Giorno per giorno – 01 Settembre 2019

Carissimi,
“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la ricompensa alla risurrezione dei giusti” (Lc 14, 12-14). Due parabole, nel vangelo di oggi. Una che ci suggerisce di non cercare i primi posti, l’altra che ci addita a chi dobbiamo riservarli. Entrambe rappresentano il contrario di ciò che ci insegnano sin da piccoli, in una società che vive di competizione e di esclusione, invece che di collaborazione e di inclusione. L’altro è, così, l’avversario, o addirittura il nemico, da vincere ed eliminare, o il potente di cui devo guadagnare l’amicizia, la complicità e i favori. Le parabole parlano di pranzo, o di cena, probabilmente alludono anche alla mensa eucaristica, che la comunità primitiva già conosceva, e ai pericoli che incombono. Di riprodurre schemi e privilegi della società circostante, invece che essere profezia di una società altra e di plasmare così il vissuto dei fedeli. Ad un sistema che destina i primi posti ai privilegiati di sempre, che siano individui, classi o nazioni, e che manipola le coscienze dei più, illudendole, finché può, che tutti possano prima o poi accedervi, incuranti che questo possa significare l’impoverimento di altri, Gesù propone, con la radicalità che gli è propria: prima gli altri, a partire dai più poveri. Perché Dio è, da sempre, così. E così quindi si manifesta il suo regnare – che è servire – tra gli uomini. Le chiese, e qui ce n’è un buon numero, possono svendere il vangelo e vendersi l’anima, ma la Parola di salvezza non cambia. Dobbiamo farcene una ragione.

I testi che la liturgia di questa XXII Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap. 3,17-18.20.28-29; Salmo 68; Lettera agli Ebrei, cap. 12,18-19.22-24; Vangelo di Luca, cap. 14,1. 7-14.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Jesus Jiménez, martire del popolo crocifisso di El Salvador.

Jesus Jiménez, che gli amici chiamavano Chus, era un contadino, catechista e animatore di comunitá ad Aguilares. Era stato “scoperto” da padre Rutilio Grande, che aveva risvegliato in lui un amore profondo per il Signore e per i suoi fratelli e l’aveva designato, nel 1973, quando aveva ventisei anni, delegato della Parola. Lui aveva preso sul serio il suo ministero e, da subito, non si era dato pace. Era sempre in movimento, per visitare le sue comunitá, camminando a volte per ore, per raggiungere le località più isolate, aiutare a riflettere sul Vangelo, visitare gli infermi, portare l’Eucaristia. Dopo l’ondata di repressione violenta scatenata nel 1977, che costò la vita anche al padre Rutilio, prese l’abitudine di dormire fuori casa, anche per non mettere a repentaglio la vita della moglie e dei quattro figli. Una pattuglia della Guardia Nazionale lo fermò il pomeriggio del 1° settembre 1979, lo trascinò, mani e piedi legati, fino ai locali della parrocchia di El Paisnal, dove lo finì a colpi di arma da fuoco. Solo a notte, fu possibile alla moglie e ad altre donne recuperarne il corpo, per vegliarlo assieme alla comunità riunita in preghiera. Jesus aveva trentadue anni.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui e, prendendo spunto dalla memoria di Jesus Jiménez, vi offriamo in lettura una pagina del teologo e martire salvadoregno Ignacio Ellacuría. Tratta dal suo libro “Conversione della Chiesa al Regno di Dio” (Queriniana), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nessun progetto storico sostituisce l’utopia del Regno di Dio sulla terra. Nessuna realizzazione storica eguaglia l’ideale che il Regno di Dio esige per gli uomini e per i popoli. Per questo, l’annuncio pieno del Regno serve a segnalare limiti e ad animare le lotte; ma serve, soprattutto, per apportare direttrici e valori specifici che i progetti puramente terreni non possono offrire. Se il cosiddetto popolo di Dio non riesce a rendere presenti nei progetti e nelle realizzazioni storiche, sia nell’ambito delle persone che in quello delle strutture, quelle direttrici e quei valori, non è il vero popolo di Dio. Quelli che credono davvero nella forza dello spirito di Cristo non si possono conformare alle dinamiche che non sono tipiche del Regno di Dio, così come sono esemplificate nella figura di Gesù e negli altri annunziatori del Regno nell’Antico e nel Nuovo Testamento, oltre che nei continuatori storici. Il Regno di Dio predicato da Gesù non rappresenta un’alternativa dualistica ai progetti politici temporali, bensì si tratta di una presenza reale ed effettiva in quei progetti, secondo quanto è detto nell’antica parabola evangelica del lievito nella massa di farina. (Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Settembre 2019ultima modifica: 2019-09-01T22:38:35+02:00da fraternidade
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