Giorno per giorno – 29 Novembre 2018

Carissimi,
“Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia” (Lc 21, 20-22). Ci sono situazioni in cui non si può che prevedere il peggio, come, nel nostro caso, con il neoeletto presidente della repubblica e con le [sciagurate] scelte preannunciate di ministri e provvedimenti politici. Senza che per questo si sia, come si è invece facilmente accusati, antipatriottici, e si tifi, perciò, perché tutto vada male. Gesù, e non solo lui, poteva ben prevedere come sarebbe finita, ai suoi tempi. La sua preoccupazione, di fronte alla catastrofe incombente, è quella di salvare il salvabile, dare suggerimenti che aiutino a scamparla. Noi ci si dovrà forse allenare a qualcosa di simile. L’evangelista Luca inserisce l’avvenimento storico della distruzione di Gerusalemme (ma anche di ogni altra fine), nel clima di angoscia che esso suscita, legato alla sensazione che tutto sia ormai perduto, che non ci sia perciò più niente da fare, con l’avvento del caos, il venir meno di ogni sicurezza, e il tracollo di piccole e grandi potenze. Il cristiano, tuttavia, proprio “mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere” (v. 26), vedrà “il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (v, 27), preannunzio, allora, da parte di Gesù, e memoria, in seguito, da parte dei suoi seguaci, della sua morte e risurrezione, che egli sarà in ogni tempo chiamato a testimoniare. È, orami, la verità che promana da tale evento – la morte per amore – che metterà a nudo i meccanismi perversi della storia, offrirà il criterio di giudizio per ogni nostra scelta e sancirà la prossimità della liberazione. Il testimone, in questa grande corsa che è la storia, è affidato ormai alle nostre mani.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Dorothy Day, testimone di Giustizia e di Pace.

Dorothy Day nacque a Brooklyn (Usa) l’8 novembre 1897. Fin da giovane militò e fu giornalista in movimenti di sinistra, arrivando ad essere arrestata per atti di disobbedienza civile. Sentimentalmente inquieta, nel 1918 si sposò, divorziando però l’anno seguente. Da una relazione successiva nacque una bambina. A partire dal 1926 iniziò il processo della sua conversione, che sfociò nella richiesta del battesimo per sé e per la figlia. Nel 1933, incontrato l’uomo della sua vita, Peter Maurin, un brillante intellettuale francese, fondò con lui The Catholic Worker (Il Lavoratore Cattolico), giornale di sinistra, ma, come suggerisce la testata, di esplicito orientamento cristiano. Durante la grande crisi americana, la Day aprì una prima “Casa d’Accoglienza” nei suburbi di New York. Negli anni che seguirono, le Case si moltiplicarono. In esse il lavoro non si limitava all’assistenza di quanti si trovavano nel bisogno, ma mirava ad una loro coscientizzazione, attraverso l’elaborazione di una critica radicale al modello americano: nacque così il Movimento Operaio Cattolico. Negli anni successivi, fino alla morte, Dorothy s’impegnò nella lotta al fianco dei più poveri ed esclusi dalla società, a favore della giustizia e della pace, testimoniando un pacifismo cristiano, capace di coniugare parole ed azione. Morì il 29 novembre 1980.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.18, 1-2. 21-23; 19, 1-3.9; Salmo 100; Vangelo di Luca, cap.21, 20-28.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Per stasera è tutto. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Dorothy Day, tratta dal suo “Reflections During Advent” Part One: “Searching for Christ”, scritto nel novembre del 1966, che troviamo nel sito del Catholic Worker e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Come donna apprezzavo gli aspetti fisici della preghiera. Tutti i sensi del corpo erano impegnati nel culto della Chiesa, gli occhi attraverso le vetrate colorate, la statua e le icone, i ricchi paramenti, i gioielli, le luci scintillanti, le candele, l’odore di incenso e la cera delle api, il suono della musica, il salterio e l’arpa e tutti gli altri strumenti elencati, il gusto attraverso la ricezione del Corpo di Cristo nell’ostia e, infine, il tocco attraverso la diteggiatura dei grani. “Pregate incessantemente”, aveva scritto san Paolo, e qui c’era un modo di pregare senza sosta. E se ci fosse la ripetizione, ma la mente vagasse? Potrebbe sempre essere portata indietro ricordando i misteri, i gioiosi, i dolorosi e i gloriosi. (Non penso mai alla Visitazione di Elisabetta senza pensare a qualche donna incinta che ha bisogno delle nostre preghiere.) A dire il vero, non penso mai al rosario nel suo insieme senza pensare ai discorsi di Padre Farina alle coppie sposate, i misteri gioiosi che riflettono non solo l’aspetto della luna di miele dell’amore umano, ma le gioie del matrimonio, poi i misteri dolorosi che fanno parte di ogni vita e infine i gloriosi, raggiunti attraverso la fedeltà e la perseveranza, la soprannaturalizzazione dell’amore umano, il suo sollevarsi al di sopra del piano umano in modo da divenire “una gioia che nessun uomo ti può togliere”. Certo, sapendo che i misteri sono tutti mescolati nelle nostre vite, e che, così, a volte arrivano insieme, l’amaro e il dolce. (Dorothy Day, “Reflections During Advent”, Part One: “Searching for Christ”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Novembre 2018ultima modifica: 2018-11-29T22:29:46+01:00da fraternidade
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