Giorno per giorno – 31 Ottobre 2019

Carissimi,
“Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc 13, 32-33). È la risposta di Gesù ai religiosi che, in buona o cattiva fede, lo vogliono allontanare, incutendogli la paura di Erode, il potente di turno, che aveva già eliminato Giovanni Battista. Erode, la “volpe”, come lo definisce qui Gesù, sarà l’unico, tra tanti personaggi, con cui Gesù rifiuterà di parlare (cf Lc 23, 9). Come invece non si esimerà dal fare con Pilato, il procuratore romano, nemico del suo popolo, a cui deve aver riconoscuto di non nascondersi dietro una qualche maschera, fingendo un’inesistente religiosità. Ciò che il potere vuole è soffocare il Vangelo, il suo annuncio e la sua pratica. In questo cerca alleati, soprattutto tra i religiosi, che hanno una qualche autorità presso il popolo. Si pensi al ruolo giocato da buona parte delle gerarchie ecclesiastiche nell’appoggio ai regimi autoritari (fascismo, nazismo, franchismo, salazarismo, dittature dell’America Latina, ecc.), e perciò anche nella persecuzione alle minoranze “confessanti” l’evangelo. Questo, quando la missione della chiesa, al pari di quella di Gesù, e all’essere stesso di Dio, sarebbe quella di cacciare i demoni, fomentatori di divisione, di violenza e di odio, e guarire la società dai suoi mali, impegnandosi a proteggere i più deboli come, secondo l’immagine applicata a sé dallo stesso Gesù, una chioccia (vittima predestinata delle volpi) protegge i suoi pulcini (v.34). Immagine che farà segretamente, o neanche tanto, sorridere molti fedeli, conquistati al cattivismo imperante. Noi, sperabilmente, no. Non desisteremo tanto facilmente dal cammino dell’evangelo. Per quanto lo vogliano Bolsonaro coi suoi emuli e i loro emissari religiosi.

Oggi ricordiamo Louis Massignon, profeta del dialogo tra le civiltà, Abba Roweis, egiziano, folle di Cristo, nonché l’inizio della Riforma protestante.

Louis Massignon nacque a Nogent-Sur-Marne (Francia), il 25 luglio 1883. Quand’era ancora incredulo, si appassionò per la cultura e la mistica islamica. Nel 1905 conobbe Charles de Foucauld, la cui testimonianza marcherà indelebilmente il cammino spirituale di Massignon. Nel 1908, accusato dalle autorità turche di spianoggio a favore del movimento nazionalista arabo, fu arrestato e incarcerato nelle prigioni di Bagdad. Qui, con una “visione” del patriarca Abramo, iniziò il processo della sua conversione, che Massignon fece coincidere con la data della sua prima confessione sacramentale, nella chiesa di san Giuseppe a Beirut, il 25 giugno 1908. Sposato con Marcelle Dansaert, ebbe tre figli. Trovò in Francesco d’Assisi il modello del dialogo con l’Islam e fece della non-violenza gandhiana la sua opzione di vita. Nel 1934, fondò con Maria Kahil, una cristiana egiziana, la Badaliya, una comunità che vuole contribuire alla fratellanza cristiano-musulmana, attraverso la preghiera, la carità e la santificazione personale. Nel 1949, Pio XII, ricevendolo in udienza, gli concesse di passare al rito cattolico greco-melchita, perché potesse essere ordinato sacerdote, nonostante il matrimonio. Solidale con la lotta di indipendenza dell’Algeria, non si stancò di pregare, digiunare, denunciare ripetutamente le violenze delle autorità coloniali francesi contro quel popolo. Morì improvvisamente d’infarto la notte del 31 ottobre 1962. Aveva scritto: “Esiste un popolo che nessuno veramente ama, perché nessuno veramente conosce, e che nessuno veramente conosce, perché nessuno veramente ama, e questo popolo è il popolo musulmano. Sento il dovere di dedicare tutta la mia vita per farlo conoscere e amare dai cristiani”.

Freig (questo il nome che gli diedero i genitori) nacque nel 1334 nel villaggio di Miniet Yameen, sul delta del Nilo, da una famiglia di contadini così poveri che il nostro, fin da bambino, dovette aiutare il padre a guadagnarsi da vivere. Nonostante la miseria, essi possedevano un cammello, chiamato Roweis (“piccola testa”), che aveva l’abitudine, quando il ragazzino non si alzava per tempo, di accovacciarglisi vicino e passargli la testa sui piedi per svegliarlo. Quando Freig ebbe vent’anni, scoppiò una dura persecuzione contro i cristiani. Temendo che questi arrivassero al punto di rinnegare la fede, decise di recarsi al Cairo, per consolare e incoraggiare i cuori pavidi. Fu allora che assunse il nome del suo vecchio cammello, Roweis, e cominciò a percorrere le regioni dell’Alto Egitto. Nulla possedendo, lavorava con le sue mani, digiunava e passava le notti vegliando e pregando. Girando nudo, con solo una cintola di cuoio in vita, passava nelle case, insegnava a pregare, benediceva le famiglie, curava i malati. Aggredito e percosso da malfattori, non si lasciava sfuggire un lamento. Spesso Cristo gli apparve, dialogando a lungo con lui. Indebolito dai digiuni e dalle privazioni, Roweis visse gli ultimi nove anni di vita , disteso sulla nuda terra. La gente continuava a recarsi presso di lui per chiedergli preghiere e consiglio. Quando presentì la fine, chiamò i suoi discepoli, lasciò loro il mandato dell’amore reciproco e li benedisse uno ad uno. Per la devozione che nutriva alla Vergine Maria, la pregò di farlo morire il giorno della sua festa. E, di fatto, egli morì il 21 babah del 1121 dell’era dei martiri (corrispondente al 18 ottobre 1404, nel calendario giuliano e, nel nostro calendario gregoriano, al 31 ottobre).

Risale al 31 ottobre 1510 la prima visita del monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546) a Roma e il suo incontro ravvicinato con la corte papale, che lo marcò dolorosamente per la frivolezza, il nepotismo e la corruzione che vi regnavano. Sette anni più tardi, il 31 ottobre 1517, Lutero avrebbe reso pubbliche le 95 tesi contro la predicazione delle indulgenze, così com’era praticata dal domenicano Johannes Tetzel. Egli non pensava ancora ad una riforma della Chiesa, né, tanto meno, sognava di provocare una divisione. Fu, infatti, solo a partire dalla sua condanna da parte del papa Leone X (1520), che Lutero, portato per una sorta di reazione a catena a posizioni ogni volta più radicali, elaborò una dottrina che mirava, nelle sue intenzioni, a restaurare i dati autentici della fede cristiana, così come sono proposti nella Sacra Scrittura. Tale dottrina chiariva con energia rinnovata i grandi principi dell’autorita della Bibbia (sola scriptura), della giustificazione per fede (sola fides), del perdono universale (sola gratia); dell’unico mediatore (solo Christo). Al di là di ogni intenzione soggettiva, il 31 ottobre divenne la data convenzionale che segna l’inizio della Riforma protestante.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.8, 31-39; Salmo 109; Vangelo di Luca, cap.13, 31-35.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui e, prendendo spunto dalla memoria di Louis Massignon, vi proproniamo una citazione, che ci pare di straordinaria attualità, tratta dal suo libro “Rifugiati europei e migrazioni internazionali” (Edizioni degli Animali). Che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ritorno alla mia visita nel paese di Abramo, all’attualità del suo patto di ospitalità con Dio, a quel luogo sacro di Mambre dove la Bibbia ce lo mostra mentre riceve la visita dei tre Angeli e, come diceva Martin Buber, dove il Kiddush di Abramo (in ebraico la benedizione sul vino), aveva consacrato il pasto che lui gli offriva rendendo il nutrimento materiale lecito agli Angeli. Questa benedizione ha fatto rientrare tutta la creazione in quella società sovrumana che è fondata sul pasto dell’ospitalità. A Mambre gli Angeli venivano a provocare Abramo perché perorasse eroicamente la causa di una città condannata e maledetta, Sodoma, che aveva voluto abusare dell’ospitalità divina nella persona degli ospiti di suo nipote Lot. Noi stessi saremo condannati se manteniamo la stessa attitudine verso i profughi di oggi, perché il Giudizio Finale sarà dato come testimonia il Vangelo sui nostri doveri d’ospitalità. Come davanti a ogni manifestazione autentica del sacro, dobbiamo adottare un’attitudine di rivolta contro qualcosa di intollerabile, contro un peccato proibito che dobbiamo far cessare ad ogni costo prima in noi stessi e poi negli altri. (Louis Massignon, Rifugiati europei e migrazioni internazionali).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 31 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-31T22:18:16+01:00da fraternidade
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