Giorno per giorno – 27 Novembre 2019

Carissimi,
“Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza” (Lc 21, 12-13). Gesù anticipa quello che sarà il destino di una comunità che sia fedele al suo nome e al suo agire. Che è, poi, ciò che vivrà in prima persona lui stesso da lì a poco. Il bene perseguitato, oltraggiato, eliminato violentemente è esperienza di sempre. Già, ma cosa è il bene?, ci chiedevamo stamattina. Il bene è Dio. Sì, ma Dio come? “Dio è il negarsi dell’io, che si affoga nel dono. E questo è il bene”. Questa è stata anche la storia di Gesù che, accolta, potrebbe, ogni volta, mutare il corso della storia. Segno di salvezza per il mondo. Davanti a tanto scialo di odio, violenza e morte, siamo chiamati allora a dirci nel dono, testimoniare la Croce, idiozia per il Sistema del dominio (anche quando questo la usa come specchietto per le allodole per affermarsi), ma per i credenti sapienza di Dio.

Oggi, con le Chiese orientali, facciamo memoria di Giacomo l’Interciso, martire in Persia.

Giacomo era nato da una nobile famiglia a Bythlaba (Huzistan, Persia), nella seconda metà del IV secolo. Funzionario di corte e amico personale del re Yazdegerd I (399-420), benché cristiano, cedendo all’influenza dell’ambiente, aveva preferito rinunciare alla sua fede. La madre e la sposa, venute a conoscenza di ciò, gli scrissero per chiedergli di ripensarci, diversamente i loro destini si sarebbero irrimediabilmente divisi, avendo egli preferito la gloria del mondo all’amore di Cristo. Pentito, Giacomo tornò alla pratica della fede primitiva. Nel frattempo, morto Yazdegerd, gli era succeduto sul trono il figlio, Varahran V (421-438), che prese a perseguitare i cristiani crudelmente. Giacomo, sorpreso un giorno immerso nella lettura della Bibbia, fu denunciato al re. Ripetutamente gli fu chiesto di abiurare, ma egli rifiutò. Fu condannato allora al supplizio che gli valse il titolo di “interciso”: gli vennero via via amputate le dita delle mani e dei piedi, poi i piedi e le mani, le braccia e le gambe e finalmente la testa. Era l’anno 421. `

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Daniele, cap. 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Salmo (Salmo da Dn 3, 62-67); Vangelo di Luca, cap. 21,12-19.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia la religione, la cultura o la filosofia di vita.

Ha celebrato la sua pasqua, oggi pomeriggio, a Buenos Aires, all’età di 88 anni, P. Juan Carlos Scannone, gesuita argentino, che fu professore di Greco biblico di Jorge Mario Bergoglio, futuro papa Francesco. P. Scannone è considerato uno dei padri della “teologia del popolo”, una riflessione che privilegia l’attenzione alle classi popolari con un approccio storico-culturale. La “teologia del popolo” può essere considerata una delle fonti d’ispirazione di papa Francesco. E noi scegliamo di congedarci, cedendo la parola a P. Scannone, offrendovi in lettura un brano dell’intervista da lui concessa, il 16 maggio 2015, a João Vitor Santos dell’Instituto Humanitas Unisinos. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Sebbene Karl Rahner non abbia conosciuto personalmente l’America Latina, aveva tuttavia una buona percezione dell’attualità teologica. Per questo, riconobbe, già in quel tempo, come importanti contributi della Chiesa e della teologia latinoamericane alla Chiesa e alla teologia universali, due aree caratteristiche della loro vita e della loro riflessione: la teologia liberatrice e la religione del popolo. Ebbene, entrambe caratterizzano la Teologia del Popolo e fanno anche parte della fresca aria del Sud, che è esplosa nella Chiesa grazie al Papa che viene “dalla fine del mondo”. Ora, dato che la realtà è superiore all’idea, penso che, oltre alle nuove idee che Francesco ha portato al Papato, un contributo anche più importante è quello reso dalla realtà della sua persona e del suo carisma, sul piano di una radicale trasformazione nello stato di spirito nella Chiesa e anche fuori di essa. Con Ricoeur, accetto che la storia, compresa quella della Chiesa e la sua relazione con il mondo, può essere interpretata come un testo. Fa parte del significato di un testo non solo ciò che in esso si dice, ma anche il momento pragmatico di come si dice, con quale atteggiamento esistenziale e animo spirituale, quale tono affettivo e quale vissuto lo accompagnano. Di questo si trovano indici oggettivi nello stile del testo o nella ripetizione delle parole. Bene, l’ultimo anno di pontificato preso come testo e il testo stesso di Evangelii Gaudium mi sembrano riflettere un nuovo spirito nella Chiesa, sia negli interventi del Papa sia nella risposta creativa del Popolo fedele. Tale stato d’animo si riflette nella reiterazione testuale, gestuale e vissuta di leitmotiv come “gioia del Vangelo”, “rivoluzione della tenerezza”, “cultura dell’incontro”, ecc. Essi si oppongono ad atteggiamenti di indifferenza, disincanto e isolamento individualistico; e soprattutto testimoniano e riflettono la gioia di evangelizzare e di essere discepoli missionari, la spoliazione gioiosa, l’amore preferenziale per i poveri, la misericordia di Gesù, la speranza del Regno e di “un altro mondo possibile”. Ma non si tratta di tonalità separate, esse configurano infatti un armonioso “sistema di atteggiamenti” (EG 122) da cui traspare la contagiante gioia del Vangelo. (Juan Carlos Scannone, O Papa Francisco e a Teologia do Povo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-27T22:42:32+01:00da fraternidade
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