Giorno per giorno – 06 Novembre 2019

Carissimi,
“Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 25-27). Stamattina ci chiedevamo che titolo avremmo potuto dare al brano evangelico che avevamo appena letto. E, via via, sono venuti fuori i suggerimenti: “Il realismo di Gesù”, “L’impossibilità di essere discepoli”, “La presunzione di essere discepoli”, e, per ultimo, “Discepoli solo per grazia e misericordia”. Già, perché rivolgersi alla moltitudine che lo stava seguendo e ai molti di più che lungo i secoli l’avrebbero fatto (compresi noi), dicendo loro: “Guardate che se non odiate tutto ciò che vi ha portato e vi porta ad essere ciò che siete, e se non prendete la vostra croce e non mi seguite passo a passo”, non potete essere miei discepoli, a prima vista, suonerebbe alle nostre orecchie: Ragazzi miei, è meglio per voi tornarvene a casa. Gesù lo sapeva e lo sa che noi non ce la si fa, ad amare il suo cammino e la sua proposta più di tutto ciò e di coloro che malamente amiamo. E tuttavia non desiste. Potrebbe temporaneamente farlo quando noi si presumesse per un momento di esserne capaci. Allora non esiterebbe a dirci: ahime, siete dei casi perduti! Dunque, noi abbiamo questa proposta di Gesù davanti agli occhi come nostro irraggiungibile orizzonte di libertà e di amore, che ci è offerto perché nulla, nessun amore di famiglia, di patria, di classe, di ideologia, di religione, di chiesa, ci imprigioni e soffochi, impedendoci di, sia pur solo gradualmente, crescere, morendo a noi stessi e ai nostri, per ritrovarci tutti, per grazia, solo per grazia, oltre ogni umana barriera, interna a noi o esterna, nell’amore onniavvolgente dell’Abba di Gesù, proiettati nella vita secondo l’immagine del Figlio, l’unico essere umano a immagine e somiglianza di Dio. Perché Dio lui stesso.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.

Magdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La Guerra del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921. Di quella lettura dirà poi: “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire. Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

Marcel Légaut nacque a Parigi nel 1900. Professore associato all’Ecole Normale supérieure e dottore in matematica, insegnò alle università di Rennes e di Lyon, animando nello stesso tempo numerosi gruppi di spiritualità nell’ambiente universitario, in un periodo segnato da incontri decisivi per la sua vita, quelli con padre Portal, Gabriel Marcel, Teilhard de Chardin… Segnato profondamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a quarant’anni, decise di abbandonare l’università, per trasferirisi con la moglie appena sposata a vivere un’esistenza da contadini e allevatori in in una località isolata dello Haut-Diois. Questo isolamento gli permise, durante il periodo bellico, di prestare soccorso a rifugiati, ebrei, disertori e renitenti. Associando il lavoro manuale all’ufficio di padre di famiglia (dalla coppia nacquero sei figli), continuò lungo gli anni una ricerca spirituale esigente e profonda, a cui spesso si affiancarono alcuni amici che raggiungevano la famiglia in estate nella frazione in cui abitava e che si ritroveranno con lui, una volta pensionato, a Mirmande, nella sede dell’Associazione culturale che porta oggi il suo nome. A vent’anni da quella scelta, Marcel Légaut sentì l’esigenza di raccontare e testimoniare ciò che viveva. Nacquero così i libri, una ventina di titoli, che vennero via via descrivendo il suo itinerario di uomo libero. Tra essi: “Lavoro della fede” (1962), “La realizzazione umana”, diviso poi in due volumi “L’uomo alla ricerca della sua umanità” (1971) e “Introduzione all’intelligenza del passato e dell’avvenire del cristianesimo” (1970). E poi ancora: “Cambiamento della Chiesa e conversione personale” (1975), “Pazienza e passione di un credente” (1978), “Divenire se stessi” (1980), “Preghiere d’uomo” (1978). Confessò: “Tutta la mia vita, ho cercato di conoscere Gesù, di raggiungerlo. Mi avevano parlato di lui ed io ho cercato di comprenderlo con la mia intelligenza. Ero commosso e attratto dall’immagine che avevo di lui. È così che sono stato condotto a una conoscenza di Gesù che è la comunione del mio essere con il suo essere”. Chiamò la Chiesa: “Mia madre e mia croce”. Morì il 6 Novembre 1990.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.13, 8-10; Salmo 112; Vangelo di Luca, cap.14, 25-33.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto, per stasera. Nel congedarci, scegliamo di proporvi un testo di Marcel Légaut, tratto dal suo libro “Un homme de foi et son Église” (Desclée de Brouwer), che allerta sui rischi di un facile devozionismo. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Devo ammettere che troppo spesso le pratiche devozionali sono dei succedanei che ingannano i più pii a riguardo di ciò che sono. Forniscono loro degli alibi che, senza che lo sospettino, li tengono fuori dall’autenticità spirituale e da una vera interiorità aperta al mistero. Ci sono molte devozioni nella vita di preghiera dei nostri vescovi, dei nostri sacerdoti e anche dei nostri monaci. La formazione che hanno ricevuto li porta lì. Potrebbe fare di meglio? In realtà, la vita spirituale dipende da un’attività personale che nessun insegnamento, neppure il più intelligente, nessuna tecnica per approfondita che sia, possono promuovere direttamente. Ci sono tra le autorità delle nostre Chiese molti spirituali? Sembra fondato dubitarne quando si vedono i loro modi di giudicare e decidere, così impregnati di legalismo e giuridismo, senza attenzione né carità, senza alcun riguardo per i casi sempre particolari che ogni volta si presentano, negli ambiti della vita profonda dei fedeli nel processo di assumere i loro istinti di base e di renderli adeguatamente umani e spirituali; modo difficile ma necessario, capitale tra tutti, dove inciampano così tante persone. (Marcel Legaut, Un homme de foi et son Église).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-06T22:26:47+01:00da fraternidade
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