Giorno per giorno – 26 Giugno 2019

Carissimi,
“Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7, 17-20). Certo, ci dicevamo stamattina, ci sono casi eclatanti, che rivelano la contraddizione tra ciò che si dice di essere e ciò che poi concretamente si fa. Ma ce n’è anche di più discreti e quotidiani. È facile andare con la Bibbia sotto il braccio, e agire poi contro i suoi insegnamenti. Dirsi cristiani, e comportarsi fuori da ogni riferimento all’agire di Gesù. Definirsi evangelici e snobbare il Vangelo; cattolici, cioè, universali, e preoccuparsi solo del proprio particolare. L’albero buono per eccellenza, per noi cristiani, è la croce di Gesù e la sua logica – dono di sé per la vita degli altri e perdono a chi ci fa del male – : possiamo dire che ogni nostra azione sia il frutto buono maturato dalla nostra ispirazione ad essa? Difficile, molto difficile. Lasciamo dunque che il nostro essere alberi cattivi sia ogni volta estirpato e bruciato nel fuoco dell’amore divino. Per cominciare ogni volta di nuovo.

Oggi facciamo memoria di don Lorenzo Milani, prete dalla parte degli ultimi. Quello di “I care”, mi interessa, mi preoccupa, ho cura. L’esatto contrario del “Me ne frego”. Con lui ricordiamo Hans Urs von Balthasar, uno dei teologi più prolifici e prestigiosi del secolo scorso.

Lorenzo Milani era nato a Firenze il 27 maggio 1923, da una famiglia della borghesia intellettuale, di tradizione agnostica. Ebreo per parte di madre, nel 1943 si convertì al cristianesimo e decise di diventare prete, solo, come scriverà, “per spogliarsi di ogni privilegio”. Ordinato nel 1947, fu subito visto con sospetto e perseguitato dalla gerarchia ecclesiastica per il radicalismo delle sue scelte a favore dei poveri. Mandato al “confino ecclesiastico” in un paesino di montagna, organizzò una scuola per restituire la parola a quelli che chiamava i “paria” italiani. A loro, sempre severo, esigente, intollerante, ma tenerissimo, dedicherà tutto se stesso, sino alla fine. Nel 1965, con una Lettera ai Cappellani militari, prese posizione a favore dell’obiezione di coscienza. Venne denunciato e processato. Morì dopo una lunga malattia, a 44 anni, il 26 giugno 1967, poco dopo aver terminato di scrivere con i suoi studenti “Lettere a una Professoressa”, una denuncia della scuola classista che escludeva inesorabilmente i figli dei poveri. Le sue ultime parole, prima di morire, furono: “Un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza”. Che miracolo? “Un cammello che passa nella cruna di un ago”. Ai suoi ragazzi aveva lasciato scritto: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”.

Nato a Lucerna (Svizzera) il 12 agosto 1905, Hans Urs von Balthasar entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù il 28 novembre 1928 e fu ordinato prete il 26 luglio 1936. Da allora in avanti dedicherà tutta la sua vita allo studio e all’approfondimento delle questioni teologiche a stretto contatto con i maggiori teologi del tempo, ma anche con l’apporto (che il nostro considererá indispensabile per intendere la genesi e il significato complessivo della sua opera) di Adrienne von Speyr, una donna, il cui cammino di fede fu segnato da straordinarie esperienze mistiche e con cui fondò l’istituto secolare Comunità di san Giovanni. Lasciata la Compagnia di Gesù nel febbraio 1950, von Balthasar guadagnò, nei decenni successivi, crescente spazio e attenzione sulla scena teologica internazionale. Pose come obiettivo della sua produzione teologica: “dimostrare la realtà di Cristo come la cosa insuperabilmente massima, id quo majus cogitari nequit, perché precisamente è la parola umana di Dio per il mondo, è l’umilissimo servizio di Dio che adempie oltre misura ogni mira umana, è l’estremo amore di Dio nella gloria del suo morire, affinché tutti oltre se stessi vivano per lui”. Che è, appunto, l’Amore. Von Balthasar morì il 26 giugno 1988, mentre si apprestava a celebrare messa.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.15, 1-12.17-18; Salmo 105; Vangelo di Matteo, cap. 7, 15-20.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, in differenti cammini, spesso lontani da tradizioni e istituzioni religiose, testimoniano i valori della giustizia, della fraternità e della pace.

Oggi è anche la Giornata mondiale di lotta alle droghe, questa forma di lento e inesorabile suicidio, diffusa, diffusissima, anche in questo nostro paese e perfino in questo sperduto angolo della periferia del mondo. Ed è anche la Giornata Internazionale di appoggio alle vittime della tortura, voluta dall’ONU, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessitá di por fine all’uso della tortura e ottenere da tutti l’applicazione della Convenzione contro i trattamenti crudeli, disumani e degradanti contro la persona. Siamo chiamati anche noi a fare la nostra parte.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una pagina del libro di don Lorenzo Milani, “Esperienze pastorali” (Società Editrice Fiorentina). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
In sette anni di scuola popolare non ho mai giudicato che ci fosse bisogno di farci anche dottrina. E neanche mi son preoccupato di far discorsi particolarmente pii o edificanti. Ho badato solo a non dir stupidaggini, a non lasciarle dire e a non perder tempo. Poi ho badato a edificare me stesso, a essere io come avrei voluto che diventassero loro. A aver io un pensiero impregnato di religione. Quando ci si affanna a cercare apposta l’occasione di infilar la fede nei discorsi, si mostra di averne poca, di pensare che la fede sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita e non invece modo di vivere e di pensare. Ma quando questa occasione non si cerca, purché si faccia scuola e scuola severa, si presenterà da sé, sarà anzi sempre presente e nei modi più impensati e meno coscienti. Lungo l’anno i giovani ci vedranno agire, reagire, pensare, rispondere in mille occasioni diverse, sempre eguali a noi stessi, sempre e senza sforzo presenti alla nostra visione della vita. La superiorità pratica di questo modo di far dottrina su quello metodico è dimostrata fra l’altro dal fiasco del catechismo. E in quanto alla Grazia, che è insostituibile premessa alla fede, non c’è nessun motivo di credere che il Signore voglia riservarne di più per i giovani irrazionalmente e inefficacemente catechizzati che non per i miei. Se ci ha vestito da preti secolari vien fatto di credere che abbia voluto affidare alla nostra mente umana il compito di cercare la via umanamente più efficace di spianar la strada alla Grazia. Perché dunque ce la dovrebbe poi negare e abbondante? (Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Giugno 2019ultima modifica: 2019-06-26T22:58:28+02:00da fraternidade
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