Giorno per giorno – 06 Settembre 2017

Carissimi,
“Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. Egli però disse: Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4, 42-43). Come pesa, ci dicevamo stasera, quel “bisogna”! Come dovrebbe essere vero ad ogni nostro passo: bisogna che annunciamo il regno di Dio. In ogni nostra parola, gesto, azione. Se no, non siamo dei suoi. E annunciare il regno di Dio non significa annunciare una qualche verità della nostra religione, né, meno che mai, la necessità per gli altri di convertirsi ad essa, ma testimoniarne i contenuti nel concreto della vita di ogni giorno: far toccar con mano a tutti la tenerezza, lo spirito di servizio, la grazia (gratuità), il prendersi cura, il perdono di Dio. Anche e soprattutto in tempi così difficili come questi, dove la norma sembra essere il proclamare e il vantarsi degli atteggiamenti contrari.

Oggi noi ricordiamo Charles Péguy, poeta di Dio.

Charles Péguy era nato il 7 gennaio 1873 a Orleans. Rimasto a pochi mesi orfano di padre, fu cresciuto dalla madre, impagliatrice di sedie, e dalla nonna e conobbe la vita dei poveri. Entrato a scuola, studiando sodo e cavandosela bene, riuscì a ottenere una serie di borse di studio che gli permisero di arrivare, nel 1894, all’universitá, dove fu allievo di Romain Rolland e del filosofo Henri Bergson, e dove maturò le sue convinzioni socialiste. Abbandonata l’universita, Péguy si dedicò per tre anni alla stesura del dramma Giovanna d’Arco, il fascino per la cui figura l’accompagnerà per tutta la vita. Nel 1897 sposò Charlotte Baudouin, sorella del suo miglior amico, Marcel, morto l’anno prima. Da lei avrà quattro figli. Nel 1898 a Parigi fondò con altri amici la “Libreria socialista Bellais”, ma l’esperienza non durò a lungo. Nel 1900 Péguy chiarì i caratteri della sua scelta socialista: “Noi siamo tra coloro cui non riesce per nulla di separare la rivoluzione sociale dalla rivoluzione morale, nel duplice senso che da un lato noi non crediamo che si possa realizzare profondamente, sinceramente, seriamente la rivoluzione morale dell’umanità senza operare l’intera trasformazione del suo ambiente sociale, e all’inverso noi crediamo che ogni rivoluzione esteriore sarebbe vana se non comportasse il dissodamento e il profondo rivolgimento delle coscienze”. Nello stesso anno fondò la rivista quindicinale Cahiers de la quinzaine, di taglio socialista e dreyfusista (dal nome di Alfred Dreyfus, un ufficiale francese ebreo che, accusato falsamente di tradimento, divise in quel tempo la Francia, e che Péguy difese accanitamente). Nel 1908, staccatosi dal socialismo ufficiale, ma non dai suoi ideali, confidò ad un amico di aver ritrovato la fede cattolica dei suoi primi anni. Per rispetto e amore della moglie che restava su posizioni agnostiche, non le propose di “regolarizzare” il matrimonio con il rito religioso, né di battezzare i figli. Convinto com’era che “Ci si deve salvare insieme. Non possiamo andare a Dio da soli. Lui ci chiederebbe subito: Gli altri dove sono?”. Negli anni successivi scrisse altri libri, a carattere religioso e mistico, che editorialmente si rivelarono un fallimento. Inviso agli antichi compagni, guardato con sospetto dai cattolici, Péguy, volta a volta pacificato e angosciato, continuò la sua personalissima battaglia, in cui convinzioni, vita, arte, teologia, diventano preghiera e dialogo con Lui. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si arruolò nella fanteria, come tenente della riserva. Inviato al fronte, cadde colpito a morte, a Villeroy, il 5 settembre 1914, primo giorno della battaglia della Marna.

I testi che la liturgia di oggi propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Colossesi, cap.1, 9-14; Salmo 52; Vangelo di Luca, cap.4, 38-44.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

È tutto, anche per stasera. Noi ci si congeda qui, con una citazione di Charles Peguy, tratta dal suo “Il portico del mistero della seconda virtù”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dio ha posto la sua speranza, la sua povera speranza in ognuno di noi, nel più infimo dei peccatori. Sarà detto che noi infimi, che noi peccatori, saremo noi che non porremo la nostra speranza in lui? / Dio ci ha affidato suo figlio, ahimé, ahimé. Dio ci ha affidato la nostra salvezza, la cura della nostra salvezza. Ha fatto dipendere da noi e suo Figlio e la nostra salvezza, e anche la sua speranza stessa; e noi non riporremo la nostra speranza in lui? / Mistero dei misteri, che riguarda i misteri stessi, / Egli ha messo nelle nostre mani, nelle nostre deboli mani, / la sua speranza eterna, / Nelle nostre mani passeggere. / Nelle nostre mani peccatrici. / E noi, noi peccatori, non metteremo la nostra debole speranza / Nelle sue mani eterne? / Qual è questa virtù, questo segreto, che cosa occorre dunque che ci sia di così straordinario, / Nella penitenza, / perché questo peccatore, / Perché uno valga cento, o insomma novantanove, / (Per contar giusto,) / Perché questo peccatore valga altrettanto, / Perché questo peccatore, questo solo peccatore che fa penitenza valga altrettanto, rallegri, susciti tanta gioia nel cielo quanto novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza? / E perché questa pecorella smarrita dia tanta gioia al pastore, / Al buon pastore, / Che egli lascia nel deserto, in deserto, in un luogo abbandonato, / Le novantanove che non s’erano smarrite? / In cosa, qual è dunque questo mistero, / In cosa uno può valere novantanove? / Non sia tutti figli di Dio. Ugualmente allo stesso modo? / In cosa, come, perché una pecora vale novantanove pecore. / Bambina, bambina, lo sai, di che si tratta. E’ giusto questo? / E’ che era perita; e che è stata trovata. / E’ che era morta; e che è rivissuta. / È che era morta; e che è risuscitata. / Perché bisogna prendere tutto alla lettera, bambina, / Letteralmente come Gesù era morto ed è risorto di tra i morti, / Così quella pecora era perduta, così quella pecora era morta, / Così quell’anima era morta e dalla sua propria morte è risorta / di tra i morti. / Essa ha fatto tremare il cuore stesso di Dio. / Del tremore del timore e del tremore della speranza. / Del tremore stesso della paura. / Del tremore di un’inquietudine / Mortale. / E in seguito, e così, e anche / Di ciò che è legato al timore, alla paura, all’inquietudine / Con un legame che non si può slegare, con un legame che non / si può sfare, / Temporale, eterno, con un vincolo che non si può sfare / Ha fatto tremare il cuore di Dio / Del tremore stesso della speranza / Ha introdotto nel cuore stesso di Dio la teologale / Speranza. / Perché tutti gli altri Dio li ama in amore. / Ma quella pecora Gesù l’ha amata anche in speranza. / (Charles Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù)

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Settembre 2017ultima modifica: 2017-09-06T23:48:56+02:00da fraternidade
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