Giorno per giorno – 01 Dicembre 2019

Carissimi,
“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24, 37-39). Stamattina, ci dicevamo che il diluvio è in corso, non solo quello ambientale di cui ci sono i segnali premonitori a livello planetario, ma quello che a livello di violenza distruttrice semina morte nelle nostre società, e i più sembrano non accorgersene o pensano che non li riguardi. E continuano così a fare la vita di sempre. L’ultimo episodio, la scorsa notte, in una favela di centomila abitanti, nella zona sud di São Paulo, dal nome che suona beffardo di Paraisópolis, Città Paradiso, con il massacro di nove adolescenti e il ferimento di altri venti, durante un ballo funk, dove erano presenti circa cinquemila persone, a seguito di un brutale intervento della polizia militare. A notizie come questa vogliono ci si faccia l’abitudine, dato che il pazzo criminale che ci ritroviamo come presidente, pretende di far passare una legge che dichiara inimputabili i membri delle forze dell’ordine che commettano eccessi (praticamente una licenza di uccidere) nel corso di operazioni a tutela della legge e dell’ordine. Senza che la legge sia ancora in vigore, nei primi sette mesi di quest’anno, nel solo Stato di Rio de Janeiro si contavano già 1075 morti assassinati dalla polizia (in maggioranza neri, giovani, poveri delle periferie), il doppio di quelli registrati nello stesso periodo negli Stati Uniti, con una popolazione 19 volte superiore allo Stato di Rio. È cominciato così l’Avvento. Che sia l’avvento del diluvio nelle sue svariate forme, o la venuta del Salvatore, dipenderà in larga misura da noi, che non a caso siamo richiamati ad una operosa vigilanza. Maranatha, vieni Signore!

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica d’Avvento sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.2, 1-5; Salmo 122; Lettera ai Romani, cap.13,11-14a; Vangelo di Matteo, cap.24, 37-44.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Charles de Foucauld, fratello universale.

Charles de Foucauld de Pontbriand nacque il 15 settembre 1858, a Strasburgo. Rimasto orfano all’età di sei anni, venne affidato con la sorella Marie alle cure del nonno materno. Dopo la prima comunione all’età di quindici anni, Charles, praticamente agnostico, si diede a una vita gaudente e dissipata. Abbracciata la carriera militare, nel 1880 fu inviato con il suo reggimento a Sétif, in Algeria, dove nonostante i divieti, si fece raggiungere dalla donna con cui ha avviato una relazione. Dopo una serie di punizioni, nel marzo del 1881, venne congedato per “indisciplina, aggravata da cattiva condotta notoria”. Nel maggio seguente ottenne tuttavia di essere reintegrato, partecipando per otto mesi alla campagna contro la rivolta di Bou-Amama, nel sud oranese. Profondamente impressionato dalla civiltà araba, volle conoscerla più da vicino. Lasciato definitivamente l’esercito, a partire dal 1883, prese a studiare l’arabo e l’ebraico, preparando minuziosamente il viaggio che lo porterà ad esplorare Marocco, Tunisia e Algeria. Il 1886 vide l’inizio della sua conversione, quando, nella chiesa di S. Agostino, a Parigi, si confessò da padre Huvelin. Nel 1890, entrò in una trappa, che lasciò tuttavia nel 1897, avendo maturato la convinzione che Dio gli stesse chiedendo altro. Emessi i voti di castità e povertà assoluta, in forma privata, davanti al suo confessore, Charles si recò in Palestina, dove per qualche anno fece il giardiniere nel monastero delle Clarisse di Nazareth. Nell’agosto del 1900 si recò in Francia per prepararsi al sacerdozio. Dopo l’ordinazione, avvenuta nel giugno del 1901, si recò in Algeria, scegliendo di abitare a Tamanrasset, nel Sahara, dove visse per quindici anni una vita nascosta, come quella del falegname Gesù di Nazareth, dedicandosi alla preghiera, al lavoro e allo studio. Lì apprese a scorgere nei suoi vicini musulmani i suoi propri fratelli e i figli dell’unico Dio. Alcune prese di posizione degli ultimi tempi parvero indicare una reviviscenza dell’antico spirito bellicoso e nazionalista che gli era stato inculcato in gioventù. Si trattò tuttavia di umane debolezze che non attenuarono il significato complessivo di una vita che resta tra le testimonianze più alte della spiritualità del nostro tempo. Il 1° dicembre 1916, un gruppo di tuareg ribelli invase la roccaforte, per saccheggiarla e impadronirsi delle armi che vi erano custodite; fratel Charles, immobilizzato e legato, fu tenuto sotto tiro da un ragazzino di quindici anni. Forse un falso movimento impaurì la guardia, che sparò e uccise così, quasi per caso, l’eremita del Sahara. Negli anni successivi alla sua morte, sorgeranno numerose famiglie religiose che si ispirano agli ideali di Charles de Foucauld. Tra queste, le più conosciute, quelle dei Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle di Gesù e i Piccoli Fratelli del Vangelo, che vivono del loro lavoro in fraternità povere e nascoste, condividendo con semplicità la vita dei loro vicini.

Oggi è la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids e di solidarietà con i portatori di Hiv. Nella preghiera di stamattina abbiamo ricordato amici, amiche, conoscenti e tutti/e coloro che vivono questa esperienza. Li mettiamo anche nella vostra. Che l’amicizia che non viene meno e la presenza solidale in ogni situazione che la renda concretamente possibile siano la testimonianza di una paternità che ci accoglie tutti in un unico abbraccio.

Anche per stasera è tutto. E noi ci congediamo, offrendovi in lettura una lettera di Charles de Foucauld all’amico Louis Massignon. Datata 15 luglio 1916, la troviamo nel sito dei Piccoli Fratelli di Gesù ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’amore consiste, non a sentire che si ama ma a voler amare: quando si vuole amare, si ama; quando si vuole amare al di sopra di tutto, si ama al di sopra di tutto… Se capita di soccombere a una tentazione, è perché l’amore è troppo debole, non che non esista: bisogna piangere, come San Pietro, pentirsi, come San Pietro, umiliarsi come lui, ma anche come lui dire per tre volte “ti amo, ti amo, tu sai che, nonostante le mie debolezze e i miei peccati, ti amo” … Quanto all’amore che GESÙ ha per noi, ce l’ha provato a sufficienza perché crediamo senza sentirlo: sentire che L’amiamo e che Lui ci ama, sarebbe il cielo: il cielo non è, salvo rari momenti e rare eccezioni, per quaggiù… Raccontiamoci spesso la doppia storia delle grazie che Dio ci ha fatto personalmente dalla nostra nascita e quella delle nostre infedeltà: vi troveremo, noi soprattutto che abbiamo vissuto a lungo lontano da Dio, le prove più certe e più toccanti del suo amore per noi, così come, purtroppo, le prove così numerose della nostra miseria: di che perderci in una fiducia senza limiti nel suo amore (Egli ci ama perché è buono, non perché noi siamo buoni – le madri non amano i loro figlioli traviati?), e di che sprofondarci nell’umiltà e nella diffidenza verso di noi… Cerchiamo a riscattare un po’ i nostri peccati con l’amore del prossimo, con il bene fatto al prossimo, alle anime: la carità verso il prossimo, gli sforzi fatti per fare del bene alle anime sono un eccellente rimedio da opporre alle tentazioni: è passare dalla semplice difesa al contrattacco. (Charles de Foucauld, Lettera a Louis Massignon , 15 luglio 1916).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-01T22:43:19+01:00da fraternidade
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