Giorno per giorno – 30 Aprile 2018

Carissimi,
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14, 23-24). Loro possono entrare solo se glielo permettiamo, non a parole (di cui siamo tutti capaci), ma con le nostre concrete attitudini, che devono riproporre la maniera d’essere e di agire di Gesù negli ambienti in cui si svolge la nostra vita. E, detto così, è pure facile. Difficile è, appunto, tradurlo in pratica. Al punto che gli altri riescano a intravedere in noi il [certo, lento, molto lento] affiorare della Parola di cui ci alimentiamo: parola che non giudica (e già questo sembra a volte impossibile), e che, prima ancora di articolarsi, si apre all’ascolto, all’accoglienza, al dialogo, si lascia istruire, persino edificare, dalle voci altre (anche “molto” altre), sapendo che lo Spirito è assai più irrequieto e creativo di quanto noi si arrivi a immaginare. Solo così, come individui e come chiese, sapremo rendere testimonianza alla comunione nella diversità, che dice la verità di Dio, di noi, dell’umanità e del mondo. Diversamente, saremo ancora prigionieri di un’inutile ideologia religiosa.

Oggi, il calendario ci porta la memoria di Giuseppe Benedetto Cottolengo, amico degli ultimi, e di Daniel Berrigan, una vita al servizio della pace.

Giuseppe Benedetto Cottolengo era nato a Bra, in provincia di Cuneo, il 3 maggio 1786, primo di una famiglia di dodici figli. Nel 1811 fu ordinato prete a Torino. Il 17 gennaio 1828 inaugurò, con l’aiuto di un gruppo di volontari, il Deposito della Volta Rossa, una sorta di pronto soccorso per accogliere quanti erano rifiutati dagli altri ospedali e vivevano in uno stato di abbandono. Tra i volontari spiccava la figura di una vedova, Marianna Nasi, a cui il prete decise di affidare alcune ragazze che accettarono di giocare la loro vita amando Dio, nel servizio gratuito ai poveri. Nacquero così le Figlie di san Vincenzo ( o Cottolenghine). Nel 1832, chiusa la Volta Rossa, inaugurò a Valdocco, nella periferia degradata di Torino, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, in un rustico semiabbandonato che il prete aveva preso in affitto. Dopo pochi mesi affittò un altra casa nelle vicinanze. Entrambe per occuparsi di coloro che erano considerati pesi morti dalla società e spesso anche dalle loro [cristiane] famiglie. Ed erano solo figli e figlie di Dio. Tra il 1833 e il 1836 portò a termine la costruzione di un grandioso ospedale; poi si diede ad aprire scuole popolari e asili infantili. Non mancarono ovviamente crisi e difficoltà, ma la fede nella provvidenza ebbe sempre la meglio. Nel 1842 un’epidemia di tifo investì Torino, soprattutto le zone più povere. Cottolengo si ammalò, ma continuò a lavorare e a pregare instancabilmente, fino a quando le forze vennero meno. Il 29 aprile dello stesso anno, nella casa del fratello sacerdote, a Chieri, ricevette l’estrema unzione e, la sera successiva, morì.

Chi alla fine degli anni sessanta aveva già l’età per andare a manifestare, nel caso specifico contro la guerra in Vietnam, se ha buona memoria, ricorderà che tra le figure in qualche modo mitiche che animavano quella battaglia, con gesti di disobbedienza civile anche clamorosi, c’erano anche due fratelli preti, Philip (che in seguito avrebbe lasciato lo stato clericale ed è scomparso nel dicembre del 2002) e il più famoso Daniel Berrigan, gesuita, che, nato il 9 maggio (proprio una bella data per nascere: noi ci si ha qualche amico e amica di valore) 1921, ci ha lasciati il 30 aprile del 2016. Dopo che non si era mai fermato nelle battaglie, che lungo gli anni, gli aveva suggerito il suo prendere sul serio il vangelo della pace e della nonviolenza e il suo far parte della compagnia di Gesù, che è assai più che semplicemente un ordine religioso (anche se questo ha la sua importanza). Thomas Merton lo descrisse in questi termini: “Un’intelligenza vincente, un uomo che, io penso, possiede più di chiunque altro io conosca, il vero cuore grande e semplice dei gesuiti: zelo, compassione, comprensione e una libertà religiosa disinibita. Il semplice vederlo rinnova le nostre speranze nella Chiesa”. Ciò che valse a Daniel Berrigan le prime pagine dei giornali e l’attenzione dei riflettori del suo paese e del mondo fu l’episodio noto come i “Nove di Catonsville”, quando lui, suo fratello Philip e altri sette attivisti cattolici, riuscirono a impossessarsi di 378 archivi delle liste di leva di civili destinati alla guerra del Vietnam, bruciandoli poi dopo averli cosparsi di napalm. Questo episodio lo portò ad essere incluso nella lista dei “più ricercati” dall’FBI e lo portò contemporaneamente sulla copertina del Time e in prigione. Ironicamente, egli si scusò di aver bruciato “documenti invece di bambini”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.14, 5-18; Salmo 115; Vangelo di Giovanni, cap.14, 21-26.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Daniel Berrigan, tratto dal suo libro “Daniel: Under the Siege of the Divine”, che è non solo uno dei suoi testi migliore, ma è anche uno dei migliori commenti sul libro di Daniele. In esso, come anche nella vita dell’autore, “scopriamo il potere e il dovere della disobbedienza civile alla cultura della guerra e dell’obbedienza divina al Dio della pace”. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’immagine prevalente della creazione è quella di un enorme e complesso motore, che richiede (da parte delle autorità) vigilanza e, a volte, riparazione. Al pari dei meccanismi essenziali dell’orologio di una città, deve essere periodicamente lubrificato, regolato, riparato… E i re, quale che sia la loro reputazione morale, sono liberi nel loro tempo e luogo di imitare gli dei. Divinità minori. Per un lasso di tempo, in un determinato spazio, possono giocare i loro giochi, sovrumani e stupidi. Ma per parlare della comunità di fede e di Daniele [il profeta], non esiste nessuna teodicea idiota come questa. Più che uno sfrenato potere, un dono molto più grande è implicato e conferito; si chiama speranza. Un dono inequivocabile. Una speranza che include la possibilità di morte violenta, prigione, tortura, esilio, persecuzione di ogni tipo. Una speranza che, su una garanzia e una promessa, e contro tutte le probabilità e le prove, spera – per ragioni che superano ogni ragione. (Daniel Berrigan, Daniel: Under the Siege of the Divine).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Aprile 2018ultima modifica: 2018-04-30T22:43:07+02:00da fraternidade
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