Giorno per giorno – 27 Febbraio 2018

Carissimi,
“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 2-4). Troppo comodo applicare il vangelo di oggi solo a [neppure tutti, a dire il vero, gli] scribi e farisei del tempo di Gesù! Ciò che era valido allora, ha continuato ad esserlo per la comunità per cui scriveva Matteo (o chi per lui), e per ogni tempo a venire. Compreso il nostro. E non è vero neppure che per scribi e farisei si debbano intendere solo le gerarchie religiose, come troppo frettolosamente ci piacerebbe credere. In realtà, a pensarci bene, quelle categorie riguardano tutti noi, con le nostre incoerenze, ipocrisie, ambizioni fuori luogo. Pronti a denunciare le cattedre e i magisteri altrui, non ci accorgiamo che c’é qualche volta di peggio, ed è la cattedra da cui pontifichiamo ad ogni istante, giudicando e condannando chi non si uniformi alle nostre opinioni (che in greco si dice “dogmi”), da cui neppure noi siamo capaci di trarre le dovute conseguenze, svilendo così il Vangelo, da “buona notizia” dell’amore di Dio per tutti, a partire dagli ultimi e piú poveri, ad una ennesima legge, che si aggiunge alle tante umane, per complicarci la vita, costringerci in schemi prestabiliti, funzionali al Sistema, privarci del gusto di quell’avventura che il Padre, come e più di ogni buon padre, vorrebbe vederci imboccare e percorrere in libertà, per farci conoscere la dimensione di quel regno che “è pace, giustizia e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14, 17). Che la Quaresima ci aiuti a recuperare (o ad acquistare) il gusto di questa libertà.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Narek, asceta, mistico e poeta del X secolo.

Nato intorno all’anno 951, Gregorio entrò giovanissimo nel monastero di Narek, dove era abate Ananaia Narekatsi, uno dei monaci più celebri dell’epoca, fratello di suo nonno. Il monastero sorgeva, ad un’altezza di 1650 metri, a pochi chilometri dalla riva sud-orientale del Lago di Van (oggi in territorio turco), che con i suoi 120 chilometri di lunghezza e gli 80 di larghezza è un vero e proprio mare. Di Gregorio non si sa più nulla, se non che, in quel monastero, visse tutta la sua vita, facendo ciò che deve fare un monaco, pregando, lavorando, insegnando e contemplando. Tradusse in versi mirabili la sua esperienza, il senso acuto del peccato e il desiderio estremo di esprimere e giungere a toccare il Dio che, indicibile e inafferrabile, come in un gioco amoroso a rimpiattino, ci insegue e ci sfugge. Gli cantava: “Tu, se noi sfuggiamo, corri dietro a noi, / se siamo indeboliti, Tu ci fortifichi, / se ci smarriamo, Tu ci spiani un sentiero facile, / se siamo intimiditi, Tu ci incoraggi, … / se mentiamo, Tu ci giustifichi con la tua verità, … / se non desistiamo dalla nostra volontà, Tu ci fai desistere…/ se ci alieniamo, Tu tieni lutto, / se ci avviciniamo, Tu fai festa, / se diamo, Tu accetti, / se noi ci rifiutiamo, Tu maggiormente elargisci i tuoi doni”. Gregorio morì il 27 febbraio 1010 (o forse 1011). Il corpo fu sepolto nel monastero dedicato a santa Sanducht, prima martire armena (I° secolo) e figlia del re Sanatruk, che la tradizione vuole sacrificata per la fede su ordine del padre. Più tardi i resti del santo furono trasferiti a Sebaste, l’attuale Sivaz, nell’Anatolia centrale, accompagnando l’esodo delle popolazioni che fuggivano le prime invasioni delle tribù turciche.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap. 1,10.16-20; Salmo 50; Vangelo di Matteo, cap. 23,1-12.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una preghiera di Gregorio di Narek, tratta dal suo “Le livre de prières”, (Sources chrétiennes 78, Cerf, Paris), che troviamo tradotta nel sito di spiritualitá cristiana orodossa “Nati dallo Spirito”. Ed è questa, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dio onnipotente, Benefattore, Creatore dell’universo, ascolta i miei gemiti poiché sono in pericolo. Liberami dal timore e dall’angoscia; liberami con la tua forza potente, tu che puoi tutto… Signore Cristo, togli la rete che mi avvinghia con la spada della tua croce vittoriosa, l’arma della vita. Da ogni parte quella rete mi cinge, prigioniero, per farmi perire; conduci i miei passi malfermi e sbiechi. Guarisci la febbre del mio cuore che soffoca. Sono colpevole verso di te, togli da me il turbamento, frutto dell’intervento diabolico, fa scomparire l’oscurità della mia anima angosciata… Rinnova nella mia anima l’immagine di luce della gloria del tuo nome, grande e potente. Fa crescere il chiarore della tua grazia sulla bellezza del mio volto e sull’effigie degli occhi del mio spirito, perché sono nato dalla terra (Gen 2,7). Correggi in me, ristabilisci più fedelmente, l’immagine che riflette la tua immagine (Gen 1,26). Con una purezza luminosa, fa scomparire le mie tenebre, che sono peccatore. Invadi la mia anima con la tua luce divina, vivente, eterna, celeste, perché cresca in me la somiglianza con il Dio Trino. Tu solo, o Cristo, sei benedetto con il Padre per la lode del tuo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen. (Gregorio di Narek, Il libro di preghiere, XL).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Febbraio 2018ultima modifica: 2018-02-27T22:08:55+01:00da fraternidade
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