Giorno per giorno – 08 Aprile 2018

Carissimi,
“Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente! Rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 26-28). Gesù era venuto tra i suoi, asseragliati nel cenacolo, otto giorni prima, li aveva rincuorati e aveva detto loro: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (v. 21). Ma, nonostante, tutta la loro allegria nel rivederlo (v. 20), invece di andare, preferirono starsene ancora lì, pavidamente, al chiuso. Non gli aveva mica chiesto di partire per qualche crociata, no, li mandava a seminare perdono e riconciliazione per le strade del mondo. A vederli così, Tommaso deve aver pensato: hanno visto nessuno, questi qui. E Gesù, pazientemente, torna. Anche noi, spesso, ce ne restiamo, certo solo metaforicamente, al chiuso, celebriamo i nostri culti, le nostre eucaristie, da cui veniamo via di soppiatto come fossimo altri. Senza lasciar trapelare nessuna esperienza di risurrezione, di incontro rigenerante con Lui, di vita nuova. E Gesù, pazientemente torna. E ci mostra, come allora, le mani e il costato. Dalle cui ferite dovremmo essere stati guariti, cioè convertiti. Ma noi, si diceva stamattina, non abbiamo mai visto Gesù. Davvero? Incontrare Gesù con le sue piaghe è infinitamente di più di una qualsiasi esperienza mistica, è vederlo nelle ferite di ogni cucciolo d’uomo, nei patimenti di ogni creatura di Dio, nelle situazioni di emarginazione, disprezzo, sfruttamento, violenza, che ci é dato vedere ad ogni momento. Qual è il nostro atteggiamento davanti a tutto questo? Siamo capaci di pronunciare il nostro: Mio Signore e mio Dio!, o ce ne restiamo avvoltolati su noi stessi, per ignavia, vergogna, paura di ciò che possono pensare quanti si lasciano muovere dalla logica del Sistema? Crediamo o no alla Pasqua? Ci lasceremo smuovere da Gesù? Apriremo il nostro cuore al suo Spirito?

I testi che la liturgia di questo Ottavo Giorno e 2ª Domenica di Pasqua (detta anche della Divina Misericordia), propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.2, 42-47; Salmo 118; 1ª Lettera di Pietro, cap. 1, 3-9; Vangelo di Giovanni, cap.20, 19-31.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le chiese e comunità cristiane.

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Armando Carlos Bustos, cappuccino, piccolo fratello del Vangelo, martire per la giustizia sotto la dittatura argentina.

Armando Carlos Bustos era nato il 10 gennaio 1942 a Córdoba (Argentina). Entrato nell’ordine dei frati minori cappuccini e ordinato sacerdote, esercitò per un certo tempo il suo ministero nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, situata in un quartiere borghese della capitale argentina, e da cui, per questo motivo, chiese di essere trasferito. Dopo un periodo trascorso a Chepes, nella provincia di La Rioja, dove seguì la strada tracciata da Mons. Enrique Angelelli, si recò nel 1971 a lavorare con padre Pedro Lephaille nella “villa miseria” (baraccopoli) di Ciudad Oculta, alla periferia di Buenos Aires. Del suo passaggio là, un amico lasciò scritto: “Ciò che maggiormente ricordo di lui è il suo spirito gioviale, che gli permetteva di trasformare qualunque situazione in un avvenimento allegro. La sua casa era un rifugio per ogni fratello, che avesse bisogno di dormire, di condividere qualcosa o anche solo fare quattro chiacchiere….”. Nel 1976 Carlos si recò a trascorrere un periodo nella Comunità dei Piccoli fratelli del Vangelo, di cui facevano parte anche Pablo Gazarri e Maurício Silva, entrambi in seguito sequestrati e uccisi. L’8 Aprile 1977, Venerdì Santo, mentre si recava per la celebrazione del pomeriggio nella chiesa del barrio Nuova Pompeya, a Buenos Aires, fu sequestrato. Le autorità militari ammisero in un primo momento la detenzione. Poi smentirono e di Carlos non si seppe più nulla.

Dal 2002, l’8 aprile, si celebra in tutto il mondo il Romano Dives, la Giornata Internazionale delle popolazioni rom, sinti, kalé, manouche e romanichals. La scelta è caduta su tale data, perché fu l’8 aprile 1971 che si riunì a Londra il primo Congresso dell’International Romani Union, riconosciuta dall’ONU nel 1979 come associazione mondiale non governativa. Fu in quel giorno che i Rom si riconobbero come nazione, si scelsero una bandiera e si diedero un inno: “Djelém, djelém”. Che dice: “Ho viaggiato lungo molte strade, /Ed ho incontrato dei Rom felici. / Ditemi: da dove arrivate / Con le vostre tende / Su queste strade del destino? / Oh, Rom, / Oh, giovani Rom. / Anch’io avevo una grande famiglia, / Ma la Legione Nera l’ha sterminata; / Venite con me, Rom del mondo intero. / Percorreremo nuove strade. / È ora , alziamoci, / E’ venuto il momento di agire. / Oh, Rom, / Oh, giovani Rom”.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui e, prendendo spunto dall’ultimo giorno dell’Ottava pasquale che celebriamo oggi e che quest’anno coincide con la Pasqua ortodosssa e copta, vi proponiamo un brano dell’omelia tenuta nella Pasqua del 1974 dal celebre monaco egiziano Matta el Meskin, padre spirituale del monastero di San Macario il Grande, nel deserto di Scete. Lo troviamo nel sito di spiritualità ortodossa “Nati dallo Spirito” ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Signore Gesù Cristo, tu hai rallegrato tutta l’umanità nei tuoi discepoli che sono stati testimoni oculari della tua resurrezione, hai medicato i loro cuori tristi e in lacrime e, mediante la tua resurrezione dai morti, ci hai donato una gioia che nessuno può toglierci. Che cosa è capace di rattristare il cuore dell’uomo se non la morte, notizie di morte e tutto ciò che è mortifero? Ma ecco, tu, Signore, hai calpestato la morte il giorno in cui sei risorto e ci hai donato, Sovrano, la vita eterna dopo che eravamo morti. A coloro che erano nei sepolcri hai donato la vita. Sei risorto e ti sei mostrato per dimostrare al mondo che la resurrezione è una verità che agisce efficacemente. Figlio di Dio, hai rallegrato tutta l’umanità e hai fatto risorgere i morti dalle tombe. Ti ringraziamo, Dio nostro, per questa resurrezione con la quale hai tolto ogni disperazione dal cuore dell’uomo. Dopo la resurrezione e nella resurrezione, nessun uomo può più disperare: il più grande peccatore, chiunque dica “Sono disperato”. Per la disperazione non c’è posto alcuno nella tua resurrezione. Una resurrezione che si estende tra cielo e terra e che porta, sulle sue ali, le persone più deboli, tutti i peccatori della terra, tutti coloro che hanno raschiato il fondo dell’esistenza. Ecco, tu li innalzi fin nell’alto dei cieli. Sì, Signore nostro, ti rendo immensamente grazie per la tua resurrezione con la quale hai tolto per sempre la disperazione dai nostri cuori. Ti ringraziamo, amato Gesù, per la resurrezione con la quale hai distrutto ogni paura, paura della morte, paura di tutto ciò che è mortifero. Che cosa in terra, Signore, che cosa su tutta la terra terrorizza l’uomo più della morte e di ciò che a essa conduce? Ed ecco, Signore, con la tua resurrezione hai distrutto, hai annichilito la morte perché dopo la tua resurrezione non c’è più morte. Nella tua resurrezione non c’è più posto per la morte. Ecco, tu ci hai donato la tua resurrezione perché sia in noi e per noi da ora e per sempre. Quanto ti ringraziamo, amato Gesù, per la tua resurrezione con la quale hai dimostrato che l’amore non avrà mai fine. Ci hai donato il coraggio, un incredibile coraggio, di amare e di amare senza misura. Sì, Signore, amiamo, amiamo infinitamente e senza riserve. Grazie Signore per la resurrezione che, per fede, è divenuta per la Chiesa il suo mistero dei misteri e il mistero dei cuori di coloro che ti temono. Grazie, Signore, per la resurrezione che è divenuta il mistero di ogni anima e della Chiesa, mistero d’amore che, sprigionato in te, abita in ogni cuore che si apre al tuo amore. Grazie, Signore, per la resurrezione che è divenuta un mistero per tutti coloro che fin dal mattino ti cercano. Grazie infinitamente, fa’ che la tua resurrezione e l’effetto della tua resurrezione rimangano nella tua Chiesa e nei cuori di coloro che ti servono, da ora e per sempre, amen. (Matta El Meskin, Omelia di Pasqua 1974).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Aprile 2018ultima modifica: 2018-04-08T22:02:06+02:00da fraternidade
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