Giorno per giorno – 19 Novembre 2019

Carissimi,
“Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.” (Lc 19, 4-6). Zaccheo era capo dei pubblicani e ricco. I vangeli parlano di due ricchi, che corrono verso Gesù: uno “giusto”, che voleva sapere da lui come ereditare la vita eterna (cf Mc 10, 17), per avere successo, anche spiritualmente; l’altro, quello di cui abbiamo letto oggi, irrimediabilmente “peccatore”, che neanche osa avvicinarglisi, ma gli corre avanti e sale su un albero, per vederlo, non visto, a distanza il piú possibile ravvicinata. Gli esiti di questi incontri, li sappiamo: il giusto se ne andò triste, inconvertito e non giustificato. Era troppo attaccato ai suoi beni (anche spirituali). Il peccatore attirò lo sguardo di Gesù, si lasciò conquistare (siamo a Gerico: cadono le muraglie), aprì le porte di casa a lui che si era autoinvitato, e, giustificato, si convertì. Distribuì il maltolto a quanti aveva frodato e condivise i suoi beni con i poveri. Noi corriamo verso chi? Per che cosa? Siamo capaci, lasciata cadere ogni difesa, di lascirci sgominare dalla misericordia del Signore, pronti a divenirne il segno nel nostro quotidiano?

Il nostro calendario ci porta oggi, assieme alla memoria di Ilya Fondaminski, martire sotto il nazismo, in solidarietà col suo popolo, quella di tre grandi mistiche medioevali, Matilde di Magdeburgo, Matilde di Hackeborn e Gertrude, la Grande, che ebbero la sorte di vivere come consorelle nello stesso Monastero di Helfta, in Sassonia, nella seconda metà del sec. XIII.

Ilya (Élie) Isidorovitch Fondaminski-Boukanov era nato a Mosca, nel 1881, da una agiata famiglia di origine ebraica. Giovane studente aveva aderito al Partito socialista-rivoluzionario, ma, fallita la rivoluzione del 1905, era fuggìto a Parigi. Ritornò in patria nell’aprile del 1917, alla caduta della monarchia, ad opera della rivoluzione di febbraio. La vittoria dei bolscevichi, a seguito della rivoluzione d’ottobre, lo convinse, tuttavia, a recarsi nuovamente in Francia, e questa volta definitivamente. A Parigi, entrò in contatto con un gran numero di raggruppamenti politici e culturali dell’emigrazione russa, fondò la rivista Novy Grad (Città Nuova) e, nel 1930, strinse amicizia con Elisabeth Skobtsov (la futura Madre Maria), anch’ella proveniente dalle file del Partito socialista-rivoluzionario. Come annotano i biografi, è difficile stabilire chi tra i due abbia avuto maggior influenza sull’altro, ma “di sicuro condivisero lo stesso pensiero, lo stesso linguaggio del cuore, lo stesso ideale dell’amore cristiano”, testimoniandolo coraggiosamente. Nonostante ciò, Fondaminski ritardò il suo battesimo sino alla vigilia della morte. Sia per quella che lui confessava essere la sua indegnità, sia per amore alla moglie, Amalia Ossipovna, anch’essa ebrea di sentimenti cristiani, ma appassionatamente legata alla religione dei padri, e, infine, anche di più, per fedeltà e solidarietà ai suoi fratelli di sangue, quel popolo ebreo per cui si profilava all’orizzonte la prova più ardua e la tragedia peggiore della sua storia. Un anno dopo l’occupazione nazista della Francia, Fondaminski venne internato, con migliaia di altri, nel campo di concentramento di Campiègne, a cento chilometri da Parigi. Qui, segretamente, il 20 settembre 1941, alla vigilia della festa della Natività della Madre di Dio (secondo l’antico calendario ortodosso), ricevette il battesimo. Scriverà in quei giorni: “Mi sento molto bene, ed era molto, molto tempo che non mi sentivo così tranquillo, allegro e persino felice”. A più riprese, a partire da allora, gli si offrì l’opportunità di fuggire, ma sempre rifiutò. Scrisse a madre Maria: “Non fate nulla, voglio restare coi miei fratelli!”. E poi: “Non lasciate che i miei amici si inquietino per me. Dite a tutti che sto perfettamente bene. Sono assolutamente felice. Non avrei mai creduto possibile che ci potesse essere tanta felicità in Dio. Grazie!”. Avviato in Germania, se ne persero le tracce. Solo una data comunicata ai famigliari dal governo francese: è morto il 19 novembre 1942.

Matilde di Magdeburgo (1208-1282), benché fosse la più anziana delle tre, fu tuttavia l’ultima a giungere al monastero, nel 1270. Era nata da una famiglia nobile e ricca, che le aveva fornito una buona educazione. A dodici anni, in seguito ad una straordinaria esperienza dello Spirito, cominciò a scorgere Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio. Ancor giovane, lasciò la casa paterna e scelse di vivere in una delle molte comunità di beghine, allora fiorenti, dedicandosi al servizio degli ammalati e dei poveri e vivendo un’intensa vita di contemplazione. Raccolse le sue esperienze mistiche in un libro con il titolo “La luce fluente della divinità”. Visse i suoi ultimi anni nel monastero di Helfta, ove morì probabilmente nel 1282. Matilde di Hackeborn, (1241 – 19 novembre 1298) nata da una delle più nobili famiglie della Turingia, imparentata con lo stesso imperatore Federico II, fu inviata nel monastero di Rodersdorf per esservi educata. Nel monastero, di cui la sorella maggiore Gertrude, a soli diciannove anni, sarebbe, da lì a poco, divenuta abbadessa, scoprì la vocazione e decise di prendere anch’essa il velo. Quando la sorella, nel 1258, ottenne dai fratelli il castello di Helfta, per trasformarlo in Monastero, Matilde la seguì. Qui, nel 1261, sarebbe giunta dalla citta di Eisleben, un’altra Gertrude, che in seguito sarebbe stata chiamata la Grande (6 gennaio 1256 – 17 novembre 1302). Aveva solo cinque anni e venne affidata alle cure della ventenne maestra delle novizie, Matilde. In seguito le due monache avrebbero sviluppato una spiritualità molto simile, che sottolinea molto la devozione all’umanità di Cristo e una forte concentrazione sul mistero eucaristico. Le revelazioni di Gertrude furono raccolte da lei stessa nel libro: “Il messaggero dell’amore divino”. La stessa Gertrude annotò con cura anche gli insegnamenti e le visioni di Matilde di Hackeborn nel “Libro della Grazia Speciale”.

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei Maccabei, cap. 6,18-31; Salmo 3; Vangelo di Luca, cap.19, 1-10.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Stasera papa Francesco si è imbarcato per il viaggio che lo porterà in Thailandia e in Giappone. Noi, già da stamattina, abbiamo cominciato ad accompagnarlo con la preghiera della Comunità, perché sappia far risuonare, come lui è capace, la Buona Notizia di pace, giustizia, fraternità, gioia, che Gesù è venuto a portare. Per tutti, al servizio di tutti, anche in contesti in cui il cristianesimo è esigua minoranza.

E, per stasera, è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una preghiera tratta da “Les exercices de sainte Gertrude”, che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
O eterna dolcezza della mia anima, o unico amato del mio cuore, tu il cui volto è tutto amabilità e il cuore tutto soavità, ahimè, ahimè! il mio pensiero va fuggendo da te. Per favore, o Dio del mio cuore, raccogli in te il mio spirito dissipato. Mio amato, per la pura intenzione dei tuoi santissimi pensieri, per l’ardente amore del tuo cuore trafitto, lava tutte le colpe dei miei cattivi pensieri e del mio cuore colpevole, in modo che la tua amarissima passione mi tenga sotto la sua ombra alla mia morte, e il tuo Cuore aperto d’amore sia la mia dimora per sempre, perché solo tu sei il mio amato al di sopra di tutte le creature. Per favore, non permettere che mi allontani a lungo da te, o unico amato dal mio cuore. O Gesù, figlio unico del Padre celeste, dolce e misericordioso Signore, che non lasci mai nella desolazione coloro che hai adottato per figli, ahimè, ahimè! ho peccato molto con la mia lingua. O tu che sei la mia gloria, riempimi la bocca con le tue lodi. Mio amato, per la forza vivente delle dolci parole della tua santa bocca, cancella tutte le offese della mia sudicia bocca, così che nel bacio della tua pace più dolce del miele, felice io parta da questo mondo, poiche solo la tua bocca così dolce sola può confortare l’intimo del mio cuore. Per favore, o bellissimo Amore, getta nel mio cuore un tratto della tua vivente dilezione, così che morendo io cada nell’abisso della fonte della vita che sei tu. (Les exercices de sainte Gertrude, VII).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-19T22:42:51+01:00da fraternidade
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