Giorno per giorno – 18 Giugno 2019

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5, 43-45). Il salmista recitava: “Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano e non detesto i tuoi nemici? Li detesto con odio implacabile come se fossero miei nemici” (Sl 139, 21-22). E ancora, per dare concretezza all’odio che provava: “Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male”(Sl 101,8). Non mancano nel Primo Testamento racconti di stragi (di uomini, donne, vecchi e bambini) ordinate da Dio, o interpretate come tali, rispetto ai quali i crimini pur efferati del Daesh risulterebbero ben poca cosa. Come che sia, Gesù oppone la sua Parola, mette in gioco la sua autorità: “Fu detto…, ma Io vi dico”. In molti ambiti che si dicono cristiani, ci si riferisce ancora alla parola degli antichi, quasi Gesù non fosse intervenuto a correggerla. Ancora una volta, per eccesso. Non solo non odiare, non perseguitare, non rispondere a violenza con violenza, ma “amare i nemici e pregare per coloro che ci perseguitano”. Perché mai? Perché Dio è così. Discorso su Dio, dunque, prima che comportamento richiesto ai discepoli di Gesù. Dio, al contrario di come l’umanità era abituata a immaginare gli dèi, non fulmina nessuno, non provoca terremoti, non distrugge i templi, le case, le discoteche di blasfemi, immorali e pagani. Fa, invece, sorgere indifferentemente il sole e cadere la pioggia su buoni e cattivi, giusti e ingiusti, credenti e miscredenti. E ci chiede, se vogliamo fare la differenza, di comportarci così. Di più, Gesù dice che in questo consiste la perfezione di Dio. E ci sarebbe da disperarsi, se non fosse che così, anche incalliti peccatori o chissà inveterati farisei che si sia, avremo la certezza del suo perdono. Capace, una volta sperimentato, di convertirci.

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi le memorie di Bernardo Mizeki, martire nel Mashonaland; di P. Giovanni Vannucci, maestro spirituale del nostro tempo; di Maria Teresa Porcile Santiso, teologa al femminile.

Nato nel 1861 nella regione dell’attuale Mozambico, Bernardo Mizeki si trasferì, a dodici anni, a Città del Capo (Africa del Sud), dove per dieci anni lavorò come operaio, abitando in una baraccopoli. Divenuto cristiano, quando completò gli studi, fu inviato a lavorare come agente di pastorale laico nel Mashonaland, nell’attuale Zimbabwe. Ogni giorno, pregava l’Ufficio Divino, coltivava il suo orticello, per trarne i mezzi di sussistenza, studiava la lingua locale e creava relazioni d’amicizia con la gente del villaggio. Attento alle caratteristiche della religione dei Shona, seppe inculturare l’annuncio cristiano nella fede monoteistica nel Dio unico, Mwari, e nella sensibilità alla vita dello spirito. Minacciato più volte e poi rapito da un gruppo di estremisti, fu ucciso per la sua fedeltà a Cristo, il 18 giugno 1896. Il luogo della sua morte divenne centro di grande devozione per gli anglicani e altri cristiani.

Nato a Pistoia il 26 dicembre 1913, Giovanni Vannucci fece la sua professione religiosa nell’ordine dei Servi di santa Maria. Nei primi mesi del 1951, con alcuni confratelli si associò per qualche mese alla nascente e allora contestata comunità cristiana creata a Nomadelfia (Grosseto) da don Zeno Saltini. Aveva affermato in quei mesi: “C’è troppa separazione tra monaci e popolo, non ci sono ponti di comunicazione, siamo nettamente separati, non c’è comunione. Noi portiamo l’eredità di un inquinamento del quale dobbiamo cercare generosamente, con una decisione coraggiosa e ferma, di liberarci […] perché possiamo tradire il Vangelo anche non ascoltando la voce della storia”. I provvedimenti disciplinari che, nel clima dell’epoca, seguirono, trovarono il frate consenziente e docile, convinto che una tale prova rappresentasse la necessaria potatura operata da Dio in vista di un suo cambiamento radicale. Restò per un anno nel convento di Sansepolcro, interessandosi vivamente ai problemi dei più poveri ed emarginati e, successivamente a Firenze, dove, negli anni che seguirono, fu l’animatore di iniziative culturali e caritative, che suscitarono un forte risveglio religioso della città. Nel 1967, potè finalmente dar vita a un suo antico sogno: quello di avviare una comunità dedita alla preghiera, al lavoro e all’accoglienza, nella povertà e nell’allegria, dove a tutti “fosse concesso di portare a maturazione i propri doni e servire l’uomo con essi”. Fu ciò che egli fece fino alla morte, avvenuta il 18 giugno 1984, nell’Eremo di san Pietro a Le Stinche, nel Chianti.

Di Maria Teresa Porcile Santiso, teologa cattolica, nata in Uruguay nel 1943, non disponiamo di dettagli biografici. La ricordiamo con un profilo, probabilmente da lei stessa ispirato, per la presentazione di un’opera collettanea, che suona così: “Come Teresa di Lisieux, la sua patrona, vuole imparare l’ebraico per leggere la Bibbia. Studia all’Istituto di cultura ebraica di Montevideo, dove incontra altri cristiani e vive l’apprendistato della tradizione religiosa in un ambito giudeo-cristiano. Molto importante è stato, per lei, un soggiorno in kibbutz in Israele. Attratta dalla vita contemplativa, ha fatto per sei anni un’esperienza di formazione in questo senso. Ma ha deciso di vivere la sua vocazione al di fuori di ogni ordine religioso, consacrandola allo studio e al dialogo. Studi di pedagogia e di filosofia all’Università cattolica di Montevideo. Prosegue la sua formazione ecumenica all’Istituto del Consiglio ecumenico di Ginevra, dove insegna per diversi anni. Dottorato di teologia a Friburgo. Viaggia molto per congressi, sessioni, ritiri. Definisce la sua teologia come “teologia nomade in cerca d’identità”. Alcuni mesi all’anno, insegna la Bibbia e l’ecumenismo all’Istituto di formazione dei preti di Montevideo”. Muore, aggiungiamo noi, il 18 giugno 2001. Aruna Gnanadason, incaricata del Programma Donna al Consiglio Mondiale delle Chiese, ricordandone la figura, ha detto: “Lei stessa era un’espressione della sua teologia: profondamente spirituale, era totalmente coinvolta nelle lotte dei poveri, delle donne e di tutti gli esclusi”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera ai Corinzi, cap. 8, 1-9; Salmo 146; Vangelo di Matteo, cap. 5, 43-48.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Dal 17 al 23 giugno la Chiesa in Brasile celebra la 34° Settimana del Migrante. Il tema, come sempre collegato alla Campagna di Fraternità, che si svolge in Quaresima, è: “Migrazione e politiche pubbliche”, con il motto “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare e celebrare. La lotta è ogni giorno”. L’attività si svolge tradizionalmente in questo mese, nei giorni che precedono la Giornata Mondiale del Rifugiato, che cade il 20 giugno. Giornate queste, un po’ ovunque, proprio nei confronti di rifugiati e migranti, sotto il segno di Caino. In Paesi che si dicono cristiani. Si pensi alla situazione che vivono in questi giorni i naufraghi della Sea Watch 3, per dirne una. E che Dio abbia pietà.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo, lasciandovi alla lettura di un brano di omelia di Giovanni Vannucci. Tratto dal libro “Nel cuore dell’essere” (Romena), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Passi il tuo Spirito, Signore, / come la brezza primaverile / che fa fiorire la vita e la schiude l’amore; / passi il tuo Spirito come l’uragano / che scatena una forza sconosciuta / e solleva le energie addormentate; // passi il tuo Spirito sul nostro sguardo per portarlo / verso orizzonti più lontani e più vasti; / passi nel nostro cuore per farlo bruciare / di un ardore avido d’irradiare; // passi il tuo Spirito nei nostri volti rattristati / per farvi riaffiorare il sorriso. // Passi il tuo Spirito, Signore, sulle nostre mani stanche / per rianimarle e rimetterle gioiosamente all’opera; // passi il tuo Spirito fin dall’aurora per portare con sé / tutta la giornata in uno slancio generoso; / passi all’avvicinarsi della notte per conservarci / nella tua luce e nel tuo fervore. // Passi il tuo Spirito su di noi, per farvi abbondare / pensieri fecondi che rasserenano. / Passi e rimanga in tutta la nostra vita. // Amen. (Giovanni Vannucci, Passi il tuo Spirito).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Giugno 2019ultima modifica: 2019-06-18T23:03:49+02:00da fraternidade
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