Giorno per giorno – 07 Novembre 2019

Carissimi,
“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2). Lo scandalo per questi religiosi è rappresentato dal fatto che Gesù facesse comunione con i peccatori, prima di ogni possibile pentimento e conversione. Il che contraddice ogni logica religiosa, appunto, che esige, ovunque e da sempre, un certo rigore per l’accesso a Dio. E, invece, Gesù butta, per così dire, a mare il catechismo e il codice di diritto canonico, e sceglie di starsene, felice e beato, in mezzo a loro, ugualmente felici e beati, come mai ci avevano insegnato potesse essere e agire Dio. Come a suggerire che, dovendo cercare candidati per l’impossibile discepolato, di cui si era letto nel vangelo di ieri, è più facile trovarli tra quanti non vantando meriti di sorta, avendo perduto tutto anche l’onore, si ritrovano giusti (giustificati gratis) in partenza. Ma, dato che Gesù non esclude nessuno, neanche quei benpensanti che, ritenendosi loro i “giusti” per eccellenza, escludono gli altri, commettendo così il peccato peggiore di tutti, racconta, per loro e per noi, le parabole, che abbiamo ascoltato oggi, della pecorella smarrita e della moneta perduta. Noi ci si è soffermati sulla prima, nella quale un pastore, improbabile come solo Dio sa esserlo, abbandona temporaneamente le novantanove pecore (i peccatori giustificati di cui Gesù era sempre in compagnia), per mettersi alla ricerca di quella che ha smarrito il cammino (il religioso che, pur praticando tutte le virtù e devozioni, ha dimenticato la misericordia, che è l’unica cosa che conta agli occhi di Dio). E dato che è Gesù che si è messo in ricerca, c’è da giurare che troverà alla fine anche il preteso giusto che disprezza gli altri: se lo caricherà sulle spalle e lo riporterà nell’allegra brigata degli altri peccatori, aspiranti discepoli della Grazia. I quali tutti, poi, in compagnia di Gesù, sapranno dare il meglio di sé nell’esercizio della misericordia.

Oggi è memoria di Pietro Wu Gousheng, catechista e martire in Cina; e di Augusto Rafael Ramírez Monasterio, francescano martire in Guatemala.

Nato nel 1768 a Longping, nella provincia cinese del Guizhou, in una famiglia povera, non cristiana, Wu Gousheng era cresciuto con una forte passione per la giustizia, che lo portava in ogni occasione a prendere le difese dei più poveri e oppressi. Lavorando duro, riuscì a risparmiare il sufficiente per aprire una locanda. Un giorno ricevette due ospiti cristiani, Xu e Leng, mandati ad aprire la strada alla presenza missionaria a Longping. I due notarono che Gousheng era schietto, generoso ed estroverso, oltre che conosciuto e rispettato nella regione. E cominciarono a parlargli della fede cristiana, convincendolo presto ad aderire ad essa. Nel 1795 ricevette il battesimo, assumendo il nome di Pietro. Il cambiamento che questo determinò nella sua vita e l’impegno a vivere sempre più profondamente la testimonianza all’Evangelo, indussero i missionari a farlo responsabile dei cristiani di quella regione. In poco tempo si contarono a centinaia coloro che avevano deciso di aderire alla nuova fede. Nel 1814 scoppiò una violenta persecuzione contro i cristiani e il 3 aprile di quell’anno Pietro Wu Gousheng fu arrestato. Durante il processo fu sottoposto ad ogni specie di tortura, sopportate con incredibile pazienza e coraggio. Richiesto di calpestare il crocifisso e di rinnegare la fede cristiana, rifiutò. Condannato a morte, la sentenza venne eseguita il 7 novembre 1814. Il 1° Ottobre dell’anno 2000, Giovanni Paolo II lo canonizzò assieme ad altri 119 martiri cinesi.

Augusto Rafael Ramírez Monasterio era nato a Città del Guatemala, il 5 novembre 1937, ultimo dei nove figli di Trinidad Monasterio e di Valerio Ramirez. Nel 1953 entrò nel Collegio francescano di Diriamba, in Nicaragua, dove concluse il ciclo degli studi secondari nel 1957. L’anno successivo entrò nel noviziato dei frati minori nel Convento di Santa Ana del Monte, a Jumilla, in Spagna, dove il 26 dicembre 1959 fece la sua professione semplice. Dopo gli studi di filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote il 18 giugno 1967. Il 1º agosto, fece ritorno in patria e fu nominato vice rettore e poi rettore del Collegio, dove era già stato alunno. Dopo un ulteriore corso di studi a Salamanca, in Spagna, dal 1972 al 1975, tornato in patria, fu nominato direttore del seminario minore francescano nella cittá di Antigua Guatemala. Dal 1978 al 1983 fu eletto consigliere della Custodia Francescana e parroco della chiesa di S. Francesco di quella stessa città. La sua attività pastorale fu tutta caratterizzata dall’attenzione ai più poveri ed emarginati, e dall’impegno nella formazione ai valori evangelici dei gruppi giovanili. Ripetutamente minacciato di morte, arrestato illegalmente, torturato e poi rilasciato dalla polizia locale, due giorni dopo il suo compleanno, il 7 novembre 1983, fu sequestrato subito dopo essere uscito da casa della sorella, dove si era recato in visita. Il suo cadavere fu ritrovato nel pomeriggio del giorno dopo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.14, 7-12; Salmo 27; Vangelo di Luca, cap.15, 1-10.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Ripetendo uno strappo alla quasi regola di chiudere questa lettera con una citazione riferita ad una delle memorie del giorno, scegliamo di congedarci offrendovi in lettura una canzone (tradotta alla bell’e meglio da uno di noi), di Leonard Cohen, poeta e cantautore, che moriva come oggi tre anni fa. Di lui, di religione ebraica, aperto tuttavia ad altri cammini spirituali, vogliamo ricordare ancora quanto ebbe a dire a riguardo di Gesù: “Sono molto appassionato di Gesù Cristo. Credo sia il più bel tipo apparso sulla faccia della terra. Chiunque dica ‘Beati i poveri. Beati i miti’ può essere solo espressione di una generosità, di una visione e di una follia senza pari… Un uomo che ha dichiarato di stare a proprio agio tra ladri, prostitute e senzatetto. La sua posizione non può essere compresa. Si tratta di una generosità disumana. Una generosità che avrebbe rovesciato il mondo se fosse stata abbracciata perché nulla avrebbe potuto disgregare quella compassione. Non sto cercando di alterare la visione ebraica di Gesù Cristo. Ma per me, a dispetto di quello che so sulla storia del cristianesimo ufficiale, la figura di quell’uomo mi ha marcato”. Di Cohen vi proponiamo “Who by fire”, che molti ritengono tra le sue canzoni più spirituali. Per sua stessa ammissione è ispirata alla preghiera Unetaneh Tokef, cantata nelle comunità ebraiche per Yom Kippur, il Giorno dell’espiazione. In essa sono elencati i vari modi in cui siamo chiamati a lasciare questo mondo. Ad ogni strofa, la canzone si domanda: Chi devo dire che sta chiamando? E lascia spazio all’interrogativo di come sarà la nostra dipartita. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
E chi col fuoco, chi con l’acqua, / chi alla luce del sole, chi di notte, / chi per una grande prova, chi per un processo comune, / chi nel tuo gioioso mese di maggio, / chi declinando lentamente / e chi devo dire che sta chiamando? // E chi nel suo solitario scivolare, / chi con un barbiturico, / chi in questi regni d’amore, / chi per qualcosa di brutale, /e chi per una valanga, chi per la polvere, / chi per la sua avidità, chi per la sua fame, /e chi devo dire che sta chiamando? // E chi per coraggioso consenso, chi per incidente, / chi in solitudine, chi in questo specchio, / chi per comando della sua donna, chi per sua stessa mano, / chi in catene mortali, chi al potere, / e chi devo dire che sta chiamando? (Leonard Cohen, Who by fire).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-07T22:28:06+01:00da fraternidade
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