Giorno per giorno – 27 Febbraio 2011

Carissimi,

“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6, 24). Stamattina frei Paulo, che ha celebrato con noi su all’Aparecida, ce l’ha messa tutta per mantenerci con i piedi per terra, perché sul tema degli uccelli del cielo e dei gigli del campo, è facile farci su delle poesie, ma quando arriva l’ora di vestirsi o di mettersi a tavola, se non c’è nulla da mettersi addosso o sotto i denti, ci si resta pure male. Quindi, nessuna sottovalutazione del lavoro e della necessità di guadagnarsi la pagnotta, ma semmai l’esigenza di stare attenti a non lasciarsi prendere dalla smania di esibire l’ultimo articolo di consumo reclamizzato dai media o di abusare delle carte di credito. E, in ogni caso, anche questo è difficile succeda con la nostra gente, abituata, come si scherza qui, a “vender o almoço para comprar a janta”, a vendere il pranzo per comprare la cena. Eliane, quando è intervenuta, ha detto una cosa che ci è sembrata bella, che, cioè, “servire Dio” è mettere al primo posto la nostra libertà e cioè anche la nostra dignità, e serve a marcare un limite, dirci fino a dove si può arrivare e dove invece non ci si può piegare nella ricerca del denaro necessario per vivere. William ricordava la Campagna della Fraternità dell’anno scorso, che aveva come slogan proprio la frase sui due padroni. E diceva che ci sono quelli per cui è molto facile servirli tranquillamente entrambi: il Signore, in chiesa, e le proprie ricchezze, appena se ne esce. Già, ridurre il cristianesimo a religione, e a una “certa” religione,  ha troppo spesso fatto il gioco dei ricchi. Maria Ferreira diceva che, forse, la soluzione di tutto sta nell’invito di Gesù “Cercate, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta” (v.33). Dove, il regno di Dio, ancora una volta, non ha a che fare con la pratica religiosa, i suoi riti, le sue opere, ma con la vita e la vita in pienezza. A cui, semmai, quei riti devono alludere. E la giustizia del regno, perciò, se certo non può essere l’espressione “civilizzata” dei nostri sentimenti di vendetta contro qualche male subito, è, nondimeno, ciò che ci istruisce su quanto dobbiamo e possiamo fare per rendere il Regno – il servizio di Dio reso alla causa dei suoi figli – qualcosa di cui ci si possa appassionare ed avere fame e sete, e per il quale valga persino la pena di essere perseguitati, fino a perdere la vita. Sempre che facciamo nostra la lezione delle beatitudini, con cui Gesù aveva aperto il Sermone della Montagna. Diversamente – la conclusione è di un alquanto conosciuto ebreo tedesco del XIX secolo,  ma i presupposti c’erano già in Gesù Cristo – è oppio.  

 

I testi che la liturgia di questa 8ª Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.49, 14-15; Salmo 62; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.4, 1-5; Vangelo di Matteo, cap.6, 24-34.

 

La preghiera della domenica è, come sempre in comunione con le chiese cristiane di tutte le denominazioni.

 
Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Narek, asceta, mistico e poeta del X secolo.

 

27 gregorio di narek.jpgNato intorno all’anno 951,  Gregorio entrò giovanissimo nel monastero di Narek, dove era abate Ananaia Narekatsi, uno dei monaci più celebri dell’epoca, fratello di suo nonno. Il monastero sorgeva, ad un’altezza di 1650 metri, a pochi chilometri dalla riva sud-orientale del Lago di Van (oggi in territorio turco), che con i suoi 120 chilometri di lunghezza e gli 80 di larghezza è un vero e proprio mare. Di Gregorio non si sa più nulla, se non che, in quel monastero, visse tutta la sua vita, facendo ciò che deve fare un monaco, pregando, lavorando, insegnando e contemplando. Tradusse in versi mirabili la sua esperienza, il senso acuto del peccato e il desiderio estremo di esprimere e giungere a toccare il Dio che, indicibile e inafferrabile, come in un gioco amoroso a rimpiattino, ci insegue e ci sfugge. Gli cantava: “Tu, se noi sfuggiamo, corri dietro a noi, / se siamo indeboliti, Tu ci fortifichi, / se ci smarriamo, Tu ci spiani un sentiero facile, / se siamo intimiditi, Tu ci incoraggi, … / se mentiamo, Tu ci giustifichi con la tua verità, … / se non desistiamo dalla nostra volontà, Tu ci fai desistere…/ se ci alieniamo, Tu tieni lutto, / se ci avviciniamo, Tu fai festa, / se diamo, Tu accetti, / se noi ci rifiutiamo, Tu maggiormente elargisci i tuoi doni”.  Gregorio morì il 27 febbraio 1010 (o forse 1011). Il corpo fu sepolto nel monastero dedicato a santa Sanducht, prima martire armena (I° secolo) e figlia del re Sanatruk, che la tradizione vuole sacrificata per la fede su ordine del padre. Più tardi i resti del santo furono trasferiti a Sebaste, l’attuale Sivaz, nell’Anatolia centrale, accompagnando l’esodo delle popolazioni che fuggivano le prime invasioni delle tribù turciche.

 

“O totale Benedizione di vita, Provvidenza premurosa per tutti gli esseri”: così Gregorio di Narek si rivelge a Cristo, nella sua Preghiera 95. Credere in Cristo è entrare nella logica del Regno e della sua giustizia, significa, perciò, far nostro il Suo progetto di essere “Benedizione di vita” e “Provvidenza premurosa per tutti”. Complicato, eh? Sì, decisamente. Eppure. Quella preghiera è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

O Sole di giustizia, Raggio benedetto, Archetipo della luce; / ardentemente Desiderato, Elevato, Impenetrabile, Potente, Inenarrabile; / Gioia del bene, Speranza realizzata, o Lodato, Celeste; / Re di gloria, Cristo creatore, Vita proclamata! / Ed in me, ora, le lacune e gli errori della mia voce così fallibile, / – miserabile che sono! –  voglia tu colmarle con la tua parola onnipotente / e presentare le mie preghiere come suppliche gradite all’Altissimo tuo Padre. / Poiché per me tu sei venuto a subire la prova della maledizione, / essendoti fatto in tutto a me somigliante, / o totale Benedizione di vita, Provvidenza premurosa per tutti gli esseri: / quelli di lassù e quelli di quaggiù. / Se, davvero, hai accettato di morire per me, Tu, Dio e Signore di tutti, /quanto più consentirai  ora di compatire le mie debolezze, così esposte ai rischi, / intercedendo sempre per me, colpevole come sono, / con il Corpo che hai preso dalla nostra razza, / presso tuo Padre, simile a Te in onore. // E a causa del tuo prezioso Sangue continuamente offerto per compiacere alla volontà di Colui che ti ha inviato, / sia allontanato da me ogni pericolo, peccatore condannato quale sono, / rimessi i debiti, / cancellata la vergogna, / dimenticati gli obbrobri, / riformata la sentenza di giudizio, / sterminati i vermi, / cessati i pianti, / calmato il digrignare dei denti, / finiti i lamenti, / asciugate le lacrime. / Che abbia fine il lutto, / si dissipino le tenebre, / si spenga il fuoco della collera, / che siano respinti tutti gli strumenti di tortura! // Che venga la tua compassione, / Tu che vuoi e dispensi la vita a tutti. / Fa sorgere la tua luce, / affretta la tua redenzione, / invia il tuo soccorso; / anticipa l’ora della tua visita, / spandi prontamente la rugiada della tua misericordia: / che essa scenda per bagnare il campo assetato delle mie ossa, immerse disgraziatamente nell’abisso della morte! / Che il Calice celeste del tuo Sangue vivificante faccia fiorire e fruttificare la terra del mio corpo, preparata per il giorno della luce, / Sangue che, inesauribile, è sempre offerto in sacrificio come memoriale di vita e di redenzione per le anime che si sono addormentate. / Così la mia anima, completamente mortificata dal mio corpo di peccato, sarà consolidata in Te, dalla tua Grazia, o Compassionevole, / ed io sarò da Te rinnovato, sottratto al peccato dalla vita immortale il giorno della Risurrezione dei Giusti e benedetto da tuo Padre. / Con Lui / gloria a Te, / e allo Spirito Santo la lode/ con una giusta riconoscenza, / ora e sempre e nei secoli dei secoli. / Amen. (Saint Grégoire de Narek, Prière 95).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-27T23:28:00+01:00da fraternidade
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