si sono accaniti su di me. Sono caduti anche alcuni angeli, altri sia tra i profeti, sia tra gli apostoli che avevano seguito nostro Signore Gesù, come Giuda e coloro che Paolo, negli Atti, separa dai buoni. Noi, fratelli miei, cerchiamo invece di mettere in pratica la parola di Salomone: Il tuo cuore non invidi i peccatori, ma abbondi nell’amor di Dio, e viva sempre nel timore del Signore”. (Vita copta di Pacomio e Teodoro, 187).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Maggio 2020ultima modifica: 2020-05-16T22:08:16+02:00da fraternidade
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