Giorno per giorno – 22 Novembre 2019

Carissimi,
“Entrato nel tempio, Gesù si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri” (Lc 19, 45-46). Certo, la prima cosa che viene da pensare è al “mercato” a cui spesso si riducono le chiese. Mercato nel trattare con Dio e nel trattare con gli uomini. Scambio di prestazioni, spesso truffaldine: io ti do questo, tu mi dai quello. Come stupirci se poi, nel mondo, avviene anche di peggio. Stamattina, ci dicevamo che l’unico culto legittimo per noi cristiani dovrebbe essere l’eucaristia, l’azione di grazie con cui ci impegniamo a ripetere nella nostra vita ciò che ha fatto lui. Che ci ha dato la sua vita in dono. Fino alle estreme conseguenze. Ci riusciremo mai?

Oggi il calendario ci porta la memoria di Eberhard Arnold, profeta della nonviolenza, fondatore di Bruderhof, e quella di Clive Staples Lewis, scrittore “costretto ad entrare”.

Nato a Königsberg, in Germania, il 26 luglio 1883 da una famiglia di intellettuali borghesi, Arnold fece, ancora bambino, l’opzione dei poveri e degli oppressi, suscitando il disappunto del parentado e la riprovazione della sua chiesa. Subendo le pressioni della famiglia, si iscrisse alla facoltà di teologia dove si laureò e, nel 1909, sposò Emmy von Hollander che sarebbe stata la sua fedele compagna di vita e di missione. Ai primi anni di matrimonio risale la sua critica ai vincoli della Chiesa con lo Stato e con il sistema di proprietà. Questo lo portò a rifiutare per coerenza la cattedra teologica, preferendo studiarsi di “essere cristiano” che insegnare teologia. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con il tragico affermarsi delle sirene nazionalista e militarista e i gravi problemi sociali che ne seguirono, spinse i coniugi Arnold, i loro figli e una piccola cerchia di amici a chiedersi cosa significasse concretamente vivere il Discorso della Montagna nelle circostanze attuali. Da questo desiderio nacque Bruderhof (il luogo dove vivono i fratelli), che, ispirandosi alle comunità anabattiste del XVI secolo, adottò la pratica del battesimo degli adulti, la condivisione dei beni, la dottrina e la pratica della pace e della nonviolenza. All’inizio degli anni trenta, la comunità contava un centinaio di membri e fu allora che decise di affiliarsi agli Hutteriti nordamericani, cui si sentiva spiritualmente legata. Totale invece l’incompatibilità con l’ideologia propagandata dal nazismo che era nel frattempo salito al potere. Davanti all’impossibilità di continuare libera e fedele agli insegnamenti di Cristo, e per la scelta di negarsi a servire in armi lo stato, la maggior parte dei membri della comunità si trasferì in Svizzera e, successivamente in America. Eberhard non potè. Le conseguenze di un rottura alla gamba lo costrinsero a letto. Ricoverato in ospedale a Darmstadt per sottoporsi ad una chirurgia, vi morì per complicazioni post-operatorie, il 22 novembre 1935.

Clive Staples Lewis nacque il 29 novembre 1898 a Belfast, Irlanda, secondo dei due figli di Flora Augusta Hamilton e di Albert James Lewis. All’età di sei anni la famiglia Lewis si trasferì a Strandtown, dove, nel 1908, morì prematuramente la madre. All’età di 15 anni il giovane Clive, anche per l’influsso del professore a cui il padre aveva affidato la sua formazione, abbandonò la fede e la pratica cristiana. Diciottenne, venne ammesso con una borsa di studio all’Università di Oxford, ma, l’anno successivo, nel 1917, richiamato alle armi, dovette interrompere gli studi e partire per il fronte. Ferito nella battaglia di Arras, rientrato in Inghiletrra per la convalescenza, strinse un forte legame di amicizia con Janie King Moore, madre di un commilitone, morto in battaglia. Dopo la guerra Lewis e Janie Moore andarono a vivere insieme. Completati gli studi, nel 1923, Lewis inaugurò la sua carriera accademica che gli valse l’incarico di docente temporaneo di Lingua e Letteratura Inglese presso l’University College di Oxford, dove insegnerà fino al 1954. Qui incontrò lo scrittore e filologo J.R.R. Tolkien, con cui avviò un sodalizio profondo e duraturo, decisivo per la sua conversione al cristianesimo, che sfociò nella sua adesione alla chiesa anglicana, nel 1931. Negli anni successivi, fino al 1950, Lewis scrisse la maggior parte delle sue opere, tra cui Le lettere di Berlicche e le Cronache di Narnia. Nel 1950, ricevette la prima lettera da una sua ammiratrice americana, Helen Joy Davidman-Gresham, con cui iniziò un lungo rapporto epistolare e che incontrò di persona nel 1952. Lewis che aveva riassunto la relazione dell’uomo con l’assoluto nel concetto di ricerca della gioia, finì per innamorarsi di questa donna che si chiamava Joy (gioia). Che egli sposerà nel 1956. Sfortunatamente la comparsa di un tumore alle ossa portò la donna alla morte, nel 1960. Clive Staples Lewis morì il 22 novembre del 1963 in seguito all’aggravarsi di problemi cardiaci. Della sua conversione aveva scritto: “Fui forse il convertito più disperato e riluttante d’Inghilterra. Allora non mi avvidi di quello che oggi è così chiaro e lampante: l’umiltà con cui Dio è pronto ad accogliere un convertito anche a queste condizioni. Per lo meno, il figliol prodigo era tornato a casa coi suoi stessi piedi. Ma chi potrà mai adorare adeguatamente quell’amore che schiude i cancelli del cielo a un prodigo che recalcitra e si dibatte, e ruota intorno gli occhi risentito in cerca di scampo? Le parole compelle intrare, obbligali ad entrare, sono state così abusate dai malvagi che a sentirle rabbrividiamo ma, opportunamente comprese, scandagliano gli abissi della misericordia Divina. La durezza di Dio è più mite della dolcezza umana, e le Sue costrizioni sono la nostra liberazione”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Maccabei, cap. 4, 36-37.52-59; Salmo (1Cr 29, 10-12); Vangelo di Luca, cap. 19,45-48.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Bene, noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una citazione di Clives Staples Lewis, tratta dal suo libro “Diario di un dolore” (Adelphi). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
A volte, Signore, viene la tentazione di dire che se tu ci volevi come i gigli della campagna avresti potuto darci un’organizzazione più simile alla loro. Ma proprio qui, immagino, sta il tuo grande esperimento. Anzi, no: non un esperimento, perché tu non hai bisogno di scoprire nulla. Meglio dire: la tua grande impresa. Fare un organismo che sia anche uno spirito; fare quel terribile ossimoro che è un “animale spirituale”. Prendere un povero primate, una bestia coperta di terminazioni nervose, una creatura con uno stomaco che vuole essere riempito, un animale riproduttivo che ha bisogno di un compagno, e dire: “Avanti, forza! Diventa un dio”. (C.S. Lewis, Diario di un dolore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-22T22:45:19+01:00da fraternidade
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