Giorno per giorno – 17 Aprile 2017

Carissimi,
“In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv 6, 32-33). Forse, a noi, gente dalle ambizioni modeste, alla fine basterebbe anche la manna di ogni giorno, che ci lasciasse liberi dalle costrizioni quotidiane per dedicarci ad altro. Ma, a Gesù, questo non basta, non si accetta come idolino che faccia da contraltare alle nostre individuali richieste e necessità, ai nostri quand’anche apparentemente santi (e sono invece i peggiori) egoismi. Vuole nientemeno che cambiare la logica del sistema, riportandola a prima di quel peccato che ne inquinò le relazioni. Dove il Pane è assai più che il semplice pane e companatico e l’insieme di beni che si possano immaginare e desiderare, è la stessa vita di Dio che si comunica a tutti per fare del mondo la comunità dei fratelli, che si vivono come dono vicendevole, sulla spinta di quello che noi cristiani chiamiamo l’amore trinitario. Se il mondo, nel suo insieme, o una sua parte consistente, non ha vita, significa che alcuni di noi si sono frapposti come pietra, ostacolo, scandalo a questa autodestinazione di Dio, che è vita, e solo vita, per tutti. Saremmo in questo caso una chiesa, una cristianità mortifera, i veri nemici di Dio e del suo Regno. Che il buon Dio ce ne scampi e ci guidi sul cammino del Risorto.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Max Joseph Metzger, martire nella Germania nazista, e di Kateri Tekakwitha, India mohawk al servizio dei suoi fratelli.

Max Joseph Metzger era nato il 3 febbraio 1887 nel villaggio di Schopfheim, in Germania. La sua esperienza come cappellano militare durante la Prima Guerra mondiale, lo spinse a dedicare la sua vita alla causa della pace, della riconciliazione e dell’ecumenismo. Dopo la guerra, oltre a collaborare con la Croce Bianca, un’organizzazione che offriva una presenza pastorale tra gli emarginati, Metzger fondò la Lega per la Pace mondiale e il Congresso Mondiale di Cristo Re, che aveva come finalità l’unità dei cristiani e la pace tra le nazioni. S’impegnò strenuamente a favorire il dialogo e la cooperazione tra cattolici e protestanti nel movimento Una Sancta. Durante la dittatura nazista, fu ripetutamente arrestato, senza che tuttavia la Gestapo riuscisse a trovare di che incriminarlo. Alla fine, però, nel giugno del 1943, gli furono sequestrate lettere indirizzate a vescovi stranieri, in cui si sollecitavano interventi che favorissero una fine negoziata della guerra. Accusato di tradimento, fu arrestato e incarcerato. Quando fu pronunciata la sentenza di morte, affermò: “Non provo nessuna vergogna, ma mi sento invece onorato di essere dichiarato disonorevole da questa corte”. Morì ghigliottinato il 17 aprile 1944, offrendo la sua vita per la pace e per l’unità delle Chiese.

Kateri Tekakwitha era nata nel 1656 a Ossernenon, un villaggio Mohawk (nell’attuale Stato di New York), figlia di un irochese pagano e di una prigioniera algonchina cristiana, che ne era divenuta sposa. Nel 1660 scampò ad un’epidemia di vaiolo (uno dei regali dell’invasione europea) che aveva colpito la popolazione della regione e che la lasciò orfana, con il volto sfigurato e una grave menomazione alla vista. Affidata ad uno zio, la bambina crebbe come le sue coetanee, lavorando nei campi, tenendo in ordine la casa comune, dedicandosi a piccoli lavori di artigianato. Di diverso, aveva che le piaceva recarsi nella nella foresta, per goderne la bellezza e ascoltarne le voci. Nel 1675, giunsero al suo villaggio dei gesuiti francesi, che le fecero riscoprire la fede della madre. Il giorno di Pasqua del 1676, fu battezzata e ricevette il nome di Kateri, ma dovette presto fuggire, riparando, dopo un viaggio di oltre trecento chilometri, presso la missione di san Francesco Saverio, nel villaggio di Kahnawake, vicino a dove oggi sorge Montreal, in Canada. Qui visse i pochi anni di vita che le restarono, lavorando, pregando e prendendosi cura dei sofferenti. Nella primavera del 1679 la salute di Kateri, già fragile, iniziò a peggiorare, minata anche dalle penitenze cui si sottoponeva. Morì, ventiquattrenne, alle tre del pomeriggio del mercoledì della settimana santa, il 17 aprile 1680.

Il 17 aprile 1996 veniva scritta una delle pagine più vergognose della storia del nostro Paese: il massacro di 19 contadini sem-terra a Eldorado dos Carajas. La loro unica colpa era quella di volere un pezzo di terra da coltivare e per viverci con le loro famiglie. Il massacro avvenne il 17 aprile del 1996, intorno alle 17, quando circa 1.100 senza terra occupavano la statale PA-150 a Eldorado dos Carajás. I manifestanti marciavano verso la capitale dello stato per chiedere l’espropriazione della fattoria Macaxeira, a Curionópolis (PA), occupata da 1.500 famiglie da 11 giorni. Dall’ufficio del governatore Almir Gabriel (PSDB) partì l’ordine di sgombero della strada; il Segretario della Pubblica Sicurezza, Paulo Sette Camara, rafforzò l’orientamento e autorizzò l’uso della forza di polizia per ritirare i manifestanti dalla strada. Il colonnello Pantoja che comandava l’operazione dichiarò nella sua deposizione che aveva cercato di convincere i superiori di inviare una truppa speciale per l’operazione, non ritenendo i suoi uomini in grado di adempiere l’ordine, ma la richiesta fu respinta. Incaricato di procedere allo sgombero, il colonnello partì da Maraba con poliziotti armati di armi pesanti. Dal lato opposto della statale, da Paraupebas, giunsero i poliziotti comandati da Oliveira, anche essi pesantemente armati. Giunti dove la folla era radunata, i PM usarono gas lacrimogeni per sgomberare la strada. I senza-terra risposero con lancio di pietre e bastoni. Poi alcuni PM presero a sparare verso i manifestanti. Tuttavia, in base alle perizie, la maggior parte dei morti non si ebbero al momento dello scontro, ma pochi istanti dopo, quando i lavoratori si erano già arresi. I periti constatarono che la maggior parte dei crimini ebbero carattere di vere e proprie esecuzioni a freddo, alcune con eccesso di crudeltà. L’appurazione dei crimini fu pregiudicata perché la polizia si preoccupò di rimuovere i cadaveri dalla scena del delitto. Per i crimini, furono condannati al carcere nel maggio 2012, il colonnello Mario Colares Pantoja e il maggiore José Maria Pereira de Oliveira. I due ufficilai furono condannati rispettivamente a 228 e a 158 anni di carcere. Molte delle vittime non sono ancora state risarcite.

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.7, 51 – 8, 1a; Salmo 31; Vangelo di Giovanni, cap.6, 30-35.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione tratta da un discorso pronunciato da Max Josef Metzger durante una Conferenza internazionale e interdenominazionale sulla Pace nel mondo, a L’Aia, nel 1929, riportata nel libro di Leonard Swidler “Blood Witness for Peace and Unity: The Life of Max Joseph Metzger” (Dimension Books). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il movimento per la pace deve fare suo questo attivismo radicale con la santa convinzione di coscienza di un Francesco d’Assisi, con una santa riverenza per la vita creata da Dio che è stata sottratta alla stretta dell’uomo dal categorico “Non uccidere”, con la convinzione della forza divina di una santa nonviolenza al servizio del Regno di Dio; con la santa determinazione di realizzare questo Regno di Dio su tutti i fronti. Questo è ciò che porterà la pace, questo spirito dell’estrema e personale offerta di sé anche a costo della propria vita, come Cristo sulla croce, l’offerta di sé per la verità, la giustizia, l’amore, la pace, per il Regno di Dio sulla Terra. (Max Joseph Metzger).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Aprile 2017ultima modifica: 2018-04-17T22:12:53+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo