Giorno per giorno – 29 Aprile 2019

Carissimi,
“In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio. Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Gv 3, 3. 5-6). Come vivere il mistero della risurrezione? Come testimoniare un’esistenza pasquale? In primo luogo c’è da prendere atto dell’incompatibilità radicale che esiste tra la logica mondana del Sistema, che esprime e si struttura a partire dai nostri istinti egoisti (la “carne”) e dalla volontà di dominio che li guida, e il regno di Dio, così come ci è stato rivelato in Gesù Cristo, nel suo abbasssarsi, servire, donarsi fino alla morte. L’aderire alla persona di Cristo non è frutto di un nostro sforzo personale, ma è assenso a un dono che ci viene gratuitamente dall’alto, simboleggiato nel battesimo, che ci rende capaci di testimoniare la nostra morte al mondo nel nostro rinascere (risorgere) alle relazioni fraterne che ci vedono figli nel Figlio dell’unico Padre. “Rende capaci” non significa che opera automaticamente. Infatti si ha la prova di quanto, nonostante il battesimo, si continui spesso ad agire al servizio del diavolo, che è il principio di divisione, antagonismo, inimicizia, odio, violenza, sopraffazione.

Oggi è memoria di Caterina da Siena, contemplativa e messaggera di pace.

Caterina era nata a Siena il 25 marzo 1347, penultima dei venticinque figli di Jacopo Benincasa e di Monna Lapa Piangenti. A sei anni ebbe la prima visione e a sette emise il voto di verginità. Nonostante la prosperità della famiglia, i genitori non la fecero studiare: è fatica inutile e spreco di denaro, un buon matrimonio, precoce quanto lo consentono i tempi, porterà vantaggio a tutti. Così, quando la ragazza compì dodici anni, tutto era già pronto per le nozze. Ma, lei deve aver detto: Avete mica capito. Io sono già sposata. E si rifiutò. E in casa presero a trattarla come una serva. Lei, però, aveva un Complice e con Lui si costruì una cella segreta, dove ritirarsi di tanto in tanto, nei momenti liberi dalle sfacchinate quotidiane. E, alla fine, l’ebbe vinta. A quel punto, tutti pensavano si sarebbe fatta monaca. Avete mica capito, deve aver detto: “ La mia cella non sarà fatta di pietre o di legno, ma di auto-conoscenza”. E, sulle prime, neppure lei deve aver compreso bene cosa significasse. Ma il suo Complice si prese più tardi la briga di spiegarglielo: “Sappi, figlia mia, che io sono Colui che è, e tu sei quella che non è”. Questa è auto-conoscenza. E le parve tutto meraviglioso. Seguirono tre anni duri come pochi, con aridità, dubbi, visioni demoniache, e quant’altro. Ma finirono e quando il Complice riapparve, lei gli fece: Dove te ne stavi rintanato in tutto questo tempo? E Lui, pronto: Nel tuo cuore, sciocchina. Cominciò per lei un tempo di attività vulcanica. Adottò la regola di vita delle terziarie domenicane. A casa sua cominciarono a ritrovarsi uomini e donne desiderosi di impegnarsi, fare qualcosa. I tempi, infatti non erano uno scherzo. Li chiameranno i Caterinati, che presero a chiamarla mamma. E lei dettava loro le sue istruzioni, moltiplicando poi le sue attività di apostolato caritativo e politico: assistenza ai poveri, ammalati e carcerati, diffusione della parola di Dio e riappacificazione fra famiglie, città e stati rivali. Richiamava con severità gli uomini politici del suo tempo: “Nessuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia”. Cercò di porre pace anche nella Chiesa, dilaniata dallo scisma d’Occidente. E, proprio durante questa missione, a Roma, Caterina si ammalò e morì, a soli 33 anni, il 29 aprile 1380.

I testi che la litugia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.4, 23-31; Salmo 2; Vangelo di Giovanni, cap.3, 1-8.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

È tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura una pagina di Caterina da Siena, tratta dal suo “Dialogo della Divina Provvidenza” (Edizioni Studio Domenicano). Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dopo che l’unigenito mio Figlio ritornò a me, quaranta giorni dopo la risurrezione11, questo ponte si levò dalla terra, cioè dalla dimora fra gli uomini, e salì in cielo per la potenza della natura mia divina, e siede alla destra di me, Padre eterno. Così come disse l’angelo ai discepoli il giorno dell’ascensione, mentre stavano quasi come morti, perché i loro cuori erano levati in alto e saliti in cielo con la Sapienza che è il mio Figlio; disse: “Non state più qui, perché egli siede alla destra del Padre” (cf. At 1,11). Dopo che fu levato in alto e tornato a me, Padre, Io mandai il maestro, cioè lo Spirito Santo, il quale venne con la potenza mia e con la sapienza che è il mio Figlio e con la clemenza sua, che è lo stesso Spirito Santo. Egli è un tutt’uno con me, Padre, e col Figlio mio: quindi fortificò la via che è l’insegnamento lasciato dalla mia Verità nel mondo. E perciò, allontanandosi la presenza, non si allontanò l’insegnamento né le virtù, vere pietre fondate sopra questo insegnamento, che è la via fatta per voi da questo dolce e glorioso Ponte. Prima operò lui e con il suo operare fece la via, dando l’insegnamento a voi con l’esempio più che con le parole: prima di parlare, fece. Questo insegnamento lo rese certo la clemenza che è lo Spirito Santo, fortificando le menti dei discepoli a confessare la verità e annunziare questa via, cioè l’insegnamento di Cristo crocifisso, riprendendo per mezzo di loro il mondo quanto alle ingiustizie e ai falsi giudizi. (Caterina da Siena, Dialogo della Divina Provvidenza, 29).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Aprile 2019ultima modifica: 2019-04-29T22:17:34+02:00da fraternidade
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