Giorno per giorno – 14 Maggio 2019

Carissimi,
“Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15, 9. 12-14). Stamattina, ci dicevamo che la Chiesa (come anche ogni sua comunità), dovrebbe essere l’agenzia degli amici di Dio. Che, confessando di essere stati amati da lui quando ancora si era peccatori, cioè oggettivamente suoi nemici, si propongono di offrire la propria vita a servizio dei loro amici-amici, ma anche dei loro amici-nemici. Che è l’unica maniera per rompere il circolo vizioso dell’inimicizia, e per cercare di avviare il circolo virtuoso della reciprocità nell’amore. Impresa, certo, difficile, in questi tempi, in cui, almeno apparentemente, più di altri, l’odio guadagna spazio, visibilità, legittimazione, consenso, il che denuncia e mette a nudo le radici spurie o, più probabilmente la vera e propria malefede, di certo cristianesimo esibito e vantato. Ricominciare dal comandamento di Gesù, dunque, in controtendenza rispetto al clima che subiamo, per essere suoi discepoli-amici, sale della terra, luce del mondo, testimoni del suo Regno.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Mattia, apostolo e martire, e anche quella di Isacco di Ninive, eremita del VII secolo.

Ciò che sappiamo di Mattia ci è raccontato negli Atti degli Apostoli. Pietro, parlando alla comunità riunita, la invita a coprire il posto lasciato vacante da Giuda il traditore e suggerisce che il prescelto sia del numero di coloro “che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo”. La scelta cadde su Mattia, “che fu aggiunto al gruppo degli undici apostoli”. Di ciò che accadde in seguito, si sa nulla. Ma se se l’era scelto Lui, dobbiamo pensare che si portò bene. E che, come tutti gli altri, in un ottica puramente umana, finì male. Ma, incontrò Lui. Ed era tutto ciò che contava.

Isacco di Ninive doveva essere uno di quei frati Nessuno che, in quest’epoca di protagonismo diffuso, ci sconfinferano un bel po’. Di fatto, sappiamo solo che, nato nei primi decenni del VII secolo nel Bet Qatraye (l’attuale Qatar), si ritirò a menar vita solitaria nei deserti di quella regione, fino a quando mar Giorgio, catholicos di Seleucia-Ctesifonte, lo nominò vescovo di Ninive (nell’attuale Iraq), verso il 680. Ma non durò molto, non sappiamo bene perché. Fatto sta che lui se ne tornò a vivere in solitudine, nel Bet Huzaye (attuale Iran). Consumati letteralmente gli occhi sulle Scritture, lasciò una serie di discorsi, trasmessici dai suoi discepoli, che costituiscono uno dei pilastri della spiritualità cristiana. La cui sostanza è l’amore per la misericordia, “fondamento dell’adorazione, e l’umiltà, baluardo della virtù”. Isacco morì verso la fine del VII secolo, nel monastero di Rabban Shabur, dove fu sepolto.

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono propri della memoria dell’Apostolo Mattia e sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.1, 15-17. 20-26; Salmo 113; Vangelo di Giovanni, cap.15, 9-17.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci ci congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Isacco di Ninive, tratto dal libro “Un’umile speranza” (Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Colui che è malato nella sua anima e corregge i suoi compagni è come uno che, pur avendo gli occhi accecati, indica la strada. La compassione e la giustizia in una stessa anima sono come uno che adora Dio e gli idoli in una stessa casa; ovunque, la compassione è la nemica della giustizia. La giustizia è la rettitudine di una uguale misura che dà a chiunque in modo uguale, che non adatta la sua retribuzione a nulla, badando a ciò che ha sotto gli occhi. La misericordia, invece, è una passione mossa dalla bontà, che si piega su tutto con indulgenza. Non retribuisce colui che merita il male, né colui che merita il bene, ma dà in abbondanza il doppio… Come la stoppia e il fuoco non possono restare in una stessa casa, così anche la giustizia e la misericordia in una stessa anima. Come un granello di sabbia non bilancia una gran quantità di oro, così il bisogno di giustizia di Dio non bilancia la sua misericordia. Come un pugno di sabbia che cade nell’oceano sono i peccati di ogni carne, a confronto della provvidenza e della misericordia di Dio. Come non può essere fermata una fonte ricca di acque con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature. Come uno che semina nel mare e spera di mietere, così è colui che prega preda del rancore. (Isacco di Ninive, Un’umile speranza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Maggio 2019ultima modifica: 2019-05-14T22:08:15+02:00da fraternidade
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