Giorno per giorno – 01 Marzo 2020

Carissimi,
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane” (Mt 4, 1-3). Nel deserto siamo condotti noi tutti, che siano i quaranta giorni del racconto di oggi, o i quarant’anni del libro dell’Esodo, a indicare il tempo della prova, e, perciò, della scelta, che incombe lungo tutta la vita. E la tentazione, la più radicale delle tentazioni, quella che le riassume e significa tutte, come già nella parabola dell’Eden (la prima lettura di oggi), è quella relativa al potere, del voler essere come dèi, a immagine e somiglianza di un dio, concepito però non come espressione di un dono gratuito e senza fine, ma come forma suprema di un potere custodito e gestito gelosamente, a proprio vantaggio e contro gli altri. Un dio e, perciò, una vita, che fa di noi idolo a noi stessi, arbitri della conoscenza/esperienza del bene e del male, che Dio però aveva sottratto al nostro arbitrio, per definirla a partire dalla sua maniera di essere: bene come dono, male come rapina. Con l’umanità che è trascinata a scegliere la rapina, nel negarsi alla comunione, per progettarsi come dominio. Anche se, in fondo, resta la nostalgia di un “paradiso perduto”, che, pur non avendolo mai sperimentato, esercita, un po’ in tutte le culture, la sua forza di attrazione, come sogno da inverare di una terra-senza-mali. L’evangelista riassume nel suo racconto le tentazioni che accompagneranno Gesù (e noi) per l’intera vita, in tre forme diverse di relazione con le cose, con Dio e con gli altri, come realizzazione del suo essere Figlio di Dio: “Se tu sei davvero Figlio di Dio, fa questo, questo e quest’altro”. Se Dio è l’Onnipotente che noi immaginiamo, suo figlio non sarà di meno (e noi con lui). Tutto sarà (nella logica del tentatore) in vista dell’arricchimento economico (la tentazione del pane), del successo religioso (la tentazione del tempio), del dominio sugli altri (la tentazione del monte). Forme diverse del messianismo, nelle sue varianti religiosa o laica. Tutto, naturalmente in nome di Dio o di un presunto bene (che, in realtà, è il contrario del Bene). Il demonio, infatti, non tenta mai “in vista del male”, anzi, da accorto religioso, cita sempre la parola di Dio. A cui Gesù replica con fermezza. Anche se, la parola definitiva, la dirà con la Croce. Verso cui questi quaranta giorni ci incamminano. Nella speranza che sappiamo farla nostra.

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da: Libro di Genesi, cap. 2,7-9; 3,1-7; Salmo 51; Lettera ai Romani, cap. 5,12-19; Vangelo di Matteo, cap. 4, 1-11.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane.

Con le Chiese anglicana e luterana ricordiamo oggi la memoria di George Herbert, presbitero della Chiesa d’Inghilterra e poeta; e, qui in Brasile, quella di Milton Schwantes, biblista, animatore della lettura popolare della Bibbia.

George Herbert nacque a Montgomery-Castle, nel Galles, il 3 aprile 1593, quinto figlio di Richard e Magdalen Newport Herbert. Dopo aver conseguito la laurea al Trinity College di Cambridge, il giovane George ebbe il posto di “pubblico oratore” all’università e divenne nel contempo membro del Parlamento. Tutto faceva presagire l’inizio di una carriera politica di successo, ma nel 1625, alla morte di Giacomo I, Herbert, solo trentaduenne, decise di abbandonare simili ambizioni, per rispondere ad un’altra chiamata. Dopo il matrimonio, nel 1626, ricevette infatti l’ordinazione a presbitero e gli fu affidata la cura di una parrocchia rurale, a Bermerton, nel Wiltshire, dove nei pochi anni che gli restarono di vita si mostrò pastore attento ai bisogni spirituali e materiali del suo gregge. Quando seppe imminente la morte, chiamò l’amico Nicholas Ferrar, fondatore della comunità monastica di Little Gidding, e gli consegnò il manoscritto della sua raccolta di poesie, The Temple (Il Tempio), lasciando a lui la scelta di pubblicarlo o di distruggerlo. Morì nella sua parrocchia di Bermerton, il 1° marzo 1633. Nei cinquant’anni successivi, The Temple avrebbe raggiunto le tredici edizioni. Nel 1652, sarebbe stato pubblicato postumo anche un altro libro, questa volta in prosa, The Country Parson, his Character and Rule of Holy Life (“Il Parroco di campagna, Suo carattere e ruolo nella vita spirituale”).

Milton Schwantes era nato il 26 aprile 1946 a Carazinho (Rio Grande do Sul – Brasile), da Eugênia Graeff e Delfino Schwantes, quarto figlio di una famiglia di agricoltori. Nel 1951, alla morte del padre, la famiglia si trasferì prima a Nova Petropolis, poi a São Leopoldo, dove la madre trovò lavoro come cuoca presso l’Istituto pre-teologico luterano, riuscendo così a garantire gli studi ai figli, di cui tre diventeranno pastori e uno insegnante. Nel 1966, due anni dopo il golpe che aveva portato i militari al potere, il diciottenne Milton fece il suo ingresso nella facoltà di teologia della IECLB (Chiesa Evangelica di Confessione Luterana del Brasile), dove cominciavano a far sentire la loro influenza autori come Bonhoeffer, con il suo “Resistenza e Resa”, Schaull, con la sua “Teologia della Rivoluzione” e Moltmann con la “Teologia della Speranza”. Dal versante cattolico, il pontificato di Giovanni XXIII, il Concilio da lui convocato, le sue encicliche, non mancarono di aver ripercussioni anche sul protestantesimo latino-americano. Terminati nel luglio del 1970 gli studi alla facolta di teologia, Milton sposò Elisabeth Klein, e l’anno successivo si trasferì in Germania, dove, all’università di Heidelberg, conseguì la sua specializzazione, preparando e difendendo una tesi dal titolo “Il diritto dei poveri”. Tornato in patria, nel 1974, fu inviato come pastore a Cunha Porã (Santa Catarina). Vi restò fino al luglio 1978, quando fu inviatato ad essere professore di Antico Testamento, nella facoltà teologica della IECLB, a São Leopoldo. Scelse tuttavia di vivere in un quartiere popolare, per fare teologia in primo luogo con la gente semplice del vicinato. Nel frattempo, nella situazione di generalizzata repressione che il Brasile conosceva in quegli anni, era entrato in contatto con i movimenti popolari di resistenza, con le comunità di base e gli ambienti della teologia della liberazione. Questo lo portò a partecipare negli anni successivi al grande progetto della lettura popolare della Bibbia (una lettura a partire dalla realtà e in difesa della vita, lasciando la parola ai poveri), portata avanti in ambito ecumenico, attraverso la sua partecipazione al CEBI, il Centro di Studi Biblici a carattere interconfessionale, sorto nel 1979 per iniziativa di Jether e Lucilia Ramalho, Agostinha Vieira de Mello e Carlos Mesters. Trasferitosi a Guarulhos (São Paulo), nel 1987, continuò a coniugare cura pastorale e insegnamento, questa volta all’Universitá Metodista. La sua casa aprì allora le porte non solo ai fedeli affidati alle sue cure, ma anche a quanti, provenienti dai luoghi più disparati del pianeta desideravano conoscere il lavoro delle comunità ecclesiali di base, di cristiani mossi dalla certezza che in Gesù si ottiene la liberazione e che Dio è un Dio che ci libera dalle schiavitù sociali, politiche, economiche e spirituali. Continuò così finché la salute glielo permise. A partire dall’agosto 2002, un’operazione per asportare un tumore benigno all’ipofisi, gli lasciò conseguenze che ne limitarono grandemente le attività. Seppe tuttavia anche così offrire una grande testimonianza di sopportazione e di gioia. Schwantes si è spento il 1º marzo 2012, lasciando la seconda moglie e le sue tre figlie.

È di pochi minuti fa la notizia della scomparsa, avvenuta oggi, all’età di 95 anni, di Ernesto Cardenal. Figura di spicco della rivoluzione che aveva avuto luogo in Nicaragua contro la dittatura di Somoza, aveva fatto parte del governo sandinista, come Ministro della Cultura; il che era costato a lui, come al fratello Fernando, Ministro dell’Istruzione, e a Miguel d’Escoto, Ministro degli Esteri, tutti sacerdoti, la sospensione a divinis da parte del Vaticano. A tutti e tre, in tempi diversi, papa Francesco avrebbe disposto la revoca delle censure canoniche con la loro piena riabilitazione. Poeta tra i maggiori del nostro Continente, fu critico lucido e durissimo della deriva autoritaria del governo di Daniel Ortega e della vice sua consorte. Noi scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura una sua rielaborazione poetica del Salmo 43, nella traduzione che è possibile trovare in “Grido. Salmi degli oppressi” (Cittadella Editrice). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’abbiamo udito con le nostre orecchie / i nostri padri ci hanno raccontato la storia / di quello che hai fatto loro / nei tempi antichi / Tu hai dato vittoria a Israele / Perché non abbiamo confidato / nei nostri armamenti / e non sono state le autoblindo a farci vincere // Ma ora ci hai abbandonato / Hai rafforzato i loro sistemi di governo / hai appoggiato il loro regime e il loro partito / E noi siamo gli sradicati / i rifugiati che non hanno un ruolo / i confinati nei campi di concentramento / condannati ai lavori forzati / condannati alle camere a gas / bruciati nei forni crematori / e le ceneri disperse / Siamo il tuo popolo di Auschwitz / di Buchenwald / di Belsen / di Dachau / Con la nostra pelle hanno fatto abat-jour / e con il nostro grasso han fatto sapone / Come pecore al macello / tu hai permesso che ci portassero / alle camere a gas / Hai lasciato che ci deportassero / Hai messo in vendita a poco prezzo il tuo popolo / e non si trovava un compratore / Andavamo come bestie / assiepati nei vagoni / verso i campi illuminati da riflettori / e circondati da filo spinato / ammucchiati nei camion verso le camere a gas / dove entravamo nudi / chiudevano le porte / spegnevano le luci / E TU CI COPRIVI CON L’OMBRA DELLA MORTE // Di noi non son rimasti che mucchi di vestiti mucchi di giocattoli / e mucchi di scarpe / Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio / e l’avessimo cambiato con quello di altri leader / tu non l’avresti saputo? / Tu che non hai bisogno del Servizio segreto / perché conosci i segreti del cuore? / Tutti i giorni ci chiamavano all’appello / per farci sentire i nomi / di coloro che portavano ai forni / Ci consegnavano alla morte tutto il giorno / come pecore destinate al macello / Ci hai lasciato nudi dinanzi ai lanciafiamme // Hanno cancellato il tuo popolo dalla carta geografica / e non esiste più nella Geografia / Andiamo di paese in paese senza passaporto / senza carta d’identità / E tu sei ora un Dio clandestino / Perché nascondi il tuo volto / dimentico della nostra persecuzione / e della nostra oppressione? / Svegliati / e aiutaci! / Per il tuo stesso prestigio! // (Ernesto Cardenal, Grido – Salmi degli oppressi. Salmo 43).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Marzo 2020ultima modifica: 2020-03-01T22:21:47+01:00da fraternidade
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