Giorno per giorno – 16 Luglio 2018

Carissimi,
“Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10, 37-39). Gli affetti umani, i vincoli considerati più sacri, esemplificati da Gesù nelle relazioni famigliari, ma che possono ragionevolmente riferirsi ad altri tipi di contratti sociali, tribù, patria, religione, chiesa, classe, o comunque comunanza di interessi economici, ideologia, partito, non rappresentano il valore supremo nell’annuncio che egli ci ha affidato, che resta invece fondato sul primato del Regno, incarnato da lui, che si rende ogni volta visibile nel servizio, nel dono di sé, nell’amore incondizionato, diretto a tutti, sì, ma, rigorosamente, a partire dagli ultimi. In cui egli si rende presente. Questa è la spada che egli afferma di essere venuto a portare (cf v. 34). E se questo costerà la pace in famiglia, nella tribù, nella patria, nella chiesa, pazienza: Gesù ci ha avvisato per tempo.

Il calendario ci porta, in questa data, la memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Prima di estendersi a tutta la Chiesa, questa era stata una festa devozionale sorta per iniziativa di alcuni eremiti latini che, nel sec. XI, vivevano sulle pendici del Monte Carmelo, in Israele, e che là avevano costruito una cappella, in cui veneravano un’icona della Madonna. Essi scelsero di chiamarsi Fratelli della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, desiderando avere in Maria la sorella che li aveva preceduti nel cammino di fede e il modello di apertura e accoglienza generosa al disegno di Dio. Nei secoli successivi, quest’ordine religioso avrebbe contato nelle sue file alcune delle maggiori figure della spiritualità cristiana: Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Teresina di Lisieux. Noi vorremmo ricordare anche frei Carlos Mesters, che qui in America Latina è senza dubbio il carmelitano più conosciuto e amato, per il lavoro e la dedicazione profusi nel far conoscere e amare la Bibbia, soprattutto tra i ceti più poveri e nelle comunità ecclesiali di base.

Il martirologio latino-americano ci porta anche la memoria di José Gumilla, gesuita, difensore degli Indios.

José Gumilla era nato a Cárcer, in Valencia (Spagna) il 3 maggio 1686 e quand’era ancora studente diciannovenne si recò con altri quarantadue missionari gesuiti in Nuova Granada (oggi Colombia). Dopo aver completato i suoi studi nell’Università Saveriana a Bogotà, fu ordinato sacerdote nel 1714. Da allora si dedicò per trentacinque anni a creare “reducciones”, villaggi indigeni autogestiti, e a portare avanti i suoi studi di scienze naturali, geografia, economia, medicina indigena, e degli idiomi parlati nel bacino dell’Orinoco. Nelle reducciones, Gumilla era insieme falegname, muratore, scultore, pittore, medico e avvocato. E anche prete, ovviamente. Riuscì a conquistare la stima e l’affetto degli indigeni al punto che costoro, quando giunse in visita il Superiore provinciale, temendo che potesse portarlo via, chiesero a Gumilla il permesso di ucciderlo. Riuscì, tuttavia, a convincerli che era meglio di no. Nel 1738, quando si recò a Roma come procuratore della sua Provincia, cominciò a redigere il suo capolavoro “L’Orinoco illustrato”, pubblicato poi a Madrid nel 1741. Tornò in Sud America nel 1743, e vi restò fino al 1750, quando morì, nella missione di Los Llanos il 16 luglio.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.1, 10-17; Salmo 50; Vangelo di Matteo, cap.10, 34-11,1.

La preghiera del martedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, e, prendendo spunto dalla memoria mariana odierna, vi offriamo in lettura un brano di don Tonino Bello, tratto dal suo libro “Maria, donna dei nostri giorni” (San Paolo). Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Santa Maria, donna di frontiera, grazie per la tua collocazione accanto alla Croce di Gesù. Issata fuori dell’abitato, quella Croce sintetizza le periferie della storia ed è il simbolo di tutte le marginalità della terra: ma è anche luogo di frontiera, dove il futuro si introduce nel presente allagandolo di speranza. È di questa speranza che abbiamo bisogno. Mettiti, perciò, al nostro fianco. Noi oggi stiamo vivendo l’epoca della transizione. Scorgiamo le pietre terminali delle nostre secolari civiltà. Addensàti sugli incroci, ci sentiamo protagonisti di un drammatico trapasso epocale, quasi da un’èra geologica all’altra. Ammassàti sul discrimine da cui si divaricano le culture, siamo incerti se scavalcare i paletti catastali che hanno protetto finora le nostre identità. Le “cose nuove” con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci fanno paura. Per difenderci da marocchini e albanesi ingrossiamo i cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il gran parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad aprirle. Perciò abbiamo bisogno di te: perché la speranza abbia il sopravvento e non abbia a collassarci un tragico shock da futuro. Santa Maria, donna di frontiera, c’è un appellativo dolcissimo con cui l’antica tradizione cristiana, esprimendo questo tuo stare sugli estremi confini della terra, ti invoca come “porta del Cielo”. Ebbene, “nell’ora della morte”, come hai fatto con Gesù, fermati accanto alla nostra solitudine. Sorveglia le nostre agonie. Non muoverti dal nostro fianco. Sull’ultima linea che separa l’esilio dalla patria, tendici la mano. Perché, se sul limitare decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera. Anche senza passaporto. (Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Luglio 2018ultima modifica: 2018-07-16T22:09:12+02:00da fraternidade
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