Giorno per giorno – 23 Luglio 2019

Carissimi,
“Gesù, rispondendo a chi gli parlava, disse: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 48-50). Chi sono i veri famigliari di Gesù? Nel vangelo ascoltato stamattina, egli afferma che la parentela con lui non è determinata dai legami di sangue, né perciò, per estensione, da vincoli di carattere etnico, culturale o religioso, ma unicamente dalla scelta di fare la volontà del Padre. Assumere questa come progetto di vita, richiede di sapere in che cosa consista ciò che Gesù chiama la proposta del Regno, su cui sapremo di più a partire dalle parabole che Matteo riunisce nel capitolo che cominceremo a leggere domani (Mt 13). Ma che già sappiamo identificarsi con Gesù stesso, nella sua origine-vocazione-destinazione di Figlio amato, che testimonia l’amore incondizionato del Padre, superando ogni confine e barriera, persino quella apparentemente invalicabile dell’inimicizia, così come si è visto nel Sermone della montagna, per rendere tutti coscienti del loro essere ugualmente figli e perciò tra di loro fratelli. Questa è la missione a cui è chiamata la Chiesa, se vuole essere chiesa di Cristo. Questa, la vocazione dei cristiani, se non vogliono starsene “fuori” (dalla Chiesa, pur credendosi chiesa), come successe in quell’occasione alla madre e ai fratelli di Gesù.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Giovanni Cassiano, monaco, e di Antonio delle Grotte di Kiev, fondatore del monachesimo russo.

Di Giovanni Cassiano non si sa bene dove sia nato. Qualcuno suggerisce Dobrugia, nell’attuale Romania, verso il 360. Da famiglia altolocata, che potè garantirgli un’istruzione di tutto rispetto. Senza che questo lo legasse più di tanto. Che anzi, ventenne, partì con un amico, Germano, per il Medio Oriente. Entrambi cercavano di saperne di più, sulla vita dei monaci che avevano preso a popolare quella regione, optando per una radicale contestazione della logica e dei valori mondani. Dei quasi vent’anni che trascorse nel deserto sono frutto le Conferenze Spirituali e le Istituzioni Cenobitiche, due opere che completerà più tardi e che alimenteranno la spiritualità di molte generazioni di monaci. Verso il 400 Cassiano si recò a Costantinopoli, dove divenne presto amico e collaboratore del santo patriarca di quella che era la capitale dell’Impero romano d’Oriente, Giovanni Crisostomo. Dopo che, nel 404, questi cadde in disgrazia presso l’imperatrice Eudosia e fu mandato in esilio, troveremo Giovanni Cassiano a Roma, per alcuni anni e, successivamente, in Gallia, dove nel 415 fondò, a Marsiglia, il monastero di San Vittore, alla cui guida resterà fino alla morte avvenuta nel 435.

Antip era nato nel 983 a Lubec, nei pressi di Tchernigov. Recatosi in pellegrinaggio al Monte Athos, rimase affascinato dalla vita che i monaci vi conducevano e scelse di entrare nel monastero di Esphigmenon, assumendo il nome di Antonio. Qualche anno più tardi, il suo igumeno, Teotisto, lo convinse a ritornare in patria, per piantarvi il fermento della vita monastica. Tornato dunque a Kiev, Antonio si stabilì in una grotta sul monte Berestov, sulle rive del Dnjepr, nei pressi della città, presto seguito da altri giovani della zona, tra cui Nicon, che era già sacerdote, Teodoro e Barlaam. Quando i suoi seguaci giunsero a dodici, Antonio, designò come loro igumeno Barlaam e, successivamente, Teodosio, e si ritirò a vivere in solitudine in un luogo più appartato. Nel frattempo, ricevuto in dono dal principe Isiaslav la proprietà delle terre intorno alle grotte, i monaci cominciarono a costruirvi la Pecerskaja Lavra, il Monastero delle Grotte. L’igumeno Teodosio, convinto che il monastero non potesse vivere solo in funzione di se stesso, lo dotò di un ospedale, per accogliervi i malati della regione, una foresteria per i pellegrini e una mensa, dove potessero saziarsi coloro che avevano fame. Lui stesso poi, guidò i suoi monaci più con l’esempio che con le parole, continuando a prestare il suo servizio in cucina e nei campi, così come nella cura dei malati. Antonio morì novantenne il 10 luglio 1073 (data del calendario giuliano, corrispondente al 23 luglio del nostro calendario). Teodosio morì un anno più tardi, il 3 maggio 1074. Della Lavra di Kiev, un’antica cronaca dice: “Molti monasteri furono costruiti con la ricchezza di principi e nobili, ma questo fu il primo ad essere costruito con lacrime, digiuni e preghiere”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap.14,21 – 15,1; Salmo (da Es 15); Vangelo di Matteo, cap.12, 46-50.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Giovanni Cassiano, tratto da “Le Istituzioni cenobitiche”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Iddio, creatore dell’universo, ben sapendo più d’ogni altro il segreto di curare le sue creature e conoscendo che non negli altri, ma in noi stessi s’affondano le radici e le cause delle nostre colpe, non ci domanda di abbandonare la convivenza con i nostri fratelli e di evitare coloro che riteniamo siano stati da noi offesi oppure abbiano essi stessi disgustato noi; al contrario, Egli vuole che cerchiamo di cattivarceli, ben sapendo che la perfezione dell’anima non si acquista tanto col separarci dagli uomini, quanto piuttosto con l’esercizio della pazienza. Ed è vero che la pazienza saldamente posseduta, come può, da una parte, mantenerci sereni perfino con quelli che ricusano la pace (cf Sal 119 [120], 7), cosi pure, se essa non è stata assicurata, potrà, al contrario, provocare continuamente la discordia anche con quelli che sono già perfetti e migliori di noi. In realtà non potranno mancare nella vita comune occasioni di turbamento, al punto da farci perfino proporre di abbandonare coloro, con i quali abbiamo a convivere, ma con questo non eviteremo le vere cause della tristezza che ci avranno indotto a separarci dai primi compagni; semplicemente, le muteremo! (Giovanni Cassiano, Le istituzioni cenobitiche, IX, 7).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Luglio 2019ultima modifica: 2019-07-23T21:54:48+02:00da fraternidade
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