Giorno per giorno – 09 Novembre 2019

Carissimi,
“Allora Gesù fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” (Gv 2, 15-16). Come ogni anno, quando il calendario liturgico ci ricorda la dedicazione della Chiesa madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe, il vangelo che ci è proposto per celebrarla è questo della cacciata dei mercanti dal tempio. Stamattina, ci dicevamo che tale scelta deve aver richiesto una buona dose di umiltà e coraggio. Ma non dobbiamo comunque pensare che il vangelo non riguardi anche noi in prima persona. Tanto il tempio di Gerusalemme, come la basilica di Roma, come ogni chiesa e comunità cristiana vi sono coinvolti, tutti come microcosmo del mondo più vasto che ci circonda, in cui ognuno di noi gioca la sua parte, nelle relazioni che instauriamo, in risposta al progetto che ci è affidato, alle sfide che di volta in volta siamo chiamati ad affrontare, alle tentazioni e ai rischi che incombono. Come si svolge, concretamente, la nostra vita? Ne abbiamo fatto e ne facciamo un mercato, cercando di lucrare il più possibile a nostro vantaggio, o è lo spazio del dono e del servizio che ci rendiamo a vicenda come laboratorio, sacramento e anticipazione del mondo che sogniamo, la casa del Padre, il regno di Dio, in cui tutti sono fratelli e sorelle? Cimentarci ogni giorno in questo ci permetterà di sfuggire alla metaforica frusta, con cui Gesù un po’ bruscamente ci richiama agli impegni che come cristiani abbiamo liberamente assunto.

La chiesa cattolica ricorda, dunque, oggi la Dedicazione della Basilica del Santissimo Salvatore in Roma.

La Basilica del Santissimo Salvatore (o di S. Giovanni in Laterano) è considerata la chiesa-madre di tutte le chiese cattoliche, per il fatto d’essere la sede del vescovo di Roma e patriarca d’Occidente. I terreni e il primitivo palazzo, che portava il nome della seconda moglie dell’imperatore Costantino – “Domus Faustae” – , sarebbero stati oggetto di una donazione a papa Melchiade (o Milziade), in seguito alla vittoria ottenuta dall’imperatore su Massenzio, alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312. L’anno successivo, all’indomani dell’Editto di Milano, che riconosceva la libertà di culto alla religione cristiana, venne lì edificata una chiesa, dedicata al Redentore, ma fu solo il 9 novembre 324 che papa Silvestro la consacrò pubblicamente col nome di Basilica del Santo Salvatore. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista, e da questo derivò il nome con cui oggi è conosciuta. La celebrazione odierna ci ricorda il ministero della Chiesa di Roma al servizio delle Chiese sorelle: lo vogliamo dedicare perciò alla preghiera per essa.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri Dedicazione della Basilica del Santissimo Salvatore e sono tratti da:
Profezia di Ezechiele, cap.47, 1-2. 8-9.12; Salmo 46; 1ª Lettera ai Corinzi, cap. 3, 9c-11.16-17; Vangelo di Giovanni, cap. 2,13-22.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Noi ricordiamo anche Elisabetta della Trinità, monaca e contemplativa; Nettario di Egina, pastore e monaco; e Barton Stone, pastore fedele all’Evangelo; e i Martiri ebrei della Notte dei Cristalli.

Elisabetta Catez nacque il 18 luglio 1881 a Camp d’Avor, nei pressi di Bourges (Francia). Ragazza molto dotata, musicista di talento, sensibile alle bellezze della natura, visse, in un primo tempo, la vita di tutte le figlie della borghesia del suo tempo. Presto, tuttavia, percepì la chiamata irresistibile per la vita monastica e, a 21 anni, entrò nel Carmelo di Digione, dove l’8 dicembre 1901, vestì l’abito religioso. Scriverà: C’è una parola di san Paolo che è un riassunto della mia vita e che si potrebbe scrivere di ogni suo istante: “Perché Lui mi ha amato troppo”. Elisabetta volle “restituire amore per amore” nel cuore del quotidiano. Morì a soli ventisei anni, il 9 novembre 1906, minata da una malattia incurabile. Nei suoi scritti spirituali espresse la bellezza della dimora trinitaria in noi e della nostra chiamata a vivere nell’intimità di Dio.

Anastasio Kephalas nacque a Selyvria, in Tracia, il 1° Ottobre 1846. Nel 1876 divenne monaco nell’isola di Chio, ricevendo il nome di Lazzaro, che mutò, un anno più tardi, quando, ordinato diacono, assunse quello di Nettario. Nel 1882, con l’aiuto finanziario del patriarca Sofronio di Alessandria, si recò ad Atene, per studiarvi teologia. Terminati gli studi, nel 1885, si trasferì ad Alessandria d’Egitto, dove, il 23 marzo 1886, fu ordinato presbitero, nella cattedrale di san Saba. Nell’agosto dello stesso anno, fu fatto archimandrita nella chiesa di san Nicola al Cairo e, nel 1889, fu eletto metropolita della Pentapoli, nella Libia orientale, che era sotto la giurisdizione di Alessandria. Paradossalmente, la sua modestia e semplicità gli attirarono l’invidia di ecclesiastici ambiziosi che convinsero l’anziano Sofronio che Nettario ambisse alla cattedra patriarcale. Sollevato nel 1890 dalle sue funzioni, Nettario lasciò l’Egitto e fece ritorno in Grecia, dove però le accuse dei suoi avversari l’avevano preceduto. Nonostante la dignità vescovile, accettò dapprima l’incarico di semplice predicatore nella provincia di Euboia e, nel 1894, la direzione di una scuola ecclesiastica ad Atene. Conosciuto in tutta la Grecia per le sue predicazioni e i suoi scritti spirituali, fu ancor più amato per l’integrità di vita, e per la dolcezza, la pazienza e la mansuetudine della sua personalità. Ritiratosi nel 1908 nel monasterio che egli stesso aveva fatto costruire sull’isola di Egina, vi morì il 9 novembre 1920, a settantaquattro anni.

Barton W. Stone nacque a Port Tobacco (Maryland, USA) il 24 dicembre 1772. Studiò come professore e fu ministro della Chiesa presbiteriana, a Cane Ridge, nel Kentucky. Presto cominciò a nutrire alcuni dubbi sulla proposta calvinista, per risolvere i quali fece della Bibbia la compagna di ogni momento, trovando in essa il sostegno prezioso della Parola di Dio. Comprese che Dio ama il mondo, il mondo intero, e che l’unica ragione che può ostacolare la salvezza sta nella chiusura alla parola di Dio e nel rifiuto della verità rappresentata da suo Figlio. Dopo aver ospitato lo storico “Ravvivamento” di Cane Ridge del 1801, un imponente incontro inter-denominazionale, che conobbe momenti di forte esperienza dello Spirito, lui e altri pastori di differenti chiese, formarono il Prebiterio di Springfield, stilando un documento con cui si richiamavano alla Bibbia come unica norma di fede e di comportamento. In seguito, decisero di rinunciare ad ogni altra denominazione, scegliendo di chiamarsi semplicemente “cristiani”. La loro confluenza con il movimento di Thomas e Alexander Campbell diede origine alle Chiese di Cristo, ai Discepoli di Cristo e alle Chiese cristiane. Barton Stone morì a Hannibal Missouri, il 9 novembre 1844.

La notte del 9 novembre 1938, in Germania, fu, per il regime nazista, l’inizio della soluzione finale della questione ebraica. Durante un assalto accuratamente organizzato in tutto il paese, furono bruciate e rase al suolo 191 sinagoghe e distrutti 7500 negozi appartenenti a cittadini ebrei. Lo spettacolo desolante delle migliaia di vetrine distrutte farà ricordare quel progrom come Kristallnacht, la Notte dei Cristalli. Un centinaio di ebrei furono uccisi e ventiseimila arrestati e posti sotto “custodia preventiva”. La metà di essi furono avviati al campo di concentramento di Buchenwald. Insignificanti e di circostanza le proteste che si levarono in Germania e all’estero in tale occasione. È bene non dimenticare.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Elisabetta della Trinità, che porta la data del 25 luglio 1902. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Carissima signora, la sua buona lunga lettera mi ha procurato un gran dolore perché sento la profonda tristezza della sua anima. Ho pregato molto per lei nella comunione col Verbo della vita (Gv 1,1), colui che è venuto a portare il conforto per tutti i dolori e che, nella vigilia della sua Passione, in quel discorso dopo la Cena in cui effonde tutta la sua anima, diceva, parlando ai suoi: “Padre voglio che abbiano in sé la pienezza della mia gioia” (Gv 17,13). L’abbandono, ecco, cara signora, ciò che ci affida a Dio. Io sono molto giovane, ma mi sembra di avere qualche volta sofferto tanto. Allora, quando tutto s’ingarbugliava, quando il presente era così doloroso e l’avvenire mi appariva ancor più scuro, chiudevo gli occhi e mi abbandonavo come un bambino nelle braccia di quel Padre che è nei cieli. Cara signora, consenta a questa piccola carmelitana che l’ama tanto di dirle qualche cosa da parte sua. Sono le parole che il Maestro indirizzava a S. Caterina da Siena: “Pensa a me, io penserò a te”. Guardiamo troppo a noi stessi, vorremmo vedere e comprendere e non abbiamo abbastanza fiducia in Colui che ci avvolge nel suo amore. Non bisogna arrestarsi davanti alla croce e guardarla in se stessa, ma raccogliendosi nella luminosità della fede, bisogna salire più in alto e pensare che essa è lo strumento che obbedisce all’amore di Dio… Una cosa sola è necessaria; Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta (Lc 10,42). Questa parte migliore che sembra essere il mio privilegio in questa tanta amata solitudine del Carmelo, è offerta da Dio ad ogni anima di battezzato. Egli gliel’offre, cara signora, in mezzo alle sue sollecitudini e preoccupazioni materne e creda che tutta la sua volontà è di condurla sempre più lontano in Lui. Si abbandoni a Lui con tutte le sue preoccupazioni e poiché mi considera un buon avvocato alla corte del Re, le chiedo di confidarmi tutto quanto le sta a cuore. Può immaginare se la causa sarà patrocinata caldamente! (Elisabetta della Trinità, Lettera 110: Alla Signora De Sourdon).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-09T22:30:43+01:00da fraternidade
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