Giorno per giorno – 03 Novembre 2019

Carissimi,
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3). E beati gi afflitti, i miti, coloro che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia. Beato, perciò, ultimo in ordine di tempo, anche Pedro Paulino Guajajara, leader del gruppo di difesa amazzonico “Guardiani della foresta”. Aveva 26 anni ed è stato ucciso a colpi di arma da fuoco, la notte di venerdì scorso, a Bom Jesus das Selvas, nel Maranhão, durante uno scontro con i madereiros, i distruttori abusivi della foresta. Che agiscono protetti dal governo criminale di questo Paese. L’insegnamento di Gesù si apre con il Discorso della montagna che dichiara la centralità di poveri nell’economia del suo Regno, e in quella delle realtà umane che intendano rifletterlo, e si chiude con il Giudizio finale che verterà sul come avremo trattato i poveri (cf Mt 25, 31-6). Pare che molti dei cristiani, troppo spesso, se ne dimentichino. E tuttavia sarà proprio l’averli trattati bene il vero miracolo che ci guadagnerà la canonizzazione da parte sua.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa di Tutti i Santi (che da noi è celebrata la prima domenica di novembre) e sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.7, 2-4. 9-14; Salmo 24; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 1-3; Vangelo di Matteo, cap.5, 1-12a.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Martino Porres, servitore dei poveri, e di Léon Bloy, pellegrino dell’Assoluto.

Martino nacque a Lima (Perú), il 9 dicembre 1569, dall’unione di un aristocratico spagnolo, Juan de Porres, con una ex-schiava negra di origine africana. La sua condizione di mulatto fu sempre motivo di discriminazione. Affidato alle cure della madre, divenne allievo di un barbiere chirurgo e imparò i segreti delle cure e della farmacopea naturali. Sicché, ben presto, cominciò ad essere ricercato per le sue conoscenze e per la generosità con cui si dedicava ai malati, soprattutto i più poveri. Nel 1603 entrò nell’ordine domenicano, come laico, e in convento continuò ad esercitare la sua funzione di infermiere. Visse una vita di penitenza, preghiera e carità fino alla morte, che sopraggiunse il 3 novembre 1639.

Léon Bloy era nato a Périgueux, in Francia, l’11 luglio 1846. La sua giovinezza era stata abbastanza inconcludente; lasciati gli studi, era passato da un lavoro all’altro, mentre, sul piano religioso, aveva alternato momenti di entusiamo ad altri di ribellione e di deciso rifiuto. La svolta decisiva della sua vita si ebbe nel 1877 quando conobbe una povera prostituta, Anne-Marie Roulé, al cui riscatto Bloy si dedicò, convinto che ella possedesse una scintilla di grandezza. Lei si convertì ed egli l’adottò come maestra, fino al momento in cui la donna, caduta drammaticamente in preda alla pazzia, nel 1882, fu ricoverata in manicomio. È in questi anni che Bloy cominciò a scrivere. Di sé ebbe a dire: Io scrivo solo per Dio. E, leggendo i suoi libri, ci si rende conto che si tratta di una realtà da lui vissuta intensamente. Lontano da ogni ricerca di successo e di vanagloria, egli scriveva niente meno che per forzare l’avvento del regno dei cieli. I suoi scritti ispirarono, in vario modo, alcuni tra i maggiori scrittori del ventesimo secolo, religiosi e no, quali: Jacques e Raïssa Maritain, Georges Bernanos, Pierre Emmanuel, Léon Chestov, Nicolas Berdiaev, Franz Kafka e Thomas Merton. Intanto, nel 1890, Bloy aveva sposato Jeanne Molbech, che gli diede tre figli, uno dei quali, André, morto in tenera età. Il radicalismo e la violenza dei suoi pamphlets attirarono a Bloy l’incomprensione e l’odio dei suoi contemporanei e furono la causa non ultima della miseria che attanagliò l’esistenza della sua famiglia fino alla sua morte, avvenuta a Bourg-la-Reine, il 3 novembre 1917. Tra i suoi capolavori sono da registrare: Le Salut par les Juifs, Exégèse des lieux communs, La Femme pauvre et Les dernières colonnes de l’Église. La mistica dignità dei poveri come ambasciatori di Dio, il valore spirituale della sofferenza, la sacrosanta collera sul materialismo e l’ingiustizia del mondo, l’appassionata condanna dell’antisemitismo, sono i temi dominanti della sua produzione letteraria. Dell’antisemitismo ebbe a dire: “È il colpo più terribile che Nostro Signore ha ricevuto nella Sua Passione che continua per sempre; è il più maledetto e imperdonabile, perché egli lo riceve sul volto di Sua Madre e dalle mani di cristiani”. E, rivendicando al cristianesimo le sue radici ebraiche diceva: “Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre”.

È tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano di Leon Bloy, tratto dal suo “Exégèse des Lieux Communs”, che potete trovare in rete e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Vorresti insegnarmi, o mio amabile proprietario, cosa può essere vizio o crimine, se la povertà non lo è? Penso di averlo detto altrove, la povertà è l’unico vizio, l’unico peccato, l’oscurità esclusiva, l’irremissibile e singolarissima prevaricazione. È così che la intendete, vero, preziose Canaglie che giudicate il mondo? Sia proclamata una volta per tutte, la povertà è così infame che è l’ultimo eccesso di cinismo o il grido supremo di una coscienza alla disperazione che porta a confessarla, e che non c’è nessuna punizione in grado di espiarla. Il dovere dell’uomo è a tal punto di essere ricco, che la presenza di un solo povero grida al cielo, come l’abominio di Sodoma, e spoglia Dio stesso, costringendolo a incarnarsi e a camminare scandalosamente sulla terra, vestito solo con gli stracci delle sue profezie. L’indigenza è un’empietà, una atroce bestemmia il cui orrore non può essere espresso e che allo stesso tempo fa arretrare le stelle e il dizionario. Ah! come il Vangelo è frainteso! Quando leggiamo che “è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli”, dobbiamo essere ciechi per non vedere che questa parola esclude, in realtà, solo il cammello, poiché tutti i ricchi, senza eccezione, se ne stanno sicuramente seduti su sedie d’oro in Paradiso e che, quindi, è abbastanza impossibile per loro entrare in un posto dove sono già installati, da sempre! È problema dei cammelli infilarsi negli aghi davanti alla porta e cavarsela come possono. Non è necessario preoccuparsi d’altro. Questo luogo comune attesta, più di ogni altro, il sublime pudore del Borghese. È un velo che egli getta con semplicità, con il divino sorriso dei ragazzi dell’anfiteatro, sulla più orribile cancrena dell’umanità. (Leon Bloy, Exégèse des Lieux Communs).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-03T22:22:51+01:00da fraternidade
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