Giorno per giorno – 20 Agosto 2019

Carissimi,
“In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mt 19, 23-24). Lo dice e, per timore che non lo si sia capito bene, lo ridice. Si tratta di un’affermazione categorica, decisiva, in ordine alla fede nel Regno. Che è ciò che a Gesù interessa. Conferma della prima beatitudine, con cui si era aperto il Discorso della montagna, vera e propria Magna Carta della comunità cristiana, per la quale il Regno dei cieli, (dove i “cieli” rappresentano uno dei sinonimi dell’impronunciabile nome di Dio), appartiene ai poveri. Non quindi una promessa per l’aldilà, ma un progetto per l’aldiquà. Non in una dimensione intimistica, anche se l’adesione a esso richiede la scelta dell’individuo, ma una realtà comunitaria. Questo ci dice quanto il cosiddetto mondo cristiano sia lontano dall’essere davvero tale, dato che si propone sempre più come lo spazio del privilegio, della rapina e dell’accumulazione di beni a vantaggio di pochi, realizzato a discapito dei più. Padre Geraldo diceva stamattina che le chiese ce l’hanno messa tutta, spiritualizzando il processo, per allargare la cruna dell’ago, nell’illusione che, a costo di smentire Gesù, prima o poi i cammelli ce l’avrebbero fatta a passare. Ma non c’è stato verso: il Regno non accade, finché i ricchi continuano a costruire il loro benessere sullo sfruttamento e l’impoverimento dei poveri. O, nelle relazioni interpersonali, finché le pretese dell’io si impongono sulle necessità dell’altro e non si aprono all’accoglienza, all’ascolto e al dialogo. Il vangelo di oggi, a scanso di facili equivoci, ce lo ricorda, una volta di più.

Oggi è memoria di Bernardo di Chiaravalle, considerato il secondo fondatore dell’Ordine cistercense; di Geert Groote, fondatore dei Fratelli della vita comune; e di William Booth, promotore dell’Esercito della Salvezza.

Bernardo nacque nei pressi di Digione, in Francia, nel 1090. A ventidue anni entrò nell’abbazia di Citeaux, dove da pochi anni Stefano Harding aveva dato avvio ad una radicale riforma dell’ordine benedettino. A soli venticinque anni fu inviato a Chiaravalle per fondarvi un’abbazia. Lì esercitò un’influenza straordinaria come maestro di spiritualità, attirando alla vita monastica un numero sorprendente di giovani e i suoi fratelli di sangue che, uno dopo l’altro, lo raggiunsero in monastero. Per trentotto anni fu l’instancabile guida spirituale di una moltitudine di monaci. Predicatore, teologo, consigliere ricercato, seppe condannare con fermezza il gusto per il potere e la ricchezza insinuatosi soprattutto nelle grandi abbazie, denunciare senza timore gli abusi di Roma, lavorare alacremente per la restaurazione dell’unità della Chiesa e per porre pace nei conflitti che investivano la società del suo tempo. Scrisse numerose opere, privilegiando sempre l’amore e la tenerezza di Dio. Certo, non mancarono, nell’attuazione sua e della chiesa del tempo, errori e contraddizioni, quale, per citarne uno solo, il ruolo svolto nell’organizzazione della seconda crociata: frutto avvelenato di una più generale idolatria di massa che, dimenticando il Vangelo della pace, aveva fatto del cristianesimo, più o meno consapevolmente, una religione della guerra, perfettamente funzionale agli interessi espansionistici delle potenze del tempo. Come, sarebbe accaduto altre volte in seguito. Bernardo morì a Chiaravalle nel 1153.

Geert Groote era nato nell’ottobre 1340, a Deventer, nella provincia olandese di Overijssel. Il padre, ricco mercante, lo inviò, appena quindicenne, a completare gli studi prima ad Aquisgrana e poi a Parigi, dove studiò medicina, teologia e diritto canonico alla Sorbona. Tornato a casa, fu chiamato, nel 1362, ad insegnare alla scuola canonicale di Deventer. In seguito ottenne la cattedra di filosofia e teologia a Colonia, lautamente pagato. L’incontro con un suo antico compagno di studi alla Sorbona, Enrico Egher, priore della Certosa di Munnikhuizen, lo portò a riflettere sulla vanità della vita che conduceva e lo spinse a rinunciare ai ricchi onorari, ai lussi e ai possedimenti, e a decidere di ritirarsi a vivere in quella stessa Certosa, dove sarebbe rimasto tre anni. Quando ne uscì, ordinato diacono, ebbe il permesso di predicare nella diocesi di Utrecht. Tale suo ministero attirò al suo seguito numerosi giovani, che egli avviò chi agli studi, chi al lavoro di copista. Ebbe però soprattutto a cuore di insegnar loro i fondamenti della vita e della pietà cristiana. Su suggerimento di uno dei suoi discepoli, Florence Radewyns, fondò, a Zwolle, i Fratelli della Vita Comune. Gli attacchi virulenti alla corruzione dei costumi presente nella chiesa, gli suscitarono numerosi nemici, che ottennero gli fosse revocata la licenza di predicare. Groote si sottomise alla decisione del vescovo, appellandosi però al papa Urbano VI. Potè comunque nel frattempo dedicarsi a riorganizzare le numerose comunità che erano venute sorgendo in Olanda, bassa Germania e Westfalia. Prima che giungesse la risposta del Papa al suo appello, Geert Groote morì, il 20 agosto 1384, colpito dalla peste contratta nell’assistenza alle vittime del contagio. Aveva scritto un giorno: “Se un uomo sa cosa sia amare Gesù e dimenticare se stesso per amore di Gesù, allora è davvero benedetto”.

William Booth nacque il 10 aprile 1829 a Sneinton, Nottingham, Inghilterra, da Mary Moss e Samuel Booth. Un improvviso tracollo familiare impedì al giovane Samuel di continuare gli studi e lo portò a lavorare come apprendista in un banco dei pegni. Convertitosi ad una fede attiva, aderì alla chiesa metodista e avrebbe voluto diventare pastore, ma un medico glielo sconsigliò per la fragile costituzione fisica. Trasferitosi a Londra, nel 1851, prese presto a dedicare il tempo libero alla predicazione all’aperto. Sposò nel 1855 Catherine Mumford, da cui avrà otto figli. Alcune incomprensioni maturate con la sua chiesa, lo portarono a continuare l’opera di evangelizzazione in maniera indipendente. Con la moglie, nel 1865, inaugurò la Società della Rinascita cristiana (denominata in seguito Missione Cristiana), votata al riscatto dei più poveri e bisognosi. Nel 1878 il nome dell’organizzazione divenne Esercito della Salvezza, e massiccio divenne il suo impegno nella lotta all’alcolismo, nella denunzia della “tratta delle bianche”, nella creazione di “alberghi del popolo”, delle mense gratuite, di scuole e case di riposo, di lebbrosari in India e altro ancora. Al primo posto restò comunque sempre la predicazione dell’Evangelo, mentre l’attività salutista aveva essenzialmente come scopo la conversione dei peccatori. William Booth diffuse l’Esercito della Salvezza in 58 Paesi e divenne personaggio sempre più riconosciuto e ammirato a livello internazionale. Morì il 20 agosto 1912, a 83 anni. In barba al medico che gli aveva diagnosticato una costituzione fragilina.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Giudici, cap.6, 11-24a; Salmo 85; Vangelo di Matteo, cap.19, 23-30.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di un discorso di Bernardo di Chiaravalle. Tratto dal suo “Commento al Cantico dei Cantici”, è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Mi glorio sicuro se, mi dice la coscienza, non mi usurpo nulla della gloria del Creatore: davvero sicuro, perché non contro il Signore, ma nel Signore. Gloriarsi così, non ci è proibito, ma consigliato, dove si dice: Cercate la gloria gli uni dagli altri, e non volete quella che è dal solo Dio (Gv 5,44). In realtà, gloriarci in Dio solo ci viene solo da Dio. E non è mediocre questa gloria, tanto vera in quanto viene dalla verità, e in verità tanto rara che appena pochi perfetti si gloriano in essa. Vadano dunque i vani figli degli uomini, i bugiardi figli degli uomini, vadano e tutti ugualmente ingannino nella vanità. Chi sapientemente si gloria proverà l’opera sua e la esaminerà diligentemente al lume della verità; e così avrà gloria in se stesso, non nella bocca altrui. Sono sciocco se affido la mia gloria alle tue labbra, e quando la vorrò, dovrò venirla a mendicare da te. Non sei tu sempre libero di lodarmi o biasimarmi a tuo piacimento? Ma la tengo con me, io stesso me la conservo più fedelmente per me. Anzi, non l’affido neanche a me stesso; la faccio conservare piuttosto da colui che è potente a conservare il mio deposito fino a quel giorno, cauto nel custodirlo, fedele nel restituirlo. Allora vi sarà una lode sicura a ciascuno da parte di Dio, solamente a coloro che avranno disprezzato le umane lodi. Poiché la gloria, a coloro che gustano le cose terrene si muterà in confusione, come dice anche Davide: Quelli che cercano di piacere agli uomini sono confusi, perché Dio li ha respinti (Sal 52,6). (Bernardo da Chiaravalle, Commento al Cantico dei Cantici, Sermone XIII, VI).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Agosto 2019ultima modifica: 2019-08-20T22:40:14+02:00da fraternidade
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