Giorno per giorno – 24 Maggio 2019

Carissimi,
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15, 12-14). Ovvero, noi ci riveliamo amici di Dio se siamo disposti come Lui a dare la nostra vita per tutti, amici o pretesi nemici, dato che lui ci ha fatto suoi amici gratuitamente, quando ancora vivevamo come suoi nemici. Come infatti scrive con stupore attonito Paolo: “A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 7-8). Una volta per tutte, e per tutti. In altre parole, è un amore che non discrimina, straborda e investe tutti, l’intero creato. Noi, possiamo dire di camminare in questa direzione?

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di Susanna, John e Charles Wesley. La data, contrariamente a ciò che in genere facciamo, non ricorda il loro dies natalis, il giorno cioè del loro passaggio all’eternitá, ma quello della “rinascita” di John Wesley, celebrata anche nella Comunione Anglicana.

Susanna, venticinquesima figlia di Samuel Annesley, era nata nel 1669 e, ventenne era andata sposa a Samuel Wesley (1662-1735), pastore della Chiesa d’Inghilterra, a cui avrebbe dato quindici figli, tre soli dei quali sopravvissuti: Samuel, nato il 10 febbraio 1690, John, il 28 giugno 1703, e Charles, il 18 dicembre 1707. Di lei si racconta che, durante le frequenti assenze del marito, aveva preso l’abitudine di invitare a casa familiari e vicini per leggere la Scrittura e i suoi commentari, riuscendo in poco tempo a riunire più di duecento persone. Il fatto non mancò di suscitare la reazione gelosa del curato, che non sopportava l’idea che una donna potesse prendere simili iniziative. Scrisse perciò al di lei consorte, perché la richiamasse all’ordine. Questi gli rispose: Reverendo, io mi sarei aspettato che Lei, ponendo il problema, avrebbe anche prospettato la soluzione più ovvia, e cioè che andasse Lei, il sabato sera, a leggere i sermoni a casa mia. Ma se non vuole far questo, mi metta ben chiaro per iscritto il divieto esplicito al proseguimento di questa iniziativa. Io mi premurerò di presentarlo a Chi di dovere, quando saremo chiamati io e Lei al supremo tribunale di nostro Signore Gesù Cristo! Pare che il curato non se la sia sentita di replicare. Nacque così di fatto la pratica del metodismo, che John e Charles appresero dunque dalla madre. Susanna morirà, poco più che settantenne, il 23 luglio 1742. Tornando a ritroso nel tempo, quando John fu mandato a studiare a Oxford, dovette presto fare i conti con lo scetticismo religioso dell’ambiente studentesco. Per resistere ad esso, assieme al fratello Charles e alcuni amici, costituí un’associazione con regole molto esigenti: tutti i membri si impegnavano a studiare “metodicamente” la Bibbia, a partecipare settimanalmente alla Santa Cena, ad essere generosi nell’aiuto ai poveri. Scherzosamente furono chiamati il “Santo Club” o anche “metodisti”, nome che sarebbe rimasto in seguito al movimento wesleyano. Divenuto pastore, John entrò presto in contatto con i fratelli Moravi, e per loro tramite con il Pietismo tedesco e la tradizione luterana. Nella notte del 24 maggio 1738, ascoltando la prefazione di Lutero alla Lettera ai Romani, Wesley visse una straordinaria esperienza spirituale: “sentì” con profonda commozione del cuore che Cristo gli aveva perdonato i suoi peccati e decise che a partire da allora avrebbe collocato solo in Cristo la sua speranza di salvezza. Abbandonate le antiche posizioni ritualiste, dedicò tutta la sua vita a diffondere un’esperienza religiosa centrata sulla scoperta dell’amore di Dio, del perdono e della salvezza gratuita. Apertamente osteggiato dalla gerarchia della chiesa anglicana, aprí il ministero della predicazione ai laici, quale logica conseguenza della dottrina del sacerdozio universale dei fedeli. Diresse le sue attenzioni soprattutto alle grandi periferie proletarie, inaugurando così l’unione tra predicazione e opere sociali, tipica del Metodismo. Davanti alle esigenze dell’azione missionaria, lui, semplice pastore, cominciò ad ordinare altri pastori. Per cinquant’anni si dedicò interamente alla predicazione itinerante. Morì il 2 marzo 1791. Charles, dal canto suo, si dedicò soprattutto alla composizione di inni: ne scrisse circa 6500, fino alla morte, avvenuta il 29 marzo 1788.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.15, 22-31; Salmo 57; Vangelo di Giovanni, cap.15, 12-17.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

E, per stasera, è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di John Wesley. È tratto dal suo “Sermon 3”, a commento del versetto: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5, 14). Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non sapete che “in Cristo Gesù né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore. L’unica cosa che conta è la fede che si esprime attraverso l’amore” (Gal 5,6), “la nuova creazione” (Gal 6,15)? Non vedete il bisogno di quel cambiamento interiore, di quella nascita spirituale, di quella vita dai morti, di quella santità? E siete davvero convinti che “senza ciò nessuno vedrà il Signore” (Eb 12, 14)? State facendo ogni sforzo per questo? “Fate ogni sforzo per confermare la vostra chiamata ed elezione” (2Pt 1, 10)? “Lavorate alla vostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2, 12)? “Vi sforzate di entrare per la porta stretta” (Lc 13, 24)? Fate sul serio a riguardo della vostra anima? E potete dire al Cercatore dei cuori: “Tu, o Dio, sei colui che desidero! Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo!” (Gv 21, 17)?. Voi sperate di essere salvati, ma quale ragione potete offrire per la speranza che avete? (1Pt 3, 15) È perché non avete fatto nulla di male? O perché avete fatto molto bene? O perché non siete come gli altri – ma saggi, o educati, o onesti, e moralmente buoni – rispettati dalla gente, e con una buona reputazione? Ahimè! Tutto questo non vi porterà mai a Dio. Per lui tutto questo non è che un soffio (Sal 62, 9). Conoscete Gesù Cristo, che egli ha mandato? (Gv 17, 3) Non vi ha forse insegnato che “per grazia siamo stati salvati, attraverso la fede – e questo non è da noi stessi, è il dono di Dio – non dalle opere, così che nessuno possa vantarsi” (Ef 2, 8-9)? Avete ricevuto l’annuncio degno di fiducia come fondamento della vostra speranza: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1Tm 1, 15)? Avete imparato cosa significa: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori al pentimento? Sono stato mandato solo alle pecore smarrite” (Mt 9, 13; Lc 5, 32; Mt 15, 24)? Siete voi (lasciate che chi ascolta capisca!) perduti, morti, già condannati? Conoscete le giuste ricompense o punizioni per le vostre azioni? Sentite i vostri bisogni? Siete “poveri di spirito” (Mt 5, 3)? Afflitti per Dio e rifiutando di essere consolati? È il prodigo “rinsavito” (Lc 15, 17) e soddisfatto di essere pensato “fuori di testa” (Mc 3, 21) da coloro che si stanno ancora nutrendo dei baccelli che ha lasciato? Volete vivere una vita divina in Cristo Gesù? E siete per questo perseguitati? (2 Tm 3, 12). Il popolo dice falsamente tutti i tipi di male contro di voi a causa del Figlio dell’uomo? (Mt 5, 11). (John Wesley, Awake, Thou That Sleepest – Sermon 3).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Maggio 2019ultima modifica: 2019-05-24T22:41:35+02:00da fraternidade
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