Giorno per giorno – 07 Ottobre 2019

Carissimi,
“Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui” (Lc 10, 33-34). Stamattina, ci dicevamo che finché non avremo capito che il primo Samaritano, che ci si è fatto vicino, per prendersi cura di noi, è lo stesso Signore, che, in Gesù, si sceglie eretico a se stesso, trasgressore della sua stessa legge, che lo vorrebbe nemico dei suoi nemici, ed egli se ne fa invece amico, finché non avremo capito questo, rendendoci conto che in ciò consiste la nuova ed eterna alleanza, che egli stipula con noi, continueremo a negare la fede che diciamo di avere in Lui, negandoci all’accoglienza e alla cura del fratello, quand’anche suo e nostro nemico. Tutto qui. Perciò, l’unica morale che da questa fede deriva si riassume in: “Và e fà anche tu lo stesso” (v. 37).

Il calendario ci porta oggi la memoria della Beata vergine Maria del Rosario.

L’origine della festa non è, come si dice, delle più felici. Voluta da Pio V per celebrare la vittoria conseguita sulla flotta turca, a Lepanto, il 7 ottobre 1571, dicono che ancora oggi, più di quattrocento anni dopo, la Madonna non si dia pace. E quando le capita di vedere il papa Pio per le strade dei cieli (dato che l’hanno pure canonizzato per garantirgli il paradiso), scuote ancora la testa e gli fa: ma, a te, ti ha dato di volta il cervello? Già, perché a Lepanto, come in ogni guerra, passata, presente e futura, a combattersi c’erano, ci sono e ci saranno, solo dei diavoli. Quand’anche poveri. Dall’una e dall’altra parte.

Noi facciamo anche memoria di John Woolman, profeta quacchero, e di Manuel Antonio Reyes, prete, martire in El Salvador.

John Woolman era nato, il 19 ottobre 1720, quinto dei dodici figli di Samuel Woolman e Elizabeth Hudson Burr, una famiglia quacchera di Rancocas, nel New Jersey, non lontano da Filadelfia. Da ragazzo ebbe una prima rudimentale istruzione nella scuola quacchera del paese, ma la sua formazione fu comunque autodidatta. Dopo una malattia, seguita ad una sbandata adolescenziale, cominciò a lavorare come garzone in un panificio e a frequentare regolarmente gli incontri della Società degli Amici, sempre più attento ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù e preoccupato di porli in pratica. Iniziatosi al mestiere di sarto, sposò ventinovenne Sarah Ellis, da cui nacquero due figli, Mary e William. Nel 1756 cominciò a redigere il suo Diario e prese a pubblicare alcuni opuscoli contro il sistema schiavista. Tale lotta sarebbe divenuto obiettivo prioritario della sua vita. Diceva che “l’unica maniera cristiana per trattare gli schiavi è liberarli”. Sempre ospitalissimo con tutti, rifiutava tuttavia di accogliere in casa chi fosse proprietario di schiavi. Durante le guerre contro i francesi e contro gli indiani, scelse l’obiezione di coscienza, rifiutando di pagare le tasse di guerra e preferendo pagare le multe salate a cui era ogni volta condannato. Visse semplicemente, delle cose essenziali, sapendo che il desiderio smodato del lusso e delle ricchezze è la radice di tutte le oppressioni e le guerre. Decise di non mangiare nulla che contenesse zucchero o melassa perché prodotto dal lavoro degli schiavi, e rifiutò gli abiti tinti per la stessa ragione. Sosteneva che non ci si può limitare ad evitare l’oppressione diretta degli altri esseri umani, ma si deve rifiutare il consumo e il godimento di ogni bene che sia frutto dello sfruttamento umano. Inviato in Inghilterra per divulgare tra le locali congregazioni quacchere le idee abolizioniste, si ammalò di vaiolo e morì il 7 Ottobre 1772, nella città di York.

Manuel Antonio Reyes era nato il 13 dicembre 1945 a San Rafael Oriente, nel dipartimento di San Miguel (El Salvador). Era parroco di Santa Marta, nella Colonia “10 Settembre”, quando la mattina del 6 ottobre 1980 la sua casa venne perquisita e lui sequestrato da individui che dichiarano di appartenere a “nuclei investigativi”. Il giorno seguente il Ministro della Difesa, a Mons. Rivera y Damas, che gli chiede conto della scomparsa, assicura il suo interessamento. Ma, il giorno stesso, il corpo senza vita del sacerdote è ritrovato per strada. Per questo prete di trentacinque anni il suo legame con la comunità cristiana di un quartiere operaio è stato motivo sufficiente per decretare la sua morte.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Giona, cap.1,1 – 2,1. 11; Salmo (Gio 3, 2-5.8); Vangelo di Luca, cap.10, 25-37.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Con stamattina, il Sinodo per l’Amazzonia è entrato nel pieno dei suoi lavori. Noi, data la sua importanza cruciale, cercheremo di seguirlo quanto più possibile. Ed ora, nel congedarci, vi proponiamo un branno del discorso di apertura, pronunciato oggi da papa Francesco. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il Sinodo per l’Amazzonia, possiamo dire che ha quattro dimensioni: la dimensione pastorale, la dimensione culturale, la dimensione sociale e la dimensione ecologica. La prima, la dimensione pastorale, è quella essenziale, quella che comprende tutto. Noi la affrontiamo con cuore cristiano e guardiamo alla realtà dell’Amazzonia con occhi di discepolo per comprenderla e interpretarla con occhi di discepolo, perché non esistono ermeneutiche neutre, ermeneutiche asettiche, sono sempre condizionate da un’opzione previa, la nostra opzione previa è quella di discepoli. E conosco anche quella di missionari, perché l’amore che lo Spirito Santo ha posto in noi ci spinge all’annuncio di Gesù Cristo; un annuncio — lo sappiamo tutti — che non va confuso con il proselitismo. Noi cerchiamo di affrontare la realtà dell’Amazzonia con questo cuore pastorale, con occhi di discepoli e di missionari, perché quello che ci preme è l’annuncio del Signore. E inoltre ci avviciniamo ai popoli amazzonici in punta di piedi, rispettando la loro storia, le loro culture, il loro stile del buon vivere nel senso etimologico della parola, non nel senso sociale che spesso attribuiamo loro, perché i popoli hanno una propria identità, tutti i popoli hanno una loro saggezza, una consapevolezza di sé, i popoli hanno un modo di sentire, un modo di vedere la realtà, una storia, un’ermeneutica e tendono a essere protagonisti della loro storia con queste cose, con queste qualità. E noi ci avviciniamo estranei a colonizzazioni ideologiche che distruggono o riducono le specificità dei popoli. Le colonizzazioni ideologiche oggi sono molto diffuse. E ci avviciniamo senza ansia imprenditoriale di proporre loro programmi preconfezionati, di “disciplinare” i popoli amazzonici, di disciplinare la loro storia, la loro cultura; ossia quest’ansia di “addomesticare” i popoli originari. Quando la Chiesa si è dimenticata di questo, cioè di come deve avvicinarsi a un popolo, non si è inculturata; è arrivata addirittura a disprezzare certi popoli. E quanti fallimenti di cui oggi ci rammarichiamo. (Papa Francesco, Discorso di apertura del Sinodo per l’Amazzonia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-07T22:39:57+02:00da fraternidade
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