Giorno per giorno – 30 Ottobre 2019

Carissimi,
“Ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi” (Lc 13, 28-30). Stamattina, ci dicevamo che il regno di Dio ha, per così dire, più dimensioni. Rivelato e incarnato nell’evento di Gesù, è, da allora, presente come vocazione universale nella storia, e come suo sacramento e anticipazione nella chiesa fedele al suo mandato, e avrà il suo compimento definitivo nell’eternità. Il vangelo di oggi ci presentava la tragica possibilità che ci è data di tradire il suo significato. Luca, nello scriverne, aveva già presente il rischio, per la sua comunità, di ridurne la testimonianza ad una liturgia, staccata dalla vita. Chiara è infatti l’allusione all’ascolto della Parola e alla mensa eucaristica, nella rivendicazione avanzata, da chi è rimasto fuori, di entrare nella casa di cui il padrone ha ormai chiuso la porta e di fronte al suo categorico rifiuto: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze” (v. 26). Se i testimoni non testimoniano più il regno del dono, della misericordia, della grazia, esso sarà gratuitamente concesso a chi neppure lo conosceva o se ne sentiva indegno e lontano. Che è come dovrebbe essere sempre della chiesa e di chi si dice cristiano. Magari dopo essere passati per l’esperienza del pentimento e della vergogna, significati dal “pianto e stridore di denti”. In compagnia degli ultimi ed esclusi, tutti insieme ricettacoli (e così testimoni) dell’incondizionato dono del Signore.

Oggi, il calendario ci porta le memorie di Marcello di Tangeri, obiettore di coscienza, martire della non-violenza, e di Santo Dias, martire della giustizia e della solidarietà.

Giovane nordafricano, Marcello era centurione dell’esercito romano, quando, scegliendo la non-violenza, rifiutò di continuare a servire in armi l’impero. Gli atti del processo riferiscono che il 21 luglio del 298, mentre si celebrava la festa degli “augusti imperatori” Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal comandante Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di inviarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano, a Tangeri. Il 30 ottobre Marcello, introdotto alla sua presenza, fu interrogato nuovamente. Agricolano gli chiese: “Quale furore ti ha preso così da profanare il giuramento?”. Marcello rispose: “Non è certo pazzo uno che teme Dio”. Agricolano domandò ancora: “È vero che hai gettato a terra le armi?” e Marcello di ritorno: “Sì, non è lecito infatti combattere al servizio del potere di questo mondo per un cristiano che teme Cristo Signore”. Agricolano disse allora: “Si decreta che sia condannato a morire di spada Marcello che pubblicamente ha rinnegato il suo giuramento e profanato il grado di centurione, nel quale militava, ed ha pronunziato le parole piene di follie riportate negli atti del comandante”. E mentre veniva condotto al supplizio, Marcello disse: “Il Signore ti benedica”. E dopo queste parole venne ucciso con la spada.

Santo Dias era nato il 22 febbraio 1942, nella Fazenda Paraíso, municipio di Terra Roxa (entroterra di São Paulo), da Laura Amâncio e Jesus Dias da Silva. Dopo aver lavorato come bracciante, partecipando al sindacato dei lavoratori agricoli e alle sue azioni di lotta, nel 1961 fu espulso dalla terra dove era colono, per aver chiesto di essere messo a libretti e si trasferì nella capitale. Assunto in una fabbrica metallurgica, fu membro attivo delle Comunità ecclesiali di base e ministro dell’Eucaristia, agente della Pastorale operaia e leader sindacale. A causa di questa sua militanza subì ripetutamente repressione e licenziamenti, senza mai lasciarsi intimidire. Sposato con Ana Maria, da cui ebbe due figli, Santinho e Luciana, fu ucciso a 37 anni, durante una pacifica manifestazione di lavoratori metallurgici a São Paulo il 30 ottobre 1979. I funerali, presieduti, nella cattedrale di São Paulo, dal card. Paulo Evaristo Arns e da altri undici vescovi, riunirono migliaia di persone, delle comunità cattoliche, ma anche rappresentanti delle chiese evangeliche, ebrei, spiritisti, seguaci delle religioni afro e dei movimenti politici allora in lotta per la democrazia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.8, 26-30; Salmo 13; Vangelo di Luca, cap.13, 22-30.

La preghiera del mercoledì è in comunione con i cercatori dell’Assoluto, nel cammino della giustizia, della pace, della comprensione tra popoli e individui.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria di Marcello di Tangeri, con la sua scelta nonviolenta, vi proponiamo il brano di una relazione tenuta dal biblista Rinaldo Fabris, col titolo “Il nemico, una ideologia da disinnescare”, nel Convegno organizzato a fine 1983 dalla Pro Civitate Christiana di Assisi, i cui atti sono raccolti nel volumetto “Smilitarizzare l’uomo” (Cittadella Editrice). Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Qual è la nostra fedeltà all’evangelo di pace e qual è il compito dei cristiani come conseguenza di questo evangelo di pace in compagnia di tutti gli uomini destinatari della pace? Non esiste la mia sicurezza, la mia pace senza la pace per tutti gli uomini, dal giorno in cui sono saltate le barriere e le barriere giustificate in nome della ragione ultima che è l’immagine di Dio. Prima di tutto c’è un ruolo critico e profetico da parte dei cristiani, dei credenti, chiese, singoli, comunità e movimenti: smascherare l’uso ideologico della religione, di Dio, del vangelo e di Cristo. Un uso ideologico che serve ancora oggi a sacralizzare la guerra, dividendo gli uomini, demonizzando gli uomini, discriminando l’umanità tra quelli che sono civili e quelli che sono meno civili… E ancora la discriminazione tra i buoni e i cattivi; la nostra civiltà è migliore, la nostra cultura ha diritto di esistere, distruggendo l’altro che non appartiene alla nostra alleanza. Questa ideologia della guerra utilizza ancora l’immagine di Dio a copertura di una civiltà quando noi diciamo che la nostra civiltà cristiana ha diritto di essere difesa perché abbiamo Dio con noi. È ancora l’idolo! Ci è richiesta una conversione: uscire da questa falsa immagine di Dio. È la conversione all’evangelo, a Gesù Cristo, il crocifisso, che ha fatto nella sua carne degli uomini divisi un solo uomo nuovo, abbattendo l’ostilità. Dobbiamo dirlo con coraggio e forza, denunciando le manipolazioni dell’evangelo, di Dio e di Cristo. (Rinaldo Fabris, Il nemico, una ideologia da disinnescare).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-30T22:00:48+01:00da fraternidade
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