Giorno per giorno – 18 Settembre 2014

Carissimi,
“Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco” (Lc 7, 47). Simone, il fariseo che aveva invitato Gesù a pranzo a casa sua, era una brava persona, come quasi tutti i farisei, gente divisa tra casa, lavoro e chiesa, diremmo oggi. E però come tutta la brava gente che si rispetti correvano sempre il rischio di disegnarsi un mondo a loro misura, escludendo quanti non ce la facevano a riconoscersi nel modello di vita da loro proposto. Noi, questo vangelo della peccatrice perdonata, lo si è ascoltato stasera, durante l’Eucaristia, celebrata nell’ampio spiazzo antistante la casa di dona Almerita. E c’è da dire che queste celebrazioni, che portano mensilmente la parola e il pane di Gesù nelle case della gente si rivelano sempre eventi della grazia. Di quelli che fan dire che il tempio più vero del Signore è davvero lo spazio abitato dai poveri, la gente dalla fede semplice, che non ha scambiato la religione per il gioco del lotto, la gente che va a cercare semplicemente un Dio che ti dice che sta lì, accanto a te e ti aiuta nelle tue fatiche quotidiane. Ma, più di tutto, un Dio che, attraverso l’esempio di Gesù, insegna a come essere “testimoni” della buona notizia del Vangelo, che si riassume nel prendersi a cuore e cura di chi è nel bisogno. Magari senza neppur saper leggere, o andare con la Bibbia sottobraccio, o cercarsi una chiesa alla moda. Gente che sa spendersi, nell’aiutare gli altri, dentro e fuori casa, tutta la vita. Senza pretendere niente in cambio. Accettando la vita, in tutta semplicità, anche nelle sue fatiche, come un dono sempre troppo grande e immeritato, di cui ringraziare Dio. Beh, questa gente non si sognerebbe mai di condannare nessuno, neppure il fariseo che non esita a condannare la peccatrice che si è accucciata impudentemente ai piedi di Gesù. Per una coincidenza, questo vangelo cade oggi, in cui ci raggiunge la notizia del libro con cui cinque, evidentemente rispettabilissimi, cardinali prendono posizione contro le aperture sollecitate di recente in relazione all’ammissione alla comunione dei divorziati. Forse anche per lo scopo non dichiarato di condizionare le decisioni dell’imminente sinodo sulla famiglia. Anche il fariseo Simone opinava in difesa della retta dottrina. Mentre Gesù accettava che la peccatrice – non sappiamo se pluridivorziata – gli accarezzasse e baciasse i piedi. Senza chiederle neppure di confessare il suo peccato. Convinto come era che, lasciandola fare, avrebbe imparato di Dio più che attraverso l’inutile lettura di decine di trattati di teologia, faticosamente redatti da uomini sapienti, che rincorrono le parole e si perdono il meglio di Dio e della vita. Che è la misericordia. Riammettere alla comunione i divorziati, la maggior parte dei quali, al momento di contrarre il matrimonio, non sapeva nulla del suo significato sacramentale, ed erano perciò matrimoni inesistenti – spesso solo storie di infatuazione, e poi asservimento, violenza, disamore, di prostituzione, insomma – è solo offrire una nuova opportunità di evangelizzare chi il Vangelo non l’ha mai conosciuto e aprire il cammino a una storia nuova. Persino di santità. Come per la peccatrice del vangelo. Nonostante il dispetto di quel buon uomo di Simone.

In questa data il nostro calendario ci porta la memoria di Dag Hammarskiöld, promotore di pace.

Nato il 29 luglio 1905 a Jönköping, in Svezia, da Agnes Almqvist e Hjalmar Hammarskiöld, che sarà più tardi Primo Ministro di quel paese, il giovane Dag studiò diritto ed economia, con l’intenzione di seguire l’esempio del padre, abbracciando la carriera politica. Di fatto, divenne ministro, poi capo della delegazione svedese alle Nazioni Unite e infine Segretario Generale dell’ONU. Nel 1960, quando il Congo ottenne l’indipendenza e si scatenò la guerra civile, Hammarskjold si prodigó instancabilmente perché si arrivasse a negoziare il cessar il fuoco. Morì in un disastro aereo, forse vittima di un attentato, nei cieli di Zambia il 18 settembre 1961. In quello stesso anno gli fu attribuito il Premio Nobel per la Pace alla memoria. Per anni aveva scritto un diario, pubblicato dopo la sua morte, in cui veniva annotando i suoi pensieri sulla signoria di Cristo e sul significato di questo per la sua vita. Scrisse: “Dio non muore nel giorno in cui noi smettiamo di credere in Lui, ma noi moriamo il giorno in cui le nostre vite cessano di essere illuminate dalla luce continua, rinnovata ogni giorno, di un miracolo, la cui fonte sta al di lá di ogni ragione”.

Le letture che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratte da:
1ª Lettera ai Corinzi, cap.15,1-11; Salmo 118; Vangelo di Luca, cap.7,36-50.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni indigene.

Noi ci congediamo qui, offrendovi una pagina di Dag Hammarskiöld, tratta dal suo “Tracce di cammino” (Edizioni Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La spiegazione di come l’uomo debba vivere una vita di servizio attivo verso la società in completa armonia con se stesso, come un membro attivo della comunità dello spirito, l’ho trovata negli scritti di quei grandi mistici medievali per i quali la “sottomissione” è stata la via della realizzazione di sé e che hanno trovato nell’ “onestà della mente” e nell’ “interiorità” la forza di dire sì a ogni richiesta che i bisogni del loro prossimo mettevano loro davanti, e di dire sì a qualsiasi destino la vita avesse in serbo per loro quando hanno risposto alla chiamata del dovere così come l’avevano intesa. L’amore – questa parola così abusata e fraintesa – per loro significava semplicemente un sovrappiù di forza di cui si sentivano interamente colmati quando cominciavano a vivere nell’oblio di sé. E questo amore trovava naturale espressione in un compimento senza esitazione del dovere e in un’accettazione senza riserve della vita, qualunque cosa essa recasse loro personalmente in fatica, sofferenza, o felicità. So che le loro scoperte sulle leggi della vita interiore e dell’azione non hanno perso il loro significato. (Dag Hammarskiöld, Tracce di cammino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Settembre 2014ultima modifica: 2014-09-18T22:39:57+02:00da fraternidade
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