Giorno per giorno – 15 Luglio 2017

Carissimi,
“Non c’è nulla di nascosto che non debba esser svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti” (Mt 10, 26-27). A distanza di duemila anni, facciamo ancora fatica a credere, e prima ancora a intendere, ciò a cui alludeva davvero Gesù con quel mistero nascosto che sarebbe stato svelato e il segreto che sarebbe stato manifestato. Dato che, lungo i secoli, si è spesso operato un colossale fraintendimento, o una vera e propria censura, che ha finito per tradurre quel segreto nel suo contrario. E quel segreto è tutto inscritto nella storia di Gesù e principalmente nella sua croce. Che segna l’alleanza senza ritorno di Dio con gli ultimi della storia. E, se lo si vuole incontrare, è solo lì. Ed è questo che noi si sarebbe dovuto gridare da sempre dai tetti e invece l’abbiamo messo sotto chiave. E abbiamo fatto della croce un’arma in più dei potenti, uccidendo così il Figlio di Dio, due volte. Mille volte. Lui, tuttavia, insiste. E continua a ricordarcelo e additarcelo come missione: siate a fianco dei poveri, senza paura. Sfidando i poteri del mondo.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci ricorda Bonaventura di Bagnoregio, mistico, teologo e pastore della Chiesa, Rodolfo Lunkenbein e Simão, martiri della Chiesa della camminata, qui in Brasile; e i Martiri ebrei e musulmani della Prima Crociata a Gerusalemme.

Giovanni Fidanza (che assumerà più tardi il nome di Bonaventura) nacque a Civita di Bagnoregio (Viterbo), nel 1217. Entrato a 22 anni nell’ordine dei frati minori, fu per molto tempo professore all’Università di Parigi. Eletto ministro generale dell’Ordine, riusci a conciliare le esigenze di una vita evangelica con il minimo di strutture necessarie ad una famiglia religiosa in espansione. Eletto cardinale e vescovo di Albano, ricevette, assieme a Tommaso d’Aquino, l’incarico di preparare il Concilio di Lione nel 1274. Egli pose al centro della vita cristiana la stessa vita storica di Gesù, individuandone il centro nella sua passione e morte per amore. La frase, forse, più bella che ricordiamo di lui, è quella che rivolse a frate Egidio, il discepolo di Francesco, che gli chiedeva come avrebbe potuto salvarsi lui che non sapeva nulla di teologia: “Se Dio dà all’uomo soltanto la grazia di poterlo amare, questo basta… Una vecchierella può amare Dio anche più di un maestro di teologia”. Noi si sarebbe stati portati a dire: più di qualunque maestro di teologia. Morì il 15 luglio del 1274.

Rodolfo Lunkenbein era nato il 1o di aprile 1939, a Doringstadt (Germania). Divenuto salesiano andò a vivere tra gli indios bororo, nel Mato Grosso. Fu assassinato il 15 luglio 1976, quando il villaggio fu attaccato da un gruppo di 60 latifondisti armati, che intendevano vendicarsi con gli indigeni per problemi legati alla terra. Assieme a padre Rodolfo, fu assassinato il cacicco Simão e feriti molti altri. Rodolfo, vivendo in mezzo agli indios, cercò con loro di riscattare la speranza di vita della tribù. Di fatto, prima del suo arrivo nel villaggio, le donne bororo avevano deciso di non procreare più, decretando così l’estinzione della tribù. Erano già sei anni che non nasceva un bambino. Quando, tuttavia, furono celebrate le esequie di Rodolfo e dell’indio Simão, si potevano già contare numerosi bambini.

Il 15 luglio 1099, Goffredo di Buglione con l’esercito crociato entrava vittorioso in Gerusalemme. In tre giorni, secondo le cronache del tempo, circa settantamila tra ebrei e musulmani furono massacrati o catturati e venduti come schiavi in Italia. Un testimone oculare, Raimondo di Aguilers, scriverà: “Si vedevano mucchi di teste, di mani, di piedi. Nel Tempio e nel portico di Salomone si cavalcava nel sangue fino alle ginocchia e alle briglie”. Cinque mesi dopo il massacro, in città vi erano ancora cadaveri da bruciare.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Genesi, cap. 49,29-33; 50,15-24; Salmo 105; Vangelo di Matteo, cap.10,24-33.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Ed è tutto, per stasera. La memoria dei nostri martiri ci suggerisce di proporvi, nel congedarci, un brano del teologo della liberazione Gustavo Gutiérrez, tratto dal suo libro “Il Dio della vita” (Queriniana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il Regno è grazia, ma anche esigenza; è dono gratuito di Dio e richiesta di conformità alla sua volontà di vita. Ecco quanto viene chiesto al discepolo, la cui vita trascorre fra gratuità ed esigenza. Il cammino verso il Padre presuppone che gli altri divengano nostri fratelli e sorelle; accogliamo il dono della filiazione solo quando costruiamo tra noi un’autentica fraternità. Le beatitudini di Matteo costituiscono perciò la magna charta dell’assemblea – la chiesa – dei discepoli di Gesù. Seguirne i passi si esprime con atti verso il prossimo, in particolare il povero, in opere di vita il cui amore per Dio e per il prossimo si intrecciano in un’esigenza reciproca. Possiamo chiarire la domanda ‘dov’è Dio’ soltanto se siamo in condizione di rispondere alla richiesta del Signore “dov’è tuo fratello” (Gn 4, 9). Purifichiamo così la storia, ossia facciamo sì che il Regno venga, che giunga il kairós non come fatalità ma come risultato della libera accoglienza del dono di Dio. Agendo “come uomini liberi” (1Pt 2, 16), con la nostra condotta “attendiamo e affrettiamo la venuta del Regno di Dio” (2Pt 3, 12). (Gustavo Gutiérrez, Il Dio della vita).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Luglio 2017ultima modifica: 2017-07-15T22:29:35+02:00da fraternidade
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