Giorno per giorno – 31 Luglio 2019

Carissimi,
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13, 44-46). Che la proposta del Regno la si sia incontrata quasi per caso o che ci si sia imbattuti in essa dopo una lunga e faticosa ricerca, possiamo dire davvero di aver rinunciato a qualsiasi altro avere, per seguirla, o, invece, già da subito, la si è accompagnata a mille altre futilità, al punto da dimenticarla in fondo a un metaforico baule, tra le cose vecchie di casa? Ce lo chiedevamo, stamattina, durante la preghiera, nella chiesa del Rosario, dove ci aveva invitato frei José Roberto, per il momento solo (con Dio, aggiunge lui), in comunità, dopo la recente scomparsa, a distanza ravvicinata, di frei Marcos e di frei Casimiro. E ce lo chiedevamo in relazione alla Chiesa, agli ordini e congregazioni religiose, alle nostre comunità, e a noi stessi. Quante volte, spenti gli entusiasmi iniziali, ci si è lasciati prendere dalla routine, incamminandoci per una vita che è venuta via via soffocando la contagiosa gioia del Vangelo. E, a significare la riscoperta del tesoro, si ricordava il miracolo del Concilio, e, dato che oggi era la memoria di Ignazio di Loyola, il rinnovamento audace della Compagnia di Gesù, all’epoca di Pedro Arrupe, e la testimonianza resa da essa, con molti altri, alla Chiesa dei poveri, quanto meno qui da noi, in America Latina. Parola che chiede, comunque, soprattutto a noi, di svegliarci da ogni torpore, abbandonare ogni stanchezza e disincanto, in questi tempi oscuri, in cui sembra prevalere il potere del male, nelle sue mille forme, e di ritornare al primo amore (cf Ap 2, 4).

Il calendario porta oggi la memoria di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.

Iñigo (Ignazio) Lopez de Loyola era nato ad Azpzitia, nel Paese Basco, nel 1491, ultimo di tredici figli di Beltran Ibañez de Oñaz e di Marina Sanchez de Licona. Quindicenne, orfano di padre e madre, viene inviato a corte, dove sarà educato alla vita cavalleresca. È donnaiolo, sfrontato e attaccabrighe, quanto basta e avanza. Nel 1515 finirà addirittura sotto processo per non meglio precisati “enormi delitti” commessi durante il carnevale. Intrapresa la carriera militare, durante l´assedio francese alla fortezza di Pamplona, nel 1521, un proiettile lo raggiunge alla gamba, azzoppandolo. È la sua via di Damasco. Durante la convalescenza, Ignazio ha modo di ripensare radicalmente la sua vita. Si reca nel monastero di Montserrat, dove fa la confessione generale della sua vita, decidendo, poi, di condurre una vita di penitenza, come eremita, a Manresa, in una grotta isolata di quella regione. Qui, un anno dopo, improvvisamente, scopre la vocazione all’attività apostolica. Si reca in pellegrinaggio in Terra Santa e, al ritorno, inizia una rigorosa preparazione intellettuale, studiando latino a Barcellona e filosofia e teologia nelle università di Alcalá (dove sarà inquisito per sospetta eresia), Salamanca e Parigi. In questa città comincia a riunire alcuni compagni, con cui, il 15 agosto 1534 costituisce la Compagnia di Gesù, la cui attività abbraccerà predicazione, insegnamento, missioni ecc., conoscendo presto un rapido sviluppo. Appassionato di Cristo e della Chiesa, lo stesso Ignazio esercita un’intensa attività apostolica, nella guida della Compagnia, con i suoi scritti e curando e orientando la formazione dei suoi discepoli. Di grande aiuto per quanti desiderano sinceramente consacrarsi a Dio risulteranno essere i suoi “Esercizi Spirituali”. Ignazio muore a Roma, il 31 luglio 1556.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap. 34, 29-35; Salmo 99; Vangelo di Matteo, cap. 13, 44-46.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

Il nostro amico Frédéric Vermorel, monaco eremita a Sant’Ilarione, in S. Nicola di Caulonia (RC), celebra oggi l’anniversario dei suoi voti solenni. Come sempre, lo abbiamo ricordato al Signore, nella preghiera della comunità, con affetto e gratitudine.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Ignazio di Loyola, datata 17 novembre 1555, solo pochi mesi, perció, prima della sua morte. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Mi sembra che lei debba risolversi a fare con calma ciò che può. Non si preoccupi di tutto, abbandoni invece alla divina Provvidenza quel che non riesce a compiere da sé. A Dio sono gradite la nostra cura e la nostra ragionevole sollecitudine per condurre in porto gli affari di cui abbiamo il dovere di occuparci. L’ansietà e l’inquietudine dello spirito non piacciono affatto a Dio. Il Signore vuole che i nostri limiti e le nostre debolezze trovino sostegno nella sua forza e nella sua onnipotenza; Egli vuole vederci credere che la sua bontà può supplire all’imperfezione dei nostri mezzi. Quanti si caricano di numerosi affari, anche con una retta intenzione, debbono risolversi a fare semplicemente quanto è in loro potere, senza affliggersi se non riescono a minimizzare tutto come vorrebbero. A condizione, beninteso, che abbiano compiuto tutto ciò che la natura umana può e deve fare secondo le indicazioni della coscienza. Se bisogna lasciare da parte certe cose, occorre armarsi di pazienza e non pensare che Dio si aspetti da noi ciò che noi non possiamo fare: Egli non vuole che l’uomo si affligga dei suoi limiti. Posto che si dia soddisfazione a Dio – cosa più importante che dare soddisfazione agli uomini – non è necessario affaticarsi oltremisura. Anzi, quando ci si è sforzati di fare il proprio meglio si può abbandonare tutto il resto a colui che ha il potere di compiere tutto ciò che vuole. Piaccia alla divina bontà di comunicarci sempre la luce della Sapienza, perché possiamo vedere chiaramente e compiere fermamente il suo beneplacito, in noi e negli altri… così che accettiamo dalla sua mano ciò che ci manda, facendo attenzione alle cose più importanti: la pazienza, l’umiltà, l’obbedienza e la carità. Che Gesù Cristo solo sia nelle nostre anime con i suoi doni spirituali. Amen. (Ignazio di Loyola, Lettera del 17 novembre 1555).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 31 Luglio 2019ultima modifica: 2019-07-31T22:08:26+02:00da fraternidade
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