Giorno per giorno – 13 Ottobre 2014

Carissimi,
“Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona” (Lc 11, 32). Il vangelo di oggi ci diceva l’indignazione di Gesù contro coloro che cercano continuamente segni, che li convincano a imboccare i sentieri di Dio. Riducono Dio a un maghetto che, estraendo i conigli dal cilindro, li porti a dire: beh, adesso ti crediamo. Anche se sarebbe solo per poco, perché noi si gioca sempre al rialzo, e si finisce per esigere ogni volta un segno in più. Gesù non ci sta. E suo Padre è una persona seria. I niniviti, vicini vituperati, odiati e temuti di un Israele fuori del tempo, avevano creduto sulla parola a Giona, il piccolo, pauroso profeta, spinto da Dio nelle fauci del nemico ad annunciare che la loro malizia era giunta al colmo e si preparassero perciò alla fine. E Dio per questa loro credulità, la diremmo oggi, ci aveva ripensato. Come non provare pena di tutta quella gente che, per quanto pagani, chi non lo è almeno un po’, si erano detti – senza lo straccio di una prova che la parola di quel profeta fosse vera -: “Via, pentiamoci, facciamo penitenza, cambiamo”? Ora, non è che Dio avrebbe distrutto la città, non è Lui che distrugge. Non può semplicemente impedirci di distruggercele da soli, le città. Quando lo allontaniamo da noi e da esse. Quando, cioè, in noi, non prevale più il principio della cura nei confronti di tutti e tutto. Che è il Suo significato. La stessa cosa che è il Regno. Anche Gesù non ci dà prove: il Regno è qui, prendere o lasciare. Cosa volete fare della vostra società: la storia del Regno o il suo contrario? Di questi tempi, noi si vivono le ultime due settimane di una campagna incattivita, aggressiva e involgarita come poche per il secondo turno delle elezioni e, sotto i programmi, c’è da prendersi l’impegno di verificare, laicamente, che cosa vada nella direzione del Regno e che cosa remi invece contro. E decidere di riflesso. Anche questo è conversione. Sapendo che ogni scelta ha un peso e ha conseguenze. Per la vita di tutti.

Oggi è memoria di Madeleine Delbrêl, appassionata di Dio e della gente ordinaria.

Madeleine era nata il 24 ottobre 1904 a Mussidan (Dordogne – Francia). Ancora giovane si convertì dall’ateismo al cristianesimo. Assieme ad altre donne, trovò tra i comunisti di Parigi la possibilità di vivere una vita autentica di comunità cristiana, senz’altro scopo che quello di farsi “prossimo dei suoi prossimi” in una disponibilità incondizionata all’evangelo. Fu una vera umanista che amò Dio intensamente, incontrandolo in tutte le cose ordinarie della vita. Scrisse: “Ci sono persone che Dio chiama e mette da parte in conventi o monasteri. Ve ne sono altre che Dio chiama e le lascia nella società, quelle che Dio non ritira dal mondo. Queste sono le persone che hanno un lavoro ordinario, un matrimonio ordinario o un celibato ordinario. Persone che hanno malattie ordinarie e sofferenze ordinarie. Che vivono in case ordinarie e vestono abiti ordinari. Le persone che noi incontriamo in qualunque strada ordinaria…” “Noi, le persone ordinarie delle strade, crediamo con tutte le nostre forze che questa via, che questo mondo in cui Dio ci ha posto è per noi il luogo della nostra santità”. “Noi incontriamo Dio in tutti i “piccoli” che soffrono nel loro corpo, che sono disgustati, angosciati, che hanno bisogno di qualcosa. Noi incontriamo Cristo respinto in innumerevoli atti di egoismo. Come potremmo prenderci gioco di questa gente o odiare questa moltitudine di peccatori, di cui noi facciamo parte?”. Madeleine visse in pieno il travaglio della Chiesa pre-conciliare di reinventare l’esistenza cristiana nel mutato contesto storico e culturale. Conobbe, com’è inevitabile, incomprensioni, isolamento, ostilità, nei suoi fratelli di chiesa. Ma trovò anche chi la sostenne e l’appoggiò (tra questi il card. Montini). Alla convocazione del Concilio Vaticano II, volle vedere in esso il sorgere di una nuova primavera dello Spirito, a cui aveva dedicato la vita. Madeleine morì improvvisamente, il 13 ottobre 1964, nel suo pieno vigore.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Galati, cap.4, 22-24.26-27.31-5,1; Salmo 113; Vangelo di Luca, cap.11, 29-32.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

Anche per stasera, è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un’ultima parola di Madeleine Delbrêl, tratta dal suo libro “Noi delle strade”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
A noi gente della strada sembra che la solitudine non sia l’assenza del mondo ma la presenza di Dio. È l’incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine. Essere veramente soli è, per noi, partecipare alla solitudine di Dio. Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro, se non in lui. Il mondo intero è come un faccia a faccia con lui dal quale non possiamo evadere. Incontro della sua causalità viva dove le strade si intersecano accese di movimento. Incontro con la sua orma sulla terra. Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifiche. Incontro del Cristo in tutti questi “piccoli che sono suoi”: quelli che soffrono nel corpo, quelli che sono presi dal tedio, quelli che si preoccupano, quelli che mancano di qualcosa. Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti. Come avremmo cuore di deriderli o di odiarli, questi infiniti peccatori ai quali passiamo accanto? Solitudine di Dio nella carità fraterna: il Cristo che serve il Cristo; il Cristo in colui che serve, il Cristo in colui che è servito. L’apostolato come potrebbe essere per noi una dissipazione o uno strepito? (Madeleine Delbrêl, Noi delle strade).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Ottobre 2014ultima modifica: 2014-10-13T22:23:07+02:00da fraternidade
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