Giorno per giorno – 13 Giugno 2017

Carissimi,
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo. Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5, 13-15). Già, a cosa serve il sale se perde sapore? A cosa serve una lucerna sotto il moggio? A cosa serve una comunità (un cristianesimo), se ha perduto il sapere e il sapore del Vangelo? Se non riflette più la luce di Cristo? È meglio far altro, inventarsi con gli amici un circolino della briscola, o starsene a casa a godersi (o annoiarsi assistendo a) qualche programma televiso, o a fare ciascuno sa cosa. Sale e luce (riflesso della Sua luce) siamo chiamati ad esserlo tutti i giorni, in casa e fuori casa, non a giorni alterni o a seconda di dove ci troviamo. E le nostre azioni, i nostri discorsi, le nostre scelte, fuori da ogni inutile esibizionismo, devono testimoniare la traduzione in atto delle beatitudini, che Gesù ha appena finito di enunciare. Diversamente, serviremo a nulla, avremo rinunciato a offrire il nostro specifico apporto al riscatto e alla fruizione di una creazione e di una storia, che Dio sogna libere dalla presenza del male.

Oggi è memoria di Antonio di Padova, evangelizzatore e amico dei poveri.

Nato a Lisbona nel 1195, il giovane Fernando de Bulhões y Taveira de Azevedo entrò nell’Ordine dei Canonici regolari di S. Agostino, e fu ordinato sacerdote a ventiquattro anni. Dopo i primi anni nel convento di Lisbona, chiese ed ottenne di essere trasferito nel monastero della Santa Croce a Coimbra. Qui però, la nomina a priore di un monaco del tutto alieno alla vita ascetica e che, con uno stile di vita dissoluto, contribuì a sperperare in poco tempo le sostanze del monastero e, più ancora, a danneggiarne il buon nome, tanto da esser presto scomunicato da papa Onorio III, la comunità finì per spaccarsi in due: da un lato i sostenitori del priore e del suo stile, dall’altra quanti desideravano invece condurre un vita austera, modesta e tutta dedita a Dio. Tra questi, ovviamente, il giovane Fernando. Quando passarono da Coimbra i primi frati francescani diretti in Marocco, Fernando restò incantato dalla loro radicalità evangelica e intuì che quello sarebbe stato il suo cammino. Entrò così nell’ordine dei frati minori, cambiando il suo nome in quello di Antonio, e si imbarcó per il Marocco come missionario. Una malattia insorta durante il viaggio frustrò i suoi piani di recarsi ad annunciare il Vangelo alle popolazioni islamiche. Si recò allora in Italia, dove, dopo aver preso parte al Capitolo generale di Assisi, presente lo stesso Francesco d’Assisi, si stabilì. Qui si fece presto conoscere come grande oratore. La sua predicazione, che richiamava moltitudini immense, rifletteva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura. Passò come un turbine, combattendo gli errori dottrinari del suo tempo, la corruzione e la rilassatezza del clero, l’arroganza e la prepotenza di ricchi e potenti contro la gente povera e semplice. Ammalatosi, morì il 13 giugno del 1231.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera ai Corinzi, cap.1, 18-22; Salmo 119, 129-135; Vangelo di Matteo, cap.5, 13-16.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano del “Sermone della Domenica V dopo Pasqua” di Antonio di Padova. Che è, per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ascoltino i religiosi del nostro tempo, che caricano l’edificio della loro religione con grande varietà di prescrizioni, con svariati elenchi di precetti: essi, come i farisei, si gloriano dell’apparenza di purezza esteriore. Al primo uomo, elevato a sì alto grado di dignità, Dio ha dato un solo e breve comando: “Non mangerai dell’albero della scienza del bene e del male” (Gn 2,17), e l’uomo non osservò neppure quell’unico comando. Invece agli uomini del nostro tempo, ridotti alla miseria di sì grande infelicità e posti ai margini del mondo, anzi, per parlar chiaro, tra i rifiuti del mondo, vengono imposti molti e nuovi comandamenti, vengono fatte lunghe prescrizioni. E tu credi che le osserveranno? Al contrario, in questo modo si creano solo trasgressori. Ascoltino costoro che cosa dice il Signore nell’Apocalisse: “Non imporrò su di voi altri pesi; ma quello che avete, tenetelo” (Ap 2,24-25), cioè il vangelo. E dice la Glossa: Ascoltino costoro, che cos’è la vera religione: Religione pura e senza macchia davanti a Dio, nostro Padre, è questa: soccorrere gli orfani e le vedove (cf Gc 1,25), ecc. Osserva che la vera religione consiste in due cose: nella misericordia e nell’innocenza. Infatti, ordinando di soccorrere gli orfani e le vedove, suggerisce tutto ciò che dobbiamo fare per il prossimo; e comandando di preservarci senza macchia in questo mondo, ci mostra tutto ciò in cui noi dobbiamo essere casti (astinenti). Preghiamo dunque, fratelli carissimi, il nostro Signore Gesù Cristo di infonderci la sua grazia, con la quale possiamo tendere e arrivare alla pienezza della vera gioia; di pregare per noi il Padre affinché ci conceda la vera religione e possiamo così giungere al regno della vita eterna. Ce lo conceda lui stesso, che è degno di lode, che è principio e fine, che è mirabile e ineffabile nei secoli eterni. E ogni religione pura e senza macchia dica: Amen, alleluia. (Antonio da Padova, Sermoni domenicali, Domenica V dopo Pasqua).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Giugno 2017ultima modifica: 2017-06-13T23:10:19+02:00da fraternidade
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