Giorno per giorno – 13 Giugno 2019

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5, 21-22). Nel pomeriggio, alla chácara di recupero, ci dicevamo che a noi basterebbe il comandamento degli antichi, per impedirci di portare a compimento quello che l’istinto, in determinate situazioni, suggerisce di fare. Il peggio è che le leggi, un po’ ovunque, o quanto meno qui da noi e forse anche lì da voi, tendono a favorire quelle reazioni istintive che, con la scusa della difesa (anche solo della roba), o a giustificazione di uno stato emotivo, portano a uccidere, senza troppi scrupoli di coscienza. Che a monte di questi atteggiamenti si sia già operato, a livello mentale, un discrimine sul valore della vita di alcuni altri è un dato di fatto. Che valore può avere la vita di un ladro, o presunto tale, o potenzialmente tale, o somigliante a esso, rispetto alla protezione che devo alle mie cose? Beh, Gesù non ci sta, anche se possono starci molti, compresi alcuni (?) che si dicono cristiani, indifferentemente sostenitori di movimenti per la vita, e perciò contro l’aborto, ma a favore della pena di morte (anche con la politica dei porti chiusi), per la liberalizzazione del commercio delle armi, disposti a chiudere un occhio sulla pratica di torture, e sulle esecuzioni sommarie ad opera di gruppi di sterminio, e così via. Gesù, massimalista com’è, non si accontenta del “non uccidere”, denuncia come inaccettabile l’ira, l’insulto, il disprezzo verso chiunque altro. Tutto (o anche solo) questo fa di noi già degli assassini, nell’ottica del Regno. Nella negazione del rispetto e della cura che dobbiamo ad ogni fratello, sottraiamo in realtà noi stessi alla paternità dell’Abba di Gesù. Scegliamo così di essere dei “senza Dio”. Insomma, c’è da pensarci, se siamo cristiani.

Oggi è memoria di Antonio di Padova, evangelizzatore e amico dei poveri.

Nato a Lisbona nel 1195, il giovane Fernando de Bulhões y Taveira de Azevedo entrò nell’Ordine dei Canonici regolari di S. Agostino, e fu ordinato sacerdote a ventiquattro anni. Dopo i primi anni nel convento di Lisbona, chiese ed ottenne di essere trasferito nel monastero della Santa Croce a Coimbra. Qui però, la nomina a priore di un monaco del tutto alieno alla vita ascetica e che, con uno stile di vita dissoluto, contribuì a sperperare in poco tempo le sostanze del monastero e, più ancora, a danneggiarne il buon nome, tanto da esser presto scomunicato da papa Onorio III, la comunità finì per spaccarsi in due: da un lato i sostenitori del priore e del suo stile, dall’altra quanti desideravano invece condurre un vita austera, modesta e tutta dedita a Dio. Tra questi, ovviamente, il giovane Fernando. Quando passarono da Coimbra i primi frati francescani diretti in Marocco, Fernando restò incantato dalla loro radicalità evangelica e intuì che quello sarebbe stato il suo cammino. Entrò così nell’ordine dei frati minori, cambiando il suo nome in quello di Antonio, e si imbarcó per il Marocco come missionario. Una malattia insorta durante il viaggio frustrò i suoi piani di recarsi ad annunciare il Vangelo alle popolazioni islamiche. Si recò allora in Italia, dove, dopo aver preso parte al Capitolo generale di Assisi, presente lo stesso Francesco d’Assisi, si stabilì. Qui si fece presto conoscere come grande oratore. La sua predicazione, che richiamava moltitudini immense, rifletteva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura. Passò come un turbine, combattendo gli errori dottrinari del suo tempo, la corruzione e la rilassatezza del clero, l’arroganza e la prepotenza di ricchi e potenti contro la gente povera e semplice. Ammalatosi, morì il 13 giugno del 1231.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª lettera ai Corinzi, cap. 3,15-4,1.3-6; Salmo 85; Vangelo di Matteo, cap.5, 20-26.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano del “Sermone della 2ª Domenica dopo Pentecoste” di Antonio di Padova. Che è, per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Chi ha ricchezze di questo mondo, e dopo aver trattenuto da esse ciò che gli è necessario per il vitto e il vestito, vede che il suo fratello, per il quale Cristo è morto, si trova nel bisogno, deve dargli ciò che gli sopravanza. E se non glielo dà, se chiude il suo cuore di fronte al fratello che è nell’indigenza, io affermo che pecca mortalmente, perché non c’è in lui l’amore di Dio; se ci fosse in lui questo amore, darebbe volentieri al fratello povero. Guai perciò a coloro che hanno la cantina piena di vino e il granaio pieno di frumento, e che hanno due o tre paia di vestiti, mentre i poveri di Cristo con il ventre vuoto e il corpo seminudo gridano aiuto alla loro porta. E se qualcosa si dà loro, si tratta sempre di poco, e non delle cose migliori ma delle più scadenti. Verrà, sì, verrà l’ora, quando anch’essi grideranno, stando fuori alla porta: “Signore, Signore, aprici!” (Mt 25,11). Ed essi, che non vollero ascoltare i lamenti dei poveri, si sentiranno dire: “In verità, in verità vi dico: non vi conosco” (Mt 25,12). “Andate, maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41). “Chi chiude l’orecchio per non sentire la voce del povero, dice Salomone, quando sarà lui a gridare, non otterrà risposta” (Pro 21,13). Fratelli carissimi, preghiamo perciò il Signore Gesù Cristo, che ci ha chiamati con questa predicazione, perché si degni anche di chiamarci, con l’infusione della sua grazia, alla cena della gloria celeste, nella quale saremo saziati contemplando quanto è soave il Signore (cf Sal 33,9). Di questa soavità ci renda partecipi il Dio uno e trino, benedetto, degno di lode e glorioso nei secoli eterni. E ogni anima fedele, introdotta a questa cena, dica: Amen. Alleluia! (Antonio da Padova, Sermone della 2ª Domenica dopo Pentecoste).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Giugno 2019ultima modifica: 2019-06-13T22:11:21+02:00da fraternidade
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