Giorno per giorno – 15 Ottobre 2017

Carissimi,
“Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire” (Mt 22, 2-3). Il regno dei cieli, che è poi quando lasciamo che i cieli (Dio) scendano sulla terra e Dio vi ponga la sua abitazione, Gesù lo racconta come un banchetto di nozze. Al quale siamo, in progressione, invitati tutti: il tempo di comunicarlo a qualcuno che si assuma l’onore e l’onere di mostrare agli altri cosa significhi e come funzioni. E poi, via! La profezia di Isaia che la liturgia ci proponeva oggi come prima lettura era emblematica in proposito: “Preparerà il Signore per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo (di ogni popolo) farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato” (Is 25, 6-8). “Per tutti i popoli”. Solo che, a quanto pare, e succede un po’ in ogni tempo, coloro a cui Dio ha affidato il lieto annuncio, la buona notizia del banchetto del Regno aperto a tutti, finiscono per trovare cose più interessanti da fare. E sono i loro propri affari. Il Regno, la società fraterna, può aspettare, anzi se ne può fare proprio a meno, dato che esige di porre i propri interessi in secondo piano, per privilegiare il benestare e l’allegria di tutti. E chi lo viene a ricordare, si trova il modo di metterlo a tacere, con le buone o le cattive. E tuttavia, negarsi alla solidarietà, alla fratellanza, alla giustizia, all’economia di comunione, porta inevitabilmente al disordine, alla divisione, alla lotta violenta, alla distruzione. Che è il quadro che ci troviamo davanti. In attesa che Dio (il suo agire nella Storia) riprenda l’iniziativa e convochi quanti non sono ancora stati raggiunti dalla buona notizia del Regno, i più poveri e ultimi, quale ne sia il popolo e la religione, “buoni e cattivi” che siano. Perché, come ci ricorda ancora Isaia, Dio è “sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffare dei tiranni è come pioggia d’inverno, come arsura in terra arida il clamore dei superbi” (Is 25, 4-5). E, per restare alla conclusione della parabola, il “sostegno al misero” è il più vero abito nuziale che è richiesto per partecipare alle prove del Regno. Chi ne è sprovvisto è pregato di accomodarsi fuori (cf Mt 22, 13) e di provvidenziarsene uno.

I testi che la liturgia di questa XXVIII del Tempo Comune sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.25, 6-10a; Salmo 23; Lettera ai Filippesi, cap.4, 12-14.19-20; Vangelo di Matteo, cap.22, 1-14.

La preghiera della Domenica è in comunione con le comunità e chiese cristiane di qualunque denominazione ed è volta a impetrare il dono dell’unità nella valorizzazione delle differenze.

Oggi, il calendario ci porta la memoria di Teresa d’Avila, contemplativa e dottore della Chiesa.

Teresa de Cepeda y Ahumada nacque ad Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515, da una famiglia di ascendenza ebraica. A vent’anni, il 2 novembre 1535, fuggì di casa per entrare nel Carmelo della sua città. Lì, la regola dell’Ordine era praticata in forma molto mitigata e, per molto tempo, Teresa si adeguò a tale situazione. Nel 1555, tuttavia, decise che non valeva la pena perdere il tempo con le mezze misure e scelse di cominciare a vivere la radicalità della vocazione e della vita monastica. A partire dal 1557 visse una serie di profonde esperienze mistiche, sperimentando una grande intimità con il Signore, ma anche l’aridità, “la notte dei sensi”. L’esigenza di un ritorno del Carmelo alla Regola primitiva gli si impose sempre più. Ottenne così dal generale dell’Ordine, Giovanni Battista Rossi, il permesso di fondare nella stessa città di Avila un monastero di stretta osservanza. Nel 1567 convinse un giovane carmelitano ad attuare la stessa riforma nei conventi maschili. L’attività riformatrice dei due, nonostante l’ostilità aperta dei “mitigati” conquistò in poco tempo l’insieme dell’ordine. Questa intensa attività esteriore in nulla impedì che Teresa continuasse conducendo una intensissima e profonda vita spirituale, della quale possiamo intuire qualcosa leggendo le sue opere: Il Libro della Vita, Il Cammino della Perfezione, Il Castello Interiore. Teresa morì il 4 ottobre 1582 ad Alba de Tormes (Salamanca). La sua memoria è celebrata il giorno dopo, il 15 d’ottobre (!). Non ce ne dobbiamo stupire, perché la riforma gregoriana, varata proprio allora, fece sparire i dieci giorni compresi tra le due date.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Teresa d’Avila, tratta dalle sue “Esclamazioni dell’anima a Dio”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Voi dite: venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi consolerò (Mt 11,28). Che altro vogliamo, Signore? Che domandiamo? Che cerchiamo? Per quale motivo la gente del mondo si perde se non per andare in cerca di felicità? O Dio, Dio mio! È possibile questo, Signore? Oh, che pena! Che grande accecamento! Noi cerchiamo infatti la felicità dov’è impossibile trovarla! Abbiate pietà, Creatore, delle vostre creature! Vedete, noi non capiamo noi stessi, né sappiamo quel che desideriamo, né siamo nel giusto chiedendo quel che chiediamo. Illuminateci, Signore; considerate che la vostra luce è più necessaria a noi che a quel cieco il quale era tale dalla nascita, perché questi desiderava vedere la luce e non poteva, ma noi, Signore, non vogliamo vedere. Oh, che male grave e incurabile! Qui, mio Dio, deve manifestarsi il vostro potere, qui deve brillare la vostra misericordia! Com’è insensato ciò che vi chiedo, mio vero Dio! Vi prego d’amare chi non vi ama, di aprire a chi non bussa alla vostra porta, di dar la salute a chi ha piacere d’essere infermo e va in cerca di malanni. Voi dite, mio Signore, che siete venuto a cercare i peccatori; eccoli, Signore, i veri peccatori. Non guardate alla nostra cecità, ma al sangue prezioso versato da vostro Figlio per noi. La vostra misericordia risplenda fra tanta malizia! Considerate, Signore, che siamo vostre creature; ci sia d’aiuto la vostra bontà e misericordia! (Teresa d’Avila, Esclamazioni dell’anima a Dio VIII).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Ottobre 2017ultima modifica: 2017-10-15T22:21:53+02:00da fraternidade
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