Giorno per giorno – 18 Maggio 2014

Carissimi,
“Gli disse Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? Gli disse Gesù: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 5-7). Il vangelo di oggi riprendeva pari pari i brani già meditati nei giorni scorsi, tratti dal lungo discorso d’addio, che Gesù, nel Vangelo di Giovanni, rivolge ai suoi durante l’ultima cena. Un discorso straripante, dove le immagini e i pensieri si rincorrono, si ripetono, si approfondiscono, come per il timore di chi se ne stia andando per sempre di dimenticare qualcosa di vitale per coloro che lascia. Noi, questo vangelo, l’abbiamo rifatto nostro, oggi pomeriggio, durante l’incontro di Fé e Luz, la comunità che riunisce persone con disabilità intellettiva, i loro famigliari e amici. E ci siamo chiesti come il cammino, la verità e la vita possano essere una persona. Perché, è questa la pretesa di Gesù. In realtà, a pensarci bene, questa identificazione, almeno in qualche misura, non è così distante da ciò che ci è dato a volte, anche sbagliando, di sperimentare. Succede, positivamente, per esempio, nell’esperienza dell’innamoramento, quando la persona dell’altro informa la mia maniera d’essere, diventa il riflesso della mia verità, e ragione della mia vita. Che, nella dimensione della reciprocità, porta poi a sintesi ciò che è la percezione e l’espressione dei due. Può succedere, a livello più superficiale, e con esiti spesso catastrofici, con gli idoli che ci impongono le mode del momento. Succede con Gesù, se l’abbiamo incontrato davvero. Attraverso la mediazione della sua parola e della testimonianza che gli è resa. In questo senso, lo spazio di Fé e Luz è in qualche modo privilegiato, perché lì, più che altrove in una vita “normale”, si è in presenza del mistero della croce, e di chi sta ritto ai piedi di essa. E sono, per lo più, le famiglie dei nostri amici, costretti a vivere ai margini di una società che tende a valorizzare il tutto in termini di quoziente di intelligenza e di capacità di generare ricchezza, trascurando la bellezza dei gesti che esprimono il dono, la gratuità, la capacità di amare e di essere amati. Sì, la presenza di Gesù si ripete in maniera speciale, nell’esperienza di Fé e Luz, che – è questa l’esperienza della cerchia di amici – rende capaci di allontanarsi anche solo per un po’ dalla propria famiglia di sangue, per creare una nuova rete di affetti, con persone che ci arricchiscono l’anima. A poco a poco, sperabilmente, Gesù diventa la nostra maniera d’essere, la nostra via, e i gesti – i suoi stessi gesti – che poniamo in essere diventano la nostra verità, e Lui è così la nostra vita più autentica e vera. Senza più confini o barriere.

Oggi, il calendario ci porta le memorie di Giuseppe Lazzati, cristiano al servizio di una Città dell’Uomo, e quella dei Martiri ebrei della Prima Crociata.

Giuseppe Lazzati era nato il 22 giugno 1909 a Milano. Entrato nelle file dell’azione Cattolica, compì i suoi studi all’Università Cattolica, laureandosi in Lettere nel 1931. Nel 1934 fu nominato Presidente della Gioventù Cattolica milanese e, a partire dal 1938 prese a insegnare alla Cattolica. Nel 1939, maturata la scelta della consacrazione laicale, fondò una comunità di laici che prese il nome di Milites Christi Regis (in seguito Istituto Secolare di Cristo Re). Dopo l’8 settembre 1943, ufficiale degli alpini, venne fatto prigioniero dai tedeschi e inviato in un campo di concentramento, per aver rifiutato di servire la Repubblica di Salò. Nel 1946, all’indomani della guerra, fu eletto consigliere del Comune di Milano e, subito dopo, membro dell’Assemblea Costituente. Dal 1948 al 1953 fu deputato al Parlamento nelle fila della DC. Tornato all’insegnamento universitario, fu nominato nel 1956 Presidente del Movimento Laureati di Milano e nel 1964 presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana. Fu in quegli anni che Lazzati vide e denunciò il rischio di una deriva integrista di Gioventù Studentesca, il movimento fondato da don Giussani. Eletto Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, nel 1965, tre anni dopo, fu chiamato come nuovo rettore dell’Università Cattolica, carica che coprirà fino al 1983. Dal 1976 al 1986, continuò a tenere, presso l’eremo San Salvatore, corsi di ascolto della Sacra Scrittura e di discernimento vocazionale per quanti si ponevano il problema della loro scelta di vita. Nel 1985 fondò l’associazione “Città dell’Uomo” , con lo scopo di educare i fedeli alla responsabilità civile e politica. Lazzati morì, dopo una lunga malattia, il 18 maggio 1986, all’alba del giorno di Pentecoste.

Il 18 maggio 1096, le truppe della Prima Crociata, dirette in Terra Santa, entrarono nella città di Worms, sul fiume Reno, in Germania. Lì, la popolazione ebrea più facoltosa si era garantita la protezione del vescovo, ottenendo dietro pagamento di laute somme in denaro, di rifugiarsi nel castello vescovile. I più poveri, abbandonati a se stessi, non ebbero via di scampo. I crociati, entrati in città, li raggiunsero e sgozzarono tutti sul posto, saccheggiandone poi le abitazioni e bruciando i rotoli della Torah. Le vittime furono circa cinquecento. Nei giorni successivi il palazzo vescovile fu posto sotto assedio e i trecento che vi avevano trovato rifugio furono costretti a consegnarsi alle orde crociate. La maggior parte di essi, rifiutando il battesimo, venne messa a morte. Il giorno 27 dello stesso mese, i crociati entrarono anche a Meinz, dove l’intera comunità ebraica, che contava 1300 persone tra uomini, donne e bambini, fu massacrata.

È tutto, anche per stasera. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura il brano di un saggio di Giuseppe Lazzati, ripreso con il titolo “I laici secondo la Costituzione “De Ecclesia”, nella raccolta “Laici cristiani nella città dell’uomo. Scritti ecclesiali e politici 1945-1986” (San Paolo). Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I laici, in quanto partecipano del sacerdozio di Cristo, rendono tutti gli atti della loro vita, le loro preghiere, come il loro lavoro, come i rapporti sociali, coniugali, famigliari, come lo stesso divertimento, gioie e dolori, atti del sacerdozio di Cristo che offre eternamente al Padre la lode degna di lui. Sottolineiamo in particolare quel passo in cui si dice che tutte le loro azioni “diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo” e che “nella celebrazione dell’Eucaristia sono piissimamente offerti al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore”, perché esso richiama quella visione che è messa ancor più profondamente in luce dalla Costituzione sulla liturgia, che sta dando ormai i suoi primi frutti. È in tale visione, che qui è sinteticamente, ma icasticamente, rappresentata, che il dies dominicus, la domenica, prende un posto centrale come punto di partenza e punto di arrivo di tutta la settimana del fedele laico, il quale compie lungo la settimana tutta questa ricchezza di sacrifici spirituali, prendendo dal sacrificio eucaristico celebrato la domenica l’alimento per poter tradurre in sacrifici spirituali tutte le opere che egli compie e che riporta la domenica al sacrificio eucaristico, perché siano offerte come oblazione a Dio insieme con Cristo stesso, che è l’oggetto dell’offerta del sacrificio eucaristico. (Giuseppe Lazzati, I laici secondo la Costituzione “De ecclesia”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Maggio 2014ultima modifica: 2014-05-18T22:05:43+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo