Giorno per giorno – 04 Febbraio 2017

Carissimi,
“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6, 34). Non è una semplice commozione, quella che prova Gesù, il verbo greco del testo originale suona come “amò visceralmente”, qualcosa, dunque, di simile a ciò che prova una madre di fronte al figlio che sta nel bisogno. Davanti al quale non esiste altra cosa. Ora, questo amore viscerale di Gesù non è solo suo, è di Dio. È lo stesso Dio. È, a intenderlo bene, la Parola che dà origine e accompagna da sempre la creazione. Noi siamo in Dio e siamo di Dio se accogliamo questa Parola come nostro atteggiamento di fondo. Ogni compassione che si voglia selettiva, diretta solo ad alcuni, ai nostri, o a quelli che comunque abbiamo deciso noi, riduce Dio ad un piccolo idolo, nume tutelare dei nostri egoismi, e perciò negazione del Dio che raggiunge e si dona incondizionatamente a tutti, a partire dagli ultimi e più deboli. Jonathan Sacks, che è stato dal 1991 al 2013 Rabbino capo della Gran Bretagna e del Commonwealth, scriveva non essere un caso che la Bibbia ebraica abbia solo un versetto che ci ordina: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”, mentre non meno di 36 volte ci comanda: “Ama lo straniero”. Così com’è, con la sua religione, diversa dalla nostra. O senza religione. Perché Dio ama anche coloro che non lo amano e non lo credono. Su questo amore incondizionato si gioca la nostra fede in Lui.

Il calendario ci porta oggi le memorie del Massacro di Chimaltenango, in Guatemala; e di Hans Schlaffer, martire anabattista.

Gli anni tra il 1978 e il 1983 coincisero con il periodo più violento della repressione messa in atto dal regime al potere in Guatemala, quando le operazioni militari si concentrarono nelle regioni del Quiché, Huehuetenango, Chimaltenango, Alta y Baja Verapaz, la costa meridionale e Città del Guatemala. Queste azioni, denominate “operazioni di terra spianata”, avevano come obiettivo le comunità degli indigeni maia, considerati “nemico interno”, e consistevano in indiscriminati massacri di popolazioni indifese, nella distruzione delle loro coltivazioni, vettovaglie, raccolti, bestiame, delle loro istituzioni sociali, economiche e politiche, dei loro simboli, valori e pratiche culturali e religiose. Secondo la “Comisión para el Esclarecimiento Histórico”, circa 626 massacri furono eseguiti in quegli anni. Tra questi, quello di cui noi facciamo memoria oggi. Il 4 febbraio 1981, nei villaggi di Papa-Chalá, Patzaj e Panimacac, furono massacrati dall’esercito 168 contadini, dopo che gran parte di essi erano stati torturati. Numerose donne furono impiccate, mentre i soldati incendiavanno case e raccolti e saccheggiavano scuole e oratori. Le persone che, terrorizzate, cercavono di fuggire nelle campagne circostanti e di nascondersi nei valloni, furono bombardate dagli elicotteri. Tutto era cominciato quando gli abitanti di Papa-Chalá avevano reagito con indignazione all’uccisione a calci di un neonato strappato alla madre. I massacri si ripeterono nei villaggi di Petén, San Marcos e Huehuetenango.

Di Hans Schlaffer non si conosce con precisione l’anno e il luogo della nascita. Si sa invece che fu ordinato prete nel 1511 e che, sotto l’influsso della riforma di Lutero, lasciò il ministero nel 1526, rifugiandosi nel castello del Barone di Zelkin, protestante, a Weinberg, nell’Alta Austria. Attratto dalla predicazione degli anabattisti di Hans Hut, che risiedevano nella vicina città di Freistadt, si recò nel 1527 a Nikolsburg (oggi Mikulov, nella Repubblica Ceca), quando si svolse il dibattito tra i “sostenitori della spada” (Schwertler) e “sostenitori del bastone” (Stäbler). Schlaffer si schierò con questi ultimi, optando quindi per un radicale rifiuto dell’uso delle armi anche solo a scopo difensivo. Trasferitosi poi in Baviera, iniziò una serie di peregrinazioni che lo misero in contatto di numerosi leader del movimento anabattista. Il 5 dicembre 1527 fu arrestato, assieme al correligionario Linhard Frick, nella città di Schwatz, in Tirolo, dove si era recato per partecipare a un convegno di anabattisti. Incarcerato nel castello di Frundsberg, lungi dal disanimare, scrisse otto dei nove testi che ancora si conservano, preghiere e canti spirituali. Tra essi una lunga orazione di 18 pagine, composta la notte precedente la sua esecuzione, considerata uno dei documenti più profondi e commoventi della letteratura devozionale. Il processo, svoltosi con numerose irregolarità e vere e proprie falsificazioni delle prove, si concluse con la condanna a morte di Schlaffer e di Frick, che furono decapitati il 4 febbraio 1528. Schlaffer aveva scritto che la Cena del Signore manifesta il nostro impegno ad essere sempre “pronti a dare il nostro corpo per i fratelli come Cristo si diede per noi, e a versare il nostro sangue per Cristo e la sua chiesa, nella misura in cui la fede e la prova d’amore lo esigano. Chiunque dà il suo corpo e versa il suo sangue como è stato indicato, non dà la sua vita né versa il suo sangue, ma il corpo e il sangue di Cristo, poiché noi siamo realmente membra del suo corpo”. Nei suoi scritti aveva sostenuto che l’accesso alla grazia, intesa come la Luce di Dio presente nel cuore di ogni essere umano, si estende anche agli ebrei, ai musulmani e in genere ai pagani. Era, evidentemente, un pericoloso eretico!

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflçessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap.13, 15-17. 20-21; Salmo 23; Vangelo di Marco, cap.6, 30-34.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Il 4 febbraio 1906 nasceva a Breslavia (allora in Germania, oggi in Polonia) Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, tra i fondatori della Chiesa confessante, che in tempi di viltà generalizzata seppe esprimere con forza la sua opposizione al nazismo, perdendo così (no, ritrovando) la sua vita. Noi ne celebriamo la memoria nella data del martirio, il 9 aprile, ma gli rendiamo omaggio anche in questa occasione, offrendovi, nel congedarci una sua citazione. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Fare e osare non qualunque cosa, ma la cosa giusta; / non restare sospesi nel possibile, ma afferrare arditi il reale; / non nella fuga dei pensieri, ma nell’azione soltanto è la libertà. / L’obbedienza sa cosa è bene, / e lo compie. / La libertà osa agire, e rimette a Dio il giudizio / su ciò che è bene e male. / L’obbedienza segue ciecamente, / la libertà ha gli occhi ben aperti. / L’obbedienza agisce senza domandare, / la libertà vuole sapere il perché. / L’obbedienza ha le mani legate, la libertà è creativa. / Nell’obbedienza l’uomo osserva i comandamenti di Dio, / nella libertà l’uomo crea comandamenti nuovi. / Nella responsabilità trovano realizzazione entrambe, l’obbedienza è libertà. // (Dietrich Bonhoeffer)

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Febbraio 2017ultima modifica: 2017-02-04T22:50:48+01:00da fraternidade
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