Giorno per giorno – 17 Maggio 2019

Carissimi,
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14, 1-4). Ciò che sta per accadere – il vangelo è tratto dal discorso di addio nell’ultima cena – richiede il salto della fede. Fede in Dio così come si sta per rivelare nel suo Figlio. Sulla croce. Croce che si stende, da allora, come amore incondizionato, su tutti i popoli, offrendosi a loro come rifugio e dimora accogliente. All’ombra di questo amore, che è il suo per noi, e non una qualche nostra teoria su di lui, c’è posto per tutti, buoni e cattivi, giusti e ingiusti, credenti e increduli, su cui egli veglia con la dedizione e l’assillo di un padre, anzi, del Padre. Noi dunque sappiamo (gli altri possono anche non saperlo) che la croce di Gesù – l’amore incondizionato di Dio – è la via, la verità e la vita dell’Io-sono di Dio. Che noi, come chiesa, se siamo sua chiesa, siamo chiamati a testimoniare. Con tutti. Se no, siamo solo degli inveterati bugiardelli.

Il calendario ci porta oggi la memoria dei 29 Martiri di Shimabara e Unzen, in Giappone.

Nel secolo XVI il Giappone era nominalmente governato da un imperatore, ma di fatto era diviso in 76 feudi, a capo di ognuno dei quali c’era un daimyô (feudatario). A partire dal 1568, uno di essi, Oda Nobunaga era riuscito a estendere militarmente il suo dominio su alcuni territori vicini, dando così inizio al processo di unificazione dell’Impero del Sol Levante. Sotto il suo governo, i missionari, giunti nel Paese vent’anni prima, ebbero modo di lavorare efficacemente all’evangelizzazione delle popolazioni shintoiste e buddhiste. Le cose cominciarono a cambiare quando, con l’assassinio di Oda, nel 1582, assunse il potere Toyotomi Hideyoshi, un suo generale. Questi, nel 1587, emanò un editto, in seguito ritirato e poi reiterato, che ordinava l’espulsione di tutti i missionari. In ogni caso, nel primo decennio del secolo XVII, sotto il governo dello shôgun Tokugawa Ieyasu, i cristiani riuscirono a vivere tranquilli e persino a incrementare il loro numero. Ma, nel 1614, quando il potere nominale era già nelle mani del figlio Hidetada, affidò a un monaco zen nome Suden la redazione di un editto che, bollando il cristianesimo come “jakyô” (religione malvagia), segnò l’inizio di una feroce persecuzione, che prevedeva il definitivo allontanamento dei missionari, la distruzione delle chiese e il forzato ritorno dei cristiani all’antica religione. Nel 1623 lo shôgun Tokugawa Iemitsu, subentrato solo diciannovenne a Hidetada, iniziò una violenta persecuzione contro chi si ostinava a restare cristiano. Fu in queste circostanze che, nel feudo del daimyô Matsukura Nobushige, nelle date del 21 e 28 febbraio e del 17 maggio 1627, 29 cristiani, tutti laici, uomini, donne e un bambino, imprigionati e torturati nei giorni immediatamente precedenti, vennero messi a morte. Del gruppo facevano parte Paolo Uchibori Sakuemon (sposato), con i tre figli Baldassarre, Antonio (18 anni) e Ignazio (5 anni); Gaspare Kizaemon, Maria Mine, con il marito Gioacchino Mine Sukedayu, Gasparre Nagai Sônan (sposato), Ludovico Shinzaburô, Dionisio Saeki Zenka con suo figlio Ludovico, e il nipote Damiano Ichiyata (sposato), Leo Nakayama Sôkan con suo figlio Paolo, Giovanni Kizaki, Giovanni Heisaku (sposato), Tommaso Shingorô, Alessio Shôhachi, Tommaso Kondo Hyôuemon (sposato) e Giovanni Araki Kenshichi, Paolo Nashida Kyûri, Maria, Giovanni Matsutaki, Bartolomeo Baba Hanuemon, Luigi Sukeuemon, Paolo Onizuka Magouemon, Luigi Hayashida Sôka con la moglie Maddalena e il figlio Paolo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.13, 26-33; Salmo 2; Vangelo di Giovanni, cap.14, 1-6.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Come già in passato, ricordiamo oggi, la scomparsa, avvenuta il 17 maggio 2003, di Luigi Pintor, giornalista, scrittore, politico, “resistente”. Aveva scritto un giorno: “Non c’è in un’intera vita cosa più importante da fare che chinarsi, perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi”. Come dev’essergli capitato di fare, una volta o l’altra. E come vorremmo potersi dire di noi, un giorno. Scegliamo di congedarci, lasciando a lui la parola, con una breve citazione tratta dal suo libro “La signora Kirchgessner” (Bollati Boringhieri), per quello che è oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Contano più che mai le intenzioni. Se fosse per i risultati non rifarei nulla di quello che ho fatto e non fatto. Preferirei di no. Ma se guardo alle intenzioni è un altro discorso. La diceria che di intenzioni è lastricato l’inferno è maligna. Deludenti ed effimeri sono gli esiti. I buoni proponimenti sono invece un polline che non fiorisce mai ma profuma l’aria. (Luigi Pintor, La signora Kirchgessner).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Maggio 2019ultima modifica: 2019-05-17T23:33:50+02:00da fraternidade
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