Giorno per giorno – 03 Dicembre 2018

Carissimi,
“Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Mt 8, 8). Il vangelo di oggi ci proponeva il racconto della guarigione del servo del centurione. E noi ci si chiedeva cosa questo potesse avere a che fare con la nostra vita e con questo tempo di Avvento che è appena cominciato. Per scoprirlo, ci è chiesto di andare oltre il dato naturalistico del fatto in sè, difficilmente applicabile o replicabile nella nostra realtà, per indagare l’insegnamento che esso intende trasmettere. Ora, la confessione del centurione, prima, e la conferma da parte di Gesù stesso, poi, pongono l’accento sulla figura della fede nella potenza della Parola che può operare l’impossibile. Dove l’impossibile non è la semplice cura di una malattia (anche se qualche volta lo si vorrebbe proprio), ma la guarigione dal nonsenso della vita alla scoperta di un significato nuovo e pieno che ci consegna all’abbraccio dell’Abba che, in ogni situazione, compie comunque la sua parola, che è lo stesso nome di Gesù, Dio-salva. Anche se non è necessariamente come noi l’aspetteremmo. Del resto, anche Gesù, nell’orto del Getsemani, chiese se era possibile risparmiargli il calice, lasciando poi, però, che tutto si compisse a misura dell’onniveggenza del Padre. Dunque, noi oggi siamo sia il centurione, che il servo malato, e chiediamo a Gesù che egli guarisca insieme la nostra fede e la nostra incapacità di agire come figli. Per accogliere e testimoniare così la Sua venuta, il suo Avvento.

Due sono le memorie che celebriamo oggi: quella di Francesco Saverio, gesuita, missionario in Asia e quella di Anatolij Žurakovskij, martire in Russia.

Nato nel castello di Xavier, in Navarra (Spagna), il 7 aprile 1506, da Juan de Jassu e Maria de Azpilcueta, il giovane Francesco si recò nel 1525 a Parigi per compiere i suoi studi universitari e, più tardi, insegnarvi filosofia. Lì conobbe e diventò amico di un certo Pietro Favre e, più tardi di uno studente basco, diciamo così, fuori corso, che si chiamava Ignazio di Loyola. Fu per lui l´inizio della fine. Nel senso buono, naturalmente. Perché i tre, con altri quattro, risolsero che la vita valesse la pena solo giocandola alla grande. E così il 15 agosto 1534, in una piccola cappella di Montmartre, i sette si consacrarono a Dio, dando origine alla Compagnia di Gesù. Dopo essere stato ordinato sacerdote a Roma, nel 1537, Francesco partì da solo per l’Oriente nel 1541. Secondo la mentalità dell’epoca, vi si recò per salvare l’Asia dalla dannazione sicura. La sua preoccupazione maggiore fu, coerentemente, quella di battezzare quanti più pagani possibile (arriverà a contare trentamila battesimi). E tuttavia questo presupposto, evidentemente errato, non gli impedì di mettersi anima e corpo al servizio dei poveri e degli oppressi che incontrò. I dieci anni trascorsi colà si dividono tra periodi di attività organizzativa e spedizioni missionarie, ciascuna della durata di circa due anni: in India (1542-44), alle Molucche (1545-47), in Giappone (1548-51). Morì solitario, il 3 dicembre 1552, sull’ isola di Sancian, da dove sognava di raggiungere l’immenso territorio della Cina, fino ad allora interdetto agli stranieri.

Anatolij Žurakovskij era nato a Mosca il 16 marzo 1897, da una famiglia di intellettuali agnostici. Nel 1915, terminato il ginnasio, si iscrisse alla facoltà di lettere e storia dell’Università di Kiev, dove conobbe padre Aleksandr Glagolev e padre Michail Edlinskij, la cui testimonianza lo convinse dell’importanza che i piccoli gruppi cristiani di base avevano in vista della rinascita della Chiesa. Decisiva fu, nello stesso tempo, la lettura di Giovanni Climaco, la cui Scala spirituale gli si offrì come sussidio concreto per giungere a quell’integrità interiore che da tempo lo attraeva. Negli anni successivi maturò la sua scelta radicale per Cristo, abbracciando un progetto di vita che, a partire dalla fede, coniugava il suo desiderio di vivere per Cristo e il suo amore per Nina Bogojavlenskaia, che sposò nel 1917. Il 18 agosto 1920, venne ordinato sacerdote nella Lavra delle Grotte di Kiev e, da subito, svolse il suo ministero con coraggio e libertà profetica. Nel 1923 fu arrestato, imprigionato e in seguito deportato nella lontana città di Krasnokokšajsk, dove la moglie lo seguì. Rilasciato nel dicembre del 1924, riprese la sua attività di pastore. A partire dal 1925, dopo la morte del patriarca Tichon, padre Žurakovskij prese a denunciare il quietismo e l’opportunismo della nuova gerarchia della Chiesa nei confronti degli abusi del potere sovietico. Il 14 ottobre 1930 venne arrestato. Il 20 settembre 1931 fu condannato alla fucilazione, ma la pena fu commutata in 10 anni di lager. Fu inviato a scontare la pena, dapprima, a Svir’lag, poi alle Isole Solovki e, infine, nei campi di concentramento cui era demandata la costruzione del canale mar Bianco-mar Baltico. Anche la moglie fu internata e condannata a tre anni di lager. Nel luglio del 1940 i parenti furono informati di un’ulteriore condanna a dieci anni di isolamento a regime duro, senza diritto di corrispondenza. In realtà padre Anatolij era già morto. Accusato, nell’agosto del 1937, di svolgere propaganda controrivoluzionaria nel lager, fu condannato, il 20 novembre, alla fucilazione. La condanna venne eseguita il 3 dicembre. Non si conobbe mai il luogo della sua sepoltura.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.2, 1-5; Salmo 122; Vangelo di Matteo, cap. 8, 5-11.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Oggi si celebra la Giornata internazionale delle persone disabili, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1992, con l’obiettivo di promuovere, nella popolazione, la comprensione dei problemi relativi alla disabiltà, e la mobilitazione perche siano sempre e in ogni situazione garantiti il rispetto per la dignità, i diritti e il benessere delle persone con qualche forma di disabilità. Nonché la valorizzazione dei contributi, spesso assolutamente preziosi, da esse apportate alla convivenza civile.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Anatolij Žurakovskij. Lo troviamo riportato nel testo di Sr. M. Benedetta dell’Unità, rinvenibile sotto il titolo “Anatolij Zurakovskij: Volto di Cristo e volto della Chiesa” nel sito di Cultura cattolica. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’anima si unisce a Cristo due volte. Una volta intimamente, in profondità, nel nascondimento… La seconda volta nella Chiesa. L’anima si unisce a Lui unendosi al prossimo, diventa una cosa sola con Lui diventandolo con il prossimo, Lo incontra nell’amore alla Chiesa. Anche al di fuori della Chiesa noi ci incontriamo e persino ci amiamo. Ma i nostri incontri e il nostro amore ci fanno solo percepire in modo più acuto la nostra solitudine e la nostra divisione. Il muro che si erge fra noi diventa sempre più spesso. Per di più i rapporti tra le persone sono sempre così superficiali e i loro incontri così penosamente vacui, che la loro inconsistenza interiore… innalza un muro tra noi e Dio. Chi sta troppo con la gente, di solito sta troppo poco con se stesso e con Dio. Questo è quanto avviene fuori della Chiesa. Ma la Chiesa ci svela il mistero. Ci dice che da quando Dio si è incarnato e si è fatto uomo, e il Figlio di Dio è diventato Figlio dell’Uomo, l’uomo non solo è immagine e somiglianza di Dio, ma particella della Carne divina, fratello minore di Cristo, membro del Suo corpo. Toccando il prossimo, in modo invisibile noi tocchiamo Cristo. Ogni incontro con una persona può e deve diventare preghiera e azione sacramentale, incontro con Cristo e incontro con Dio… Il mistero dell’unione con Cristo attraverso l’uomo è il mistero della comunionalità, il mistero della Chiesa, il mistero della società cristiana, il mistero dell’amore, il mistero dell’ortodossia. Attraverso di esso e in esso tutta la vita diventa comunione con Dio, diventa preghiera, liturgia incessante, Eucaristia universale. Questo mistero è dimenticato e smarrito nei secoli: è di esso che abbiamo nostalgia, di esso attendiamo l’attuazione. (Anatolij Žurakovskij).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Dicembre 2018ultima modifica: 2018-12-03T22:34:33+01:00da fraternidade
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