Giorno per giorno – 24 Gennaio 2011

Carissimi,

“Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni” (Mc 3, 22). Gli scribi arrivati da Gerusalemme erano una sorta di “emissari del Santo Uffizio”, inviati a sondare il grado di ortodossia del giovane rabbi di Nazareth. In realtà, il responso, loro l’avevano già in tasca. Ed era di inappellabile condanna: Gesù era posseduto dal demonio. Infatti non disquisiva su Dio, se non per dire che il suo agire consiste nel liberarti dal male. E, difatti, l’unica preghiera che avrebbe insegnato ai suoi culminava proprio in questa richiesta: liberaci dal male. Ed era ciò che lui si ingegnava di fare al meglio. Senza sosta.  La liberazione dal male. Da ogni male. A questo punto poteva ben dirsi un del tutto conseguente teologo della liberazione. Lui che era il theou-logos, la parola di Dio per eccellenza. E chi d’altri, se no. Tutto bene, però stamattina ci chiedevamo che cosa c’entrassimo noi con gli scribi di Gerusalemme. O con il Sant’Uffizio, se preferiamo. C’è che, di quelli o di questo, ce ne abbiamo tutti uno personalissimo dentro di noi, pronto, per cattiva coscienza, gelosia o invidia, a imputare all’azione del diavolo l’opera di Dio (la liberazione dal male, chiunque ad essa si presti o si consacri, religioso o ateo). O viceversa, attribuire a Dio l’opera del diavolo (ogni forma di asservimento, chiunque ci si dedichi o l’avalli, ateo o religioso). Su questo, solo su questo, Gesù è severissimo: se mai arrivassimo a proporre questa contraffazione aberrante riguardo a Dio, che lui chiama la bestemmia contro lo Spirito santo, non avremo perdono in eterno (v.29). Per lo stesso motivo, per cui, a chi è occasione di scandalo, sarebbe meglio fosse legata una macina al collo e buttato in mare (cf Mc 9, 42). Dove, lo “scandalo” dice un ostacolo insormontabile a credere al carattere promettente della vita (quindi a vivere la vita come benedizione che riguarda tutti) posto sul cammino di qualcuno. Ed è una cosa assai più comune di quel che si pensi. Pensate ad una chiesa, a dei cristiani, complici di una situazione di oppressione. All’ingiustizia, al razzismo, alla guerra, alle aggressioni, alla violenza, al colonialismo, allo sfruttamento, all’intolleranza, al soffocamento delle libertà civili, alle molteplici forme di discriminazione, emarginazione ed esclusione, giustificati, accettati o benedetti in nome di Dio. Ce n’è stati mica pochi casi  lungo la storia! Basti pensare, per citare gli esempi più eclatanti, a ciò che è avvenuto qui, in America Latina, negli anni dei regimi militari. O da voi, sotto i regimi fascisti di Italia, Germania, Spagna e Portogallo. Circa le applicazioni agli avvenimenti e alla cronaca dei nostri giorni ciascuno di noi è in grado di farle. Ecco lo scandalo meritevole delle macine al collo dei colpevoli. Ecco il peccato contro lo Spirito santo, che, per Gesù, finché dura, non merita perdono. Peccato che deturpa e falsa alla radice l’immagine di Dio e, più di tutto, la calpesta nei suoi figli e figlie, spegnendo in essi la volontà di lottare per una vita all’altezza del suo dono e del suo sogno per l’uomo. Seguaci di Gesù (e/o del suo progetto), comunque, non mancheranno mai. Noi ne celebriamo la memoria tutti i giorni; spesso, più memorie ogni giorno. O leggiamo le cronache della testimonianza, sovente eroica, da essi resa nei più diversi paesi, sotto i più diversi regimi. Altre volte, anche senza accorgercene, gli viviamo o gli passiamo accanto: ostinati, silenziosi, oscuri lottatori della vita.   

 

Di uno di essi, che preferì la morte all’infamia di vivere già morto in una complicità attiva con l’ingiustizia, o anche solo (!) in una colpevole acquiescenza di fronte alle sue manifestazioni, facciamo memoria oggi: Erich Sack, pastore luterano, oppositore del nazismo, martire a Dachau

 

24 Erich_Sack.gifErich Sack nacque, il 1° Aprile 1887,  a Goldap, nella Prussia Orientale (oggi, in Polonia). Ordinato Pastore luterano dopo gli studi in teologia all’Università di Königsberg , aveva cominciato a svolgere il  suo ministero nella Parrocchia di S. Anschar e all’ospedale “Bethlehem” a Eppendorf, nei dintorni di Amburgo. Nel  1914 ritornò nella Prussia Orientale e divenne Pastore a Lyck (Ełk). Nel 1924 si trasferì a Pillkallen (Dobrovolsk) e, nel 1927, a Lasdehnen (Krasnoznamensk). Dopo la prese del potere da parte dei nazisti, si oppose strenuamente all’organizzazione dei “Cristiani tedeschi” di ispirazione nazista, e si unì alla Chiesa Confessante. Nel 1942 fu arrestato dalla Gestapo, sotto l’accusa di “minare la resistenza del popolo tedesco” per aver espresso pubblicamente le sue preoccupazioni circa una vittoria tedesca. Erich Sack morì nel campo di concentramento di Dachau il 24 Gennaio 1943.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria di Timoteo e Tito e sono tratti da:

Lettera a Tito, cap.1, 1-5; Salmo 96; Vangelo di Luca, cap. 10, 1-9.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Anche per stasera è tutto. Non abbiamo sottomano scritti di Erich Sack da potervi citare, nel congedarci. Ricorriamo perciò ad un testimone come Dietrich Bonhoeffer, che ne ha vissuto la stessa parabola: quella del cristiano come l’uomo che “non prende più sul serio le proprie sofferenze”, ma si fa carico delle “sofferenze di Dio nel mondo” e “veglia con Cristo nel Getsemani”. Il brano che vi proponiamo è tratto dal prologo del libro “Resistenza e Resa. Lettere e scritti dal carcere” (Paoline). È un invito all’ottimismo, nonostante tutto: la tracotanza e la volgarità del potere, il servilismo dei vili, il pilatesco tirarsi fuori di altri. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Essere pessimisti è più saggio: si dimenticano le delusioni e non si viene ridicolizzati davanti a tutti. Perciò presso le persone sagge l’ottimismo è bandito. L’essenza dell’ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tener alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé. Esiste certamente anche un ottimismo stupido, vile, che deve essere bandito. Ma nessuno deve disprezzare l’ottimismo inteso come volontà di futuro, anche quando dovesse condurre cento volte all’errore; perché esso è la salute della vita, che non deve essere compromessa da chi è malato. Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro terreno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita, per la ricostruzione, per le generazioni future. Può darsi che domani spunti l’alba dell’ultimo giorno: allora, non prima, noi interromperemo volentieri il lavoro per un futuro migliore. (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-24T23:15:00+01:00da fraternidade
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