Giorno per giorno – 03 Agosto 2019

Carissimi,
“Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: Non ti è lecito tenerla! Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta” (Mt 14, 3-5). Poi però si presenta sempre l’occasione! I Giovanni Battista del nostro tempo, che lo facciano con le loro parole, con i loro gesti e manifestazioni, o con le loro silenziose esistenze schiacciate sotto il peso dell’oppressione, denunciano ancora il “non lecito” di cui il Sistema della rapina, dell’egoismo del dominio, l’Erode di sempre, si fa carico nella sua azione di governo. Noi, con chi stiamo?

Il calendario ci porta oggi le memorie di Mons. Marcos Gregorio McGrath, pastore coraggioso della chiesa di Panama, e di Rashi (Shelomò ben Yitzchak), sapiente d’Israele.

Marcos Gregorio McGrath Renauld era nato a Città di Panama, il 10 febbraio 1924, quarto figlio di John Thomas McGrath e di Louise Renauld. Nel 1942, entrò nel noviziato della Congregazione di Santa Croce e, dopo gli studi di filosofia e teologia, fu ordinato presbitero l’11 giugno 1949. I superiori, lo inviarono poi a Parigi e a Roma per approfondire gli studi teologici. Ebbe così l’opportunità di entrare in contatto con il pensiero rinnovatore di Congar, De Lubac, Rahner e Guardini, e di correnti filosofiche come il personalismo e l’umanesimo cristiano, che preparavano il cammino al Concilio Vaticano II. Ugualmente conobbe e apprezzò i grandi movimenti precursori del Concilio: il movimento liturgico, il movimento biblico, l’Azione cattolica e il suo metodo di lettura della Parola, detto del “Vedere, giudicare, agire”, che si diffuse in seguito in tutta l’America Latina. Nel 1953, inviato a Santiago del Cile, fu via via professore, cappellano dell’Azione cattolica, direttore spirituale. Fondò le Opere Sociali San Giorgio, con l’intento di destare la coscienza sociale dei giovani, mettendoli a contatto con la povertà urbana e rurale e accompagnandoli in progetti di sviluppo sociali e nelle missioni nei settori popolari. Nel 1961 fu nominato vescovo ausiliare di Panama, poi Vescovo di Veraguas, dove potè porsi al servizio dei più poveri, i contadini e gli indigeni, impegnandosi altresì nella lotta per il ritorno del Paese alla democrazia e al rispetto dei diritti umani. Prese parte al Concilio Vaticano II, dove collaborò attivamente nella stesura della Costituzione Gaudium et Spes. Nel 1969 fu nominato arcivescovo di Panama, incarico che mantenne fino al 1994, quando si dimise per raggiunti limiti di età. Colpito dal morbo di Parkinson, la sua malattia fu lunga e penosa; egli cercò tuttavia, in ogni modo, di mantenersi attivo nello studio, nel lavoro, nella riflessione e soprattutto nella preghiera, fedele nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, sino agli ultimi giorni. Morì il 3 Agosto 2000, alle 6 del mattino, in piena celebrazione del Giubileo per l’entrata nel Terzo Millennio.

Eminente studioso ed esegeta del TaNaK (la Bibbia ebraica) e del Talmud, Shelomó ben Yitzchak nacque a Troyes, in Champagne, il 22 Febbraio 1040, figlio (come dice il nome) di Yitzchak e di Leah. Dopo essersi sposato all’età di diciassette anni, si recò a studiare dapprima a Worms, nella yeshivà di Rabbi Yaakov ben Yakar, e successivamente, alla morte di questi, a Magonza. A venticinque anni fece ritorno nella città natale. Lì s’impiegò in un’azienda vinicola ebraica, ma continuò ad approfondire lo studio delle Scritture ed entrò a far parte del locale tribunale rabbinico, di cui assumerà in seguito la direzione. Nel 1070 aprì una sua yeshivà, dove presto acorsero alunni da ogni parte della Francia. I commentari che venne redigendo lungo gli anni ebbero tra l’altro il pregio di rendere accessibili ai laici la maggior parte dei testi sacri. Fu uomo che seppe sempre coniugare l’amore e la devozione per la Parola, il gusto per il lavoro e le cose semplici della vita, il rigore morale della condotta, l’umiltà nelle relazioni con il prossimo e la misericordia con gli erranti. Circa l’interpretazione fornita nei suoi commenti, Rashi affermava che non gli derivava dai suoi maestri né dalla tradizione ebraica, ma che gli era stata rivelata dal Cielo. L’opera di Rashi fu continuata dai suoi discepoli, attraverso le glosse apportate al commento del Talmud del maestro, contribuendo così a sviluppare sempre nuovi principi e aggiornamenti. Nel 1096 le bande di fanatici organizzate nella Prima Crociata fecero irruzione nella Lorena, massacrando dodicimila ebrei e mettendo a ferro e fuoco numerose comunità. In quell’occasione Rashi compose numerosi salmi penitenziali per piangere quelle morti e distruzioni. Passò i suoi ultimi anni nella città di Worms, collaborando alla ricostruzione della locale Comunità. Lì, morì il 29 del mese di Tammuz dell’anno ebraico 4865 (corrispondente al 20 luglio del 1105).

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Levitico, cap.25, 1. 8-17; Salmo 67; Vangelo di Matteo, cap.14, 1-12.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria di Rashi, scegliamo di congedarci offrendovi in lettura una pagina tratta da “Un mondo di grazia. Midrash sui salmi” (Edizioni Qiqajon), con introduzione, traduzione e note a cura di Alberto Mello. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Preghiera di David. Piega il tuo orecchio, Signore, rispondimi perché povero e misero io sono. Custodisci la mia vita, perché sono benevolo: Dio mio, salva il tuo servo che spera in te” (Sal 86, 1-2). “Piega il tuo orecchio, Signore, rispondimi”. Rabbi Levi dice: Questo è il privilegio che Mosè ha concesso alla tribù di Giuda nell’ora in cui stava per congedarsi da questo mondo, come è detto: “Questa (é la benedizione) che egli disse per Giuda: Ascolta, Signore, la voce di Giuda” (Dt 33, 7). Per questo (David può dire): “Piega il tuo orecchio, Signore, rispondimi”. “Custodisci la mia vita, perché sono benevolo (chasid)”. Il Santo – benedetto sia – è chiamato chasid, come è detto: “Perché benevolo io sono, oracolo del Signore, non conserverò per sempre la mia ira” (Ger 3,12). Come può dunque David chiamare se stesso chadid? Dice Rabbi Abba in nome di Rabbi Alexandri: Chiunque ascolta una maledizione su di sé e tace, benché abbia tutta la possibilità di controbattere, diviene partecipe (degli attributi) del Santo – benedetto sia -, il quale ascolta le bestemmie che gli rivolgono i pagani, eppure tace. Anche David si è sentito maledire, eppure ha taciuto. Per questo ha potuto dire: “Custodisci la mia vita, perché sono benevolo”. (Un mondo di grazia. Midrash sui salmi).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Agosto 2019ultima modifica: 2019-08-03T22:12:04+02:00da fraternidade
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