Giorno per giorno – 14 Maggio 2017

Carissimi,
“Gli disse Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via? Gli disse Gesù: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 5-7). Stamattina, nella condivisione della Parola, che, come di consueto, si tiene durante l’Eucaristia, nella chiesa del Monastero, Dorvando diceva che possiamo anche ammettere che Tommaso e i suoi compagni, dopo tanto tempo di convivenza con Gesù, avessero compreso poco di lui e del suo progetto, più difficile è capire come mai, dopo duemila anni, molti di quanti si dicono cristiani abbiano ancora così tanta confusione in testa in proposito. Ora, per sapere in che modo Gesù è la via, la verità e la vita, bisogna ascoltare la sua coscienza credente, in che cosa egli vedeva consistere la sua missione (e la nostra, se vogliamo essere dei suoi). Dobbiamo, allora andare a come egli la definì, proprio all’inizio del suo ministero, là, nella sinagoga di Nazareth, quando egli, applicando a sé la parola del profeta Isaia, affermò: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19). Noi, possiamo davvero dire di essere, in ogni occasione, “buona notizia” per i poveri? Pietro, nella lettera con cui la liturgia di oggi accompagna il vangelo, dice: “Per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola” (1Pt 2, 7-8). Questo essere “pietra d’angolo e sasso d’inciampo” vale per Gesù e, da allora, per ogni altra pietra scartata, emarginata, esclusa, i poveri di ogni tempo, in cui egli si rende sacramentalmente presente. Se per noi i poveri non sono ancora in Gesù e con Gesù, pietra angolare della nostra fede, che decide delle nostre scelte e dei nostri comportamenti, non abbiamo capito ancora niente di Gesù. Siamo di una qualche altra chiesa o congrega.

I testi che la liturgia di questa 5ª Domenica di Pasqua propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.6, 1-7; Salmo 33; 1ª Lettera di Pietro, cap.2, 4-9; Vangelo di Giovanni, cap.14, 1-12.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Mattia, apostolo e martire, e anche quella di Isacco di Ninive, eremita del VII secolo.

Ciò che sappiamo di Mattia ci è raccontato negli Atti degli Apostoli. Pietro, parlando alla comunità riunita, la invita a coprire il posto lasciato vacante da Giuda il traditore e suggerisce che il prescelto sia del numero di coloro “che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo”. La scelta cadde su Mattia, “che fu aggiunto al gruppo degli undici apostoli”. Di ciò che accadde in seguito, si sa nulla. Ma se se l’era scelto Lui, dobbiamo pensare che si portò bene. E che, come tutti gli altri, in un ottica puramente umana, finì male. Ma, incontrò Lui. Ed era tutto ciò che contava.

Isacco di Ninive doveva essere uno di quei frati Nessuno che, in quest’epoca di protagonismo diffuso, ci sconfinferano un bel po’. Di fatto, sappiamo solo che, nato nei primi decenni del VII secolo nel Bet Qatraye (l’attuale Qatar), si ritirò a 14enar vita solitaria nei deserti di quella regione, fino a quando mar Giorgio, catholicos di Seleucia-Ctesifonte, lo nominò vescovo di Ninive (nell’attuale Iraq), verso il 680. Ma non durò molto, non sappiamo bene perché. Fatto sta che lui se ne tornò a vivere in solitudine, nel Bet Huzaye (attuale Iran). Consumati letteralmente gli occhi sulle Scritture, lasciò una serie di discorsi, trasmessici dai suoi discepoli, che costituiscono uno dei pilastri della spiritualità cristiana. La cui sostanza è l’amore per la misericordia, “fondamento dell’adorazione, e l’umiltà, baluardo della virtù”. Isacco morì verso la fine del VII secolo, nel monastero di Rabban Shabur, dove fu sepolto.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci ci congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Isacco di Ninive, tratto dal suo libro “Un’umile speranza”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Altri sono gli inciampi e le cadute poste sulla via della virtù e sulla corsa della giustizia, secondo la parola dei padri: “Sulla via della virtù ci sono delle cadute, mutamenti, violenza, eccetera”. Altro è invece la morte dell’anima, la completa distruzione e la desolazione totale. Ecco come si fa a conoscere [che si è nel primo caso]: se uno, anche cadendo, non dimentica l’amore del Padre suo; e, pur essendo carico di colpe di ogni genere, la sua sollecitudine per la sua opera bella non è interrotta; se non smette la sua corsa; se non è negligente nell’affrontare di nuovo la battaglia contro le stesse cose dalle quali è stato sconfitto; se non si stanca di ricominciare, ogni giorno, a costruire le fondamenta della rovina del suo edificio, avendo sulla bocca la parola del Profeta: “Fino all’ora del [mio] passaggio da questo mondo, non rallegrarti di me, o mio nemico! Perché sono caduto, ma di nuovo mi rialzo; sono seduto nella tenebra, ma il Signore mi illumina” (Mi 7,8). Così non cesserà di combattere fino alla morte; non si darà per vinto finché ci sarà respiro nelle sue narici; e se anche la nave naufragasse ogni giorno e i risultati ottenuti dal suo commercio [finissero] nell’abisso, non cesserà di prendere a prestito e caricare [altre] navi e navigare con speranza. Finché il Signore, vedendo la sua sollecitudine, avrà pietà della sua rovina, rivolgerà a lui le sue misericordie e gli darà incitamenti potenti per sopportare e affrontare i dardi infuocati del male. Questa è la sapienza che viene da Dio, e chi è malato di questo è sapiente. (Isacco il Siro, Un’umile speranza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Maggio 2017ultima modifica: 2017-05-14T22:24:36+02:00da fraternidade
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