Giorno per giorno – 05 Settembre 2017

Carissimi,
“Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: “Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!” (Lc 4, 31-34). Gesù andava in sinagoga ogni sabato, come noi ci si ritrova settimanalmente in comunità, per ascoltare la Parola e vedere insieme come applicarla alla nostra realtà. E poi pregarla e trarne un proposito per la vita. Quella volta, però, sorpresa!, in sinagoga c’era qualcuno posseduto dallo spirito del male, che cominciò a gridargli contro: “Che abbiamo a che fare con te? Sei venuto a rovinarci?”. Di questi tempi, gli “spiriti antagonisti” non sempre si esprimono così sfacciatamente, anzi a volte simuleranno di parlare e di agire in nome di Gesù, ma sotto sotto, sapremo percepire la loro vera natura “diabolica”, di agenti, cioè, della divisione in seno alla comunità cristiana o, più in generale, alla società. Quando, per esempio, “in nome di Dio” diffonderanno parole di egoismo, intolleranza, odio, disprezzo, violenza, vendetta, invece di testimoniare atteggiamenti di generosità, accoglienza, ascolto, comprensione, rispetto, servizio, amore, perdono. Certo, spesso, può risultare difficile sottrarsi all’influsso dei media, alle sirene del consumismo, alle propagande dei governi, o semplicemente al “così pensano e fanno tutti”, che sono altrettante forme in cui le forze avverse al progetto del Regno possono manifestarsi, e la tendenza prevalente è allora quella di chiudere gli occhi di fronte alla contraddizione denunciata dalla Parola, tentando di uscirne fuori alla bell’e meglio, con lo svuotare l’appartenenza religiosa dei suoi veri contenuti. In questo quadro, ci chiedevamo stasera, noi dove e come ci situiamo? Permettiamo a Gesù, ogni volta che si renda necessario, di snidare lo spirito immondo, o anche lo spirito del mondo, che possa essersi insinuato nel nostro modo di pensare e agire?

Oggi è memoria di Madre Teresa di Calcutta, missionaria della carità, e Maria di Campello, sorella universale.

Gonxha Agnes Bojaxhiu, la futura madre Teresa, nacque a Skopje, in Albania, il 26 agosto 1910, quinta figlia di Nikola e Drane Bojaxhiu. A diciotto anni entrò nella Congregazione religiosa di Nostra Signora di Loreto, in Irlanda. Nel 1946 ricevette una nuova chiamata da Dio a servire i più poveri tra i poveri: i “dimenticati”della società, gli esclusi, abbandonati nelle strade, che non son utili a nessuno e non servono a nulla – né per essere sfruttati come forza-lavoro, né per integrare le avanguardie di qualsivoglia rivoluzione. Lasciato il convento, iniziò, vestita semplicemente di un “sari” bianco, bordato d’azzurro, a contemplare, convivere e amare Gesù nel volto e nei corpi piagati della gente di strada di Calcutta. Presto, altre donne – tra cui molte sue ex-alunne – si unirono a lei. Nacquero così le Missionarie della Carità, che nel 1965, il papa Paolo VI autorizzò a lavorare anche in altri paesi. Furono aperti centri ovunque, per assistere malati di hanseniasi, anziani, ciechi, aidetici e per accogliere bambini poveri e abbandonati. Madre Teresa morì il 5 settembre 1997.

Nata a Torino, il 24 gennaio 1875, Valeria Paola Pignetti era entrata nel 1901 nella Congregazione delle Francescane Missionarie di Maria. Durante la prima guerra mondiale, nell’ospedale angloamericano di Roma, si occupò dell’assistenza ai feriti di guerra. E fu allora che maturò in lei la vocazione ad una vita più povera e più vicina ai poveri, come doveva essere la comunità cristiana delle origini. Ottenuto, nel 1919, il permesso di lasciare l’ordine, si stabilisce in Umbria. Con l’aiuto della prima compagna, Amata, di comunione anglicana, compra e ristruttura un vecchio conventino, a Campello sopra le fonti del Clitumno. Lì nel 1926, in cinque compagne danno vita ad una singolare esperienza di vita secondo l’Evangelo, basata sull’amore fraterno, sulla preghiera, il lavoro e l’accoglienza. In una vita pienamente conformata all’esistenza povera dei loro vicini. Un aspetto la caratterizza particolarmente, quello che oggi chiameremmo un ecumenismo senza confini e un’attenzione e preoccupazione costanti per la storia comune degli uomini. Conobbe e dialogò con testimoni di spicco della radicalità evangelica e della vicenda spirituale del suo tempo. Persone come p. Turoldo e p. Vannucci, don Mazzolari, Donini, Sabatier, Heiler, Gandhi e Schweitzer. Non godette per questo, a lungo, delle simpatie della gerarchia ecclesiastica. Senza troppo crucciarsene, per altro, immersa com’era dentro la grande comunione che raggiunge tutti, anche coloro che ti si vogliono nemici. Sorella Maria morì il 5 settembre 1961. Un giorno, scrivendo a Gandhi, aveva detto di sé: “Io sono creatura selvatica e libera in Cristo, e voglio con Lui, con te, con voi, con ogni fratello cercatore di Dio, camminare per i sentieri della verità”. Dell’antica comunità, dopo la scomparsa di Brigitte, il 26 novembre 2006, resta Daniela Maria, come testimone di quella bella avventura dello Spirito. A lei si sono aggiunte negli ultimi anni altre tre sorelle, Monica, Lucia e Danielina.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.5, 1-6. 9-11; Salmo 27; Vangelo di Luca, cap.4, 31-37.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Maria dell’Eremo di Campello, tratta dalla raccolta “Sorella Maria parla”, pubblicata a cura dell’Eremo. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Seguire Gesù come Maestro Unico richiede la pura semplicità dei fanciulli che credono senza il bisogno di ricorrere a complesse iniziazioni. La fede è il superamento di se stessi nella consacrazione assoluta alle Realtà invisibili che hanno assunto forma e figura in Gesù e continuano ad operare attraverso la sua presenza. Per questa vivente comunione col Maestro Unico i suoi doni di grazia passano nel discepolo, in particolare quello di sanare e di dare la pace. (Sorella Maria parla).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Settembre 2017ultima modifica: 2017-09-05T22:31:25+02:00da fraternidade
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