Giorno per giorno – 03 Febbraio 2008

Carissimi,
stamattina frei Paulo si dev’essere scordato che aveva messa su da noi, all’Aparecida. O gli sarà arrivato un qualche altro impegno tra capo e collo, all’ultimo momento. La nostra gente ha aspettato pazientemente e allegramente fino alle nove, poi si è detta: Beh, facciamo da noi. Come ogni volta che manca il prete. Cioè, quasi sempre. Perché poi, l’importante è che ci sia Lui. E la sua presenza, sulla “sua” parola, la garantiamo noi: “Ogni volta che due o tre sono riuniti nel mio nome!”. Oggi era la domenica delle beatitudini. Su cui noi, come dice, il nome, ci si dovrebbe beare ad ogni momento del giorno e ogni giorno dell’anno. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3). Detto in altre parole: “Felici i poveri, perché Dio regna (al presente, non al futuro) su di loro”. Cioè, sta tra loro, agisce in loro favore, condivide la loro sorte. E se lo fa, è perché ha scoperto che la sua, di beatitudine, è la compagnia dei poveri. Potrebbe, dunque, bastare la prima beatitudine, per sapere chi e come può essere cittadino del Regno, cioè, come essere figli di Dio, assieme al Figlio. Ma, la prudenza non è mai troppa, così Gesù ci dà qualche dritta, per evitare che i furbi ci facciano su e ci svendano qualcosa d’altro. Guardate che il Regno di Dio è presente là dove i tristi trovano consolazione, e la nonviolenza conquista gli animi, e dove si ha fame e sete di giustizia e si vive secondo il principio della cura, e la coscienza è pura e cristallina, e dove si lavora instancabilmente in favore della pace, che è vita e vita abbondante per tutti. Certo, tutto questo comporterà di essere perseguitati. Perché la logica del mondo, di un certo mondo, è un poco differente. Ma che felice persecuzione quella sopportata per la causa dell’Evangelo, per il riscatto dei poveri, per la vita dell’umanità e del creato!

I testi proposti dalla liturgia di questa 4ª Domenica del Tempo Comune sono tratti da:
Profezia di Sofonia, cap.2,3;3,12-13; Salmo 146; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.1, 26-31; Vangelo di Matteo, cap.5,1-12a.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Noi si è cominciato a passare la corrispondenza che, nei giorni scorsi, è venuta accumulandosi nella nostra casella virtuale e vi troviamo, tra le tante cose, qualche evento lieto, ma anche alcune sofferenze e preoccupazioni. Vogliamo farvene partecipi, perché ne possiate fare oggetto della vostra preghiera. Ogni nascita porta sulla terra un soffio aggiuntivo di Dio ed è insieme sacramento del suo amore e occasione della sua incontenibile gioia. Non parteciparvi significherebbe già, sia pure inconsapevolmente, vivere all’ombra e nell’economia del maligno. Noi vogliamo ricordare oggi la nascita avvenuta nei giorni scorsi della piccola Elisa, figlia di Chiara, un’amica che non sentiamo da tempo, ma che ci è carissima. E, ancora più cara, infinitamente più cara, lo è a Lui, simbolo e immagine, sovranamente libera, di ogni paternità vera, incapace di smentirsi. La nostra amica Giusi di Milano ci segnala che le condizioni della nipote Sara, per la quale vi avevamo chiesto preghiere tempo fa, che sembravano essersi stabilizzate al meglio, tornano a destare qualche inquietudine. Il nostro amico Beppe ci scrive delle conseguenze di un grave incidente di cui all’inizio di gennaio è stata vittima la figlia, tuttora ricoverata in ospedale. L’amico Franco di Cento ci dice della rovinosa caduta dell’anziano suocero che ha determinato la rottura del femore; ora aspetta di essere operato. Poi c’è l’attesa per i risultati degli esami della piccola Giulia, di Anna, di Augusto. Pregare è già una forma del prendersi cura, è già una forma di Dio. Che ne dite? Ci proviamo un po’? Spesso, con Lui, riesce.

È tutto per oggi. In apertura si è parlato di chi e di come è il regno di Dio: Maurice Zundel, il profetico prete svizzero, che spese la sua vita nella predicazione e nel servizio ai poveri, sostiene che il regno di Dio è Dio (e chi vuol essere come Lui) in ginocchio davanti all’uomo. Nel congedarci, vi proponiamo un brano di un suo libriccino, L’uomo, il grande malinteso (ISG edizioni), che ci ragiona su. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I libri, i documenti, i ragionamenti non ci potranno mai convincere e convertire. Ciò di cui c’è bisogno è la luce di una vita, l’irradiamento di un volto, il battito di un cuore: è il dono di tutta una vita. Non ci interrogheremo sulle definizioni della nostra fede in Cristo. Ciò che dobbiamo fare è proprio scoprire queste dimensioni dell’uomo, rispettarle in noi e negli altri e divenire, ogni giorno di più, “Regno di Dio”, entrando sempre più a fondo nel dialogo silenzioso in cui Dio ci inserisce, perché la nostra vita sia interamente irradiamento della sua Presenza. È chiaro che se il Cristianesimo è la religione dell’uomo, se in Gesù c’è una tale passione per l’umanità, se Dio è in ginocchio davanti all’uomo, è possibile capirci con quelli che glorificano l’uomo come Dio. È questo, in fondo, il fermento del cosiddetto “mondo moderno”. Il mondo moderno ha la nostalgia della divinità dell’uomo e ha ragione di averla. È Cristo all’origine di questa nostalgia: è Lui che ha dato all’uomo questa apertura e questa bellezza. È Lui che ha posto l’uomo così in alto, che ha messo la nostra libertà al prezzo della Croce. È Lui che ha rivelato Dio in ginocchio davanti all’uomo. […] Non penso che si possa rifiutare questo Cristianesimo. Sono sicuro che nessuno lo rifiuterebbe se fosse vissuto silenziosamente, se fossimo noi stessi questo Vangelo vivente e se si vedesse in noi erigersi l’uomo in tutta la sua statura, la sua grandezza e la sua dignità. È questo il solo criterio che abbiamo per rendere testimonianza a Gesù che è il Figlio dell’uomo in modo unico ed è proprio questo che ci garantisce che è il Figlio di Dio in modo unico. A noi è chiesto di farci figli dell’uomo per divenire figli di Dio. Ci è chiesto di identificarci con gli altri, di prenderci carico del dolore e della speranza del mondo e, per cominciare oggi, nella nostra casa, ufficio, laboratorio, far credito a quelli che ci circondano, portare loro la luce della lavanda dei piedi, essere in ascolto del mistero della loro anima e divenire per essi questo spazio in cui la libertà respira, affinché sappiano che il cielo non è dietro le nuvole, ma che è qui e ora nel più profondo del nostro cuore. (Maurice Zundel, L’uomo, il grande malinteso).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Febbraio 2008ultima modifica: 2008-02-03T23:47:00+01:00da fraternidade
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