Giorno per giorno – 29 Ottobre 2019

Carissimi,
“A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami” (Lc 13, 18-19). Se mai dimenticassimo un giorno la storia di Gesù, in questa brevissima parabola e nell’altra che le segue, del lievito nell’impasto di farina, ne avremmo in qualche modo la rappresentazione simbolica. Del resto, il regno di Dio, è in primo luogo lui stesso, il piccolo seme che muore, per ritrovarsi arbusto, che, a sua volta, vive solo per prestarsi come rifugio a chi ne ha bisogno; o quel poco di pasta acida che mescolata e dissolta nella farina inerte, la fa lievitare fino a trasformarla in pane saporito per la vita del mondo (cf Gv 6, 51). Così dovrebbe essere di noi, sua chiesa, sempre che lo siamo, realtà umile, nascosta, al servizio della vita di tutti. Già, ma è davvero così?

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Mons. Christophe Munzihirwa, martire in Congo; di Manuel Chin Sooj e compagni, catechisti, martiri in Guatemala; e di Valmir Rodrigues de Souza, martire del lavoro infantile in Brasile.

Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo era nato a Lukumbo, nei pressi di Walungu (Kivu, Congo) nel 1926. Dopo essere stato ordinato prete nel 1958, nel 1963 chiese e ottenne di entrare nella Compagnia di Gesù. Dopo gli studi all’università di Lovanio, in Belgio, rientrò in Zaire, dove gli fu affidata la direzione spirituale dei gesuiti in formazione a Kimweza. Nel 1971 visse la stagione della contestazione studentesca che sfociò nell’arruolamento forzato degli studenti nelle file dell’esercito. Anche se per la sua età avrebbe potuto essere dispensato, scelse di condividere volontariamente l’arruolamento con i suoi studenti. Nel 1975 fece la sua professione religiosa solenne. Dal 1980 fu per sei anni provinciale dei gesuiti dell’Africa Centrale (Zaire, Ruanda e Burundi). Nel 1986 venne nominato vescovo coadiutore della diocesi di Kasongo, di cui divenne titolare quattro anni più tardi. Nel 1994 partecipò a Roma al Sinodo Speciale per l’Africa. Nominato arcivescovo di Bukavu, nel 1995, visse da vicino il dramma di centinaia di migliaia di rifugiati ruandesi. Durante i successivi due anni dedicò ogni sforzo per additare un cammino di pace alle forze in conflitto nella regione dei Grandi Laghi. Spirito libero, Mons. Munzihirwa si caratterizzò per uno stile di vita poverissimo e per il coraggio profetico con cui seppe in ogni occasione denunciare violenze, corruzione, ruberie, nonché i giochi e gli interessi delle grandi potenze, che agivano dietro le quinte. Fu ucciso a bastonate da alcuni soldati delle milizie ruandesi il 29 ottobre 1996.

Di Manuel Chin Sooj e dei suoi due compagni, rimasti senza nome, sappiamo solo che erano contadini e catechisti, membri del movimento organizzato dal sacerdote Andrés Girón, in Guatemala, che lottava per ottenere terre per migliaia di contadini. Dei tre, sequestrati il 29 ottobre 1987, riapparve solo il cadavere di Manuel, con i segni di orribili torture, riconosciuto dai famigliari nell’ospedale di Mazatenango, nel dipartimento di Suchitepéquez. Rimase sconosciuta la sorte degli altri catechisti.

Valmir Rodrigues de Souza era um bambino di otto anni della regione di Barreiras (Bahia). Il 29 ottobre 1991, Toinho Chorenga, il fazendeiro per cui lavorava, lo massacrò di botte per non aver impedito che la ruota di un carro restasse presa in una buca. È simbolo di tutti i bambini vittime del lavoro infantile e della violenza nei campi.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.8, 18-25; Salmo 126; Vangelo di Luca, cap.13, 18-21.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.
È tutto, per stasera. E, prendendo spunto dalle memorie di oggi, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura un brano del teologo salvadoregno Jon Sobrino, tratto dal suo libro “Gesù Cristo liberatore” (Cittadella Editrice). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La conoscenza di Dio ha sempre un suo luogo materiale e il luogo della conoscenza del Dio crocifisso sono le croci di questo mondo le quali, sia pure non meccanicamente, funzionano quasi ex opere operato. Così afferma il Nuovo Testamento, specificando quale tipo di sofferenza rende presente il Dio cristiano: non una sofferenza qualsiasi, ma la sofferenza delle vittime di questo mondo. Dio è presente nella croce di Gesù, dice Paolo. Dio è presente nei poveri che sono vittime di questo mondo, dice il capitolo 25 di Matteo. Le vittime di questo mondo sono il luogo della conoscenza di Dio, ma lo sono sacramentalmente. Danno a conoscere Dio perché lo rendono presente. Come nella croce di Gesù, anche in essi “la divinità si nasconde”, come dice S. Ignazio nelle meditazioni sulla passione, ma è lì presente. Stare ai piedi della croce di Gesù e stare ai piedi delle croci della storia è assolutamente necessario per conoscere il Dio crocifisso. (Jon Sobrino, Gesù Cristo liberatore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-29T22:58:27+01:00da fraternidade
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