Giorno per giorno – 12 Novembre 2018

Carissimi,
“È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e sia gettato in mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai” (Lc 17, 1-4). Se noi cristiani, che ci tengono ad essere tali, percepissimo quante volte, coi nostri comportamenti, gesti, parole, giudizi, omissioni, siamo motivo di scandalo, cioè di ostacolo alla fede degli altri, alla fede in Dio, certo, ma anche solo alla fiduciosa convinzione che ci si porta tutti dentro che la vita debba trovare il suo compimento sotto il segno di una benedizione, se dunque percepissimo come facilmente noi, che ci diciamo di Cristo, allontaniamo da lui gli altri, che non lo conoscono, o lo conoscono poco e male, a stento riusciremmo a sottrarci alla disperazione di sentirci noi irrimediabilmente lontani da Dio e dalla sua salvezza. È questo che significa la parola severa di Gesù sulla pietra da mulino che sarebbe meglio ci fosse messa al collo per essere gettati a mare. Quel mare in cui noi, forse, lasciamo tranquillamente affogare gli altri con le loro speranze. Il vangelo di oggi ci portava tre sentenze di Gesù, quella sullo scandalo, quella sulla correzione fraterna e sul perdono e una terza sulla fede capace di ottenere ciò che umanamente appare impossibile. Come, nel caso, il perdono da concedersi sempre, attraverso un atteggiamento che, pur mettendo in luce umilmente l’errore, faccia prevalere ogni volta il sentimento di fraternità, favorendo il pentimento e la riconciliazione. E perché questo avvenga: “Signore, aumenta la nostra fede!” (v.6).

Oggi il calendario ci porta le memorie di Nicolas Tum Quistan, martire in Guatemala, e di don Michele Do, cercatore instancabile di Dio. Per entrambi non disponiamo di molti particolari biografici, ma è comunque quanto basta.

Indigeno del villaggio di Chipaj, nel Quiché, Nicolas era catechista e ministro dell’Eucaristia. Nonostante il decreto delle autorità militari che proibiva le Celebrazioni della Parola, Nicolas ritenne importante continuare e ripeteva sempre: “In questo tempo di persecuzioni abbiamo bisogno più che mai di cibarci del Corpo di Cristo perché ci dia forza”. Per questo, ogni volta che poteva, raggiungeva la parrocchia più vicina per prendere e portare con sé il Pane eucaristico, nascosto tra il miglio e i fagioli. Un giorno l’esercito arrivò alla sua casupola per arrestarlo. Implorò: “Uccidetemi qui, non portatemi via”. I soldati gli spararono e se ne andarono. Ferito a morte, lasciò alla sposa e ai figli un ultimo messaggio: “Pregate Dio, perché avrete molto da soffrire. Non piangete per me, perché io muoio, ma risorgerò”. Era il 12 novembre 1980.

Michele Do era nato a Canale, nei pressi di Alba (Cuneo), il 13 aprile 1918. Ordinato prete il 21 dicembre 1941, dopo gli studi di teologia nel seminario di Alba e nell’Università Gregoriana, lasciò l’insegnamento in seminario, per ritirarsi in montagna, nella frazione di St. Jacques di Champoluc (Aosta), dove visse come rettore della piccola chiesa locale, ma dando nel contempo conferenze, predicando ritiri, animando incontri, finché, vecchio di anni, ma non di spirito, si trasferì nella piccola fraternità Casa Favre, che sorge sulle pendici del monte, sopra lo stesso villaggio, aperta all’accoglienza di quanti sono in ricerca. Fu, lungo la sua esistenza, compagno di cammino di David Maria Turoldo, Umberto Vivarelli, sorella Maria di Spello, Ernesto Balducci e di tanti altri, credenti e no, accomunati dalla sete di verità e di autenticità. “È stato una grande anima, uno spirito acceso dal fuoco vivo dello Spirito. Un cercatore instancabile di Dio”, come ha scritto Enrico Peyretti. Della chiesa aveva detto: “La Chiesa è cercare di avere una piccola luce dentro di noi e di metterla in comune per far nascere una ricchezza maggiore. Non è una soluzione ma una ricerca. […] Il primo ecumenismo non è la riconciliazione tra le chiese, ma con la Chiesa. Perché oggi il problema tocca la Chiesa in se stessa, come istituzione, e non solo le sue sbavature ed errori. Non discutiamo. Ne ho abbastanza delle discussioni. Invece conversiamo, mettiamo insieme le esperienze più vere, esprimiamo le cose profonde che ognuno sente. Nel discorso amico e nella preghiera emerge lo Spirito di Dio”. È morto sabato 12 novembre 2005 ad Aosta.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera a Tito, cap.1, 1-9; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.17, 1-6.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di don Michele Do, tratta da un suo intervento dal titolo “Momenti fondamentali, essenziali dell’esperienza religiosa cristiana”, tenuto a Saint-Jacques, il 5 novembre 1985. Lo troviamo nel sito della Gioc (Gioventù operaia cristiana) ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Per me il sacramento, il manifestarsi più alto del divino è il Santo, non il santo canonizzato e aureolato, ma quella gente, quelle umili figure che hanno una loro luminosità interiore e davanti alle quali si ha quell’impressione forte che avevano i contemporanei di Cristo quando incontrandolo dicevano “Dio è con te”, “Dio ha visitato il suo popolo”. I Santi sono esistenze in cui tutto, positivamente, dice Dio. La ragione e l’intelligenza non sono sufficienti per trasparire Dio, ma l’intelligenza è una lampada che non va mai spenta né infranta. Il soprannaturale sì, l’irrazionale mai! Sarebbe triste una fede ottenuta a patto del sacrificio e dell’immolazione dell’intelligenza dell’uomo; ma sono anche convinto che Dio non è al termine soltanto di un cammino dell’intelligenza, ma che il divino si manifesta più che con dei ragionamenti con dei sacramenti: i Santi. La natura dice Dio? In certi momenti dice Dio,ma in certi momenti dice il non Dio. La storia dice Dio? Tante volte nella storia vedo la tragica assenza di Dio, vedo il silenzio di Dio. Solo una realtà mi dice sempre e solamente Dio: è la santità che, come la bellezza, è un miracolo che ha le sue radici nel divino. (Don Michele Do, Momenti fondamentali, essenziali dell’esperienza religiosa cristiana).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Novembre 2018ultima modifica: 2018-11-12T22:03:01+01:00da fraternidade
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